domenica 31 gennaio 2010

La porta dei ragni e gli UFO

Era da gran tempo che non sognavo più ragni in questa maniera tale da atterrirmi una volta sveglio. Ho fatto tre sogni stanotte, nel primo ero il guidatore di un UFO discoidale, una mia invenzione però e non degli alieni e veleggiavo sopra Cala Sisine, una spiaggia dove andavo d'estate in Sardegna. Mi diressi sulla cima assieme ad una ragazza di cui non ho riferimenti e misi una specie di barriera elettronica bluastra per impedire l'accesso dei bagnanti che ci avevano visto dalla spiaggia e che presumibilmente si sarebbero arrampicati per vedere questa mia macchina volante. Io e la ragazza guardavamo il mare dall'alto: era molto bello, la vegetazione verdastra era accattivante. Ci accorgemmo che molta gente stava salendo e aveva scoperto però che il campo di forza era solamente una specie di mantello dal quale si poteva passare sotto, eludendolo. In questo modo ci hanno accerchiati e avrebbero cercato di carpirne la tecnologia se ella non mi avesse preso di forza e condotto all'interno per andarcene via. Non so perché non volessi volare, forse era perché nutrivo fiducia negli esseri umani e nel senso del rispetto che avrebbero dovuto invece avere. Poi passai rapidamente al secondo sogno: mi trovavo su un autobus e della parte destra del mio posto c'era mio nonno materno ormai morto che fissava l'esterno del finestrino e non parlava. Quando sogno i morti nella maggior parte dei casi (cioè sempre) essi non parlano mai e sono silenziosi. Ho sognato la spiaggia e mio nonno poiché li avevo visti il giorno prima da mia madre attraverso i vecchi filmini super-8 che ho masterizzato. Lasciato dietro mio nonno mi sono diretto verso l'entrata del palazzo di una mia zia di Tagliacozzo (anche questo paese ho visto nei filmini) il cui marito è recentemente deceduto. Mentre vado per aprire questa porta con una chiave attaccata alla toppa mi accorgo che una grande migale è attaccata sulla chiave e mi discosto. Poi mi rendo conto che molte migali sono acquattate negli angoli delle porte e sulla porta stessa. Ho pensato che forse, vista l'umidità e il freddo, si erano riparate nell'androne. Mi guardo intorno e vedo che ci sono ragni attaccati anche sul soffitto e mi sposto in un punto dove non ce ne sono. Vado per chiudere la porta, visto che sarebbero potute entrare dentro ma ce n'era una anche sul pomello, per cui decido di telefonare a mia zia per dirle che avrebbe dovuto venire alla porta e assolutamente non aprirla anzi chiuderla per bene ma non riesco a trovare il cellulare. Inoltre un enorme migale, questa volta dal colore verde, era di fronte a me e si stava ingrandendo con la faccia di Hulk. Mi sveglio atterrito dal terrore, ansimo, non riesco a riprendermi. Non voglio svegliare Almar accanto a me e piano piano riprendo a respirare bene. Guardo l'ora: le sei e dieci. Mi sono riaddormentato verso le otto e mezzo, facendo un terzo sogno: Ero con alcuni colleghi che reputavo amici e avevo la macchina parcheggiata: era rossa e di un tipo di BMW molto vecchio. Due colleghe vanno verso la macchina ma prendono delle cose da dentro e io mi arrabbio: avevo infatti detto loro che avrei lasciato l'auto aperta perché mi fidavo di tutti loro e invece mi avevano tradito. Per cui riprendo le cose che hanno portato via e le ripongo dentro, chiudendo il bagagliaio. Le due se ne vanno ridendo. Il bagagliaio contiene decine e decine di cristalli, specialmente rossi e viola. Mi sveglio verso el nove. Stamattina siamo andati a Porta Portese e ho visto una bancarella che vende cristalli a non finire, anche grandi. Per quel che riguarda i ragni del sogno, ieri sera per un attimo Almar ha giocato con l'iPhone un gioco in cui un ragnetto saltatore mangia le api. Forse questo è stato l'attivatore ma la porta andava aperta o tenuta chiusa? E inoltre: cosa c'è dietro quella porta? I ragni forse erano là per non aprirla.

venerdì 29 gennaio 2010

Il cane aggrappato

Mi risulta difficile raccontare il complesso sogno di stanotte, specie ora che è passato del tempo. Mi sono svegliato alle sette, ho dormito in fondo bene. Ieri sera sono stato da mia madre la quale mi ha aiutato in parte a creare un abito di carnevale per la festa dei Vongoli ed è stato come tanti anni fa quale ella mi aiutava a comporre i miei abiti. Siamo stati a cena tutti insieme e abbastanza allegri. Dico questo perché nel sogno la storia raccontava di un robot, tipo Wall-E, il quale cercava di entrare in una navicella per recuperare una scatola di metallo. Sulla scatola, dopo molte peripezie e dopo averla tratta in salvo prima che il missile partisse per gli spazi siderali, c'era il mio nome e dovevano esserci le mie ceneri e invece c'ero io che risultavo ancora vivo. Chissà se c'è affinità con i ricordi che mi ha suscitato la cena. Ad ogni modo, io esco dalla scatola e faccio per andare in una casa in cui sapevo che si cucinava. Prima di entrare vedo un uomo molto grosso al quale stava aggrappano un enorme cane bianco, molto peloso e il pelo era liscio. Sembrava essere triste e mi era parso piangesse. Io mi avvicino e lo accarezzo, mentre l'uomo a cui era aggrappato guardava fisso davanti a sé ed era silente. Cerco di confortare il cane dicendo di non preoccuparsi ma il cane si gira e prende forma umana (mi sembrava quella di mio zio, il fratello di mio padre) rispondendo: "Non c'è speranza, credimi!" ma io lo conduco alla casa dove sicuramente c'era del cibo e il padrone di casa mi ferma e mi dice che non entrerò mai con quel tipo vicino.

martedì 26 gennaio 2010

"Su me si vede il nesso decennale"

Ieri sera sono andato a letto stanco per aver messo a posto le centiniaia di riviste e libri d'arte nella libreria, aver sistemato i numerosi soprammobili, la casa, il bagno, montato un gioco Playmobil e stirato chili di panni. Alla fine ero stanchissimo e nervoso anche perché non sono riuscito a sentire Almar. Da ieri sera ho in mente una frase che ho scritto anni fa in una poesia, penso contenuta nella raccolta Donno e che fa: "Su me si vede il nesso decennale" o qualcoasa del genere. Non sono andato a controllare se effettivamente reciti così e dove sia realmente contenuta. L'ho avuta in mente stanotte, nelle numerose volte in cui mi sono svegliato e anche stamattina. Nonostante la parziale insonnia dovuta alla quota più alta dei caffè sorbiti ieri ho dormito riposato un poco di più facendo alcuni sogni. Uno, brevissimo, in cui posseggo il nuovo computer della Apple, il Tablet, in cui lo porto in giro con me come un libro. Ne avevo parlato domenica e ieri sul giornale ho letto dei nuovi e-book reader a forma di libro (addirittura ne ho cercato qualcuno sul sito della Mediaworld). Il secondo sogno invece, poco più lungo vede me e Almar in un posto all'estero, con la neve, in mezzo a tanta gente che va ad una partita, forse di hockey. Ci siamo messi d'accordo per partire verso la mezzanotte per concederci una breve vacanza: sapevo che in quel posto stavamo lavorando. Ad un certo punto arriva Nadia Comaneci, la sportiva russa e tutti bisbigliano che è lei. Si avvicina a noi e la salutiamo e si mette a parlare con Almar, suo vecchio amico. Tutti coloro accanto a noi continuano a bisbigliare meravigliati. Nadia dice se dopo che ha finito le prove Almar può andare ad accompagnarla a non so quale appuntamento col dottore a lei e il fidanzato. Io dentro di me penso che invece Almar le dirà che dobbiamo andare via. Invece non lo fa e io attendo che lo faccia e con quest'attesa mi sono svegliato. Saranno state le sei: è buio e attendo la sveglia ma mi riaddormento. Forse questo ha a che fare con il lavoro di Almar, che lo coinvolge moltissimo.

lunedì 25 gennaio 2010

Il forno di Elena

Stanotte, forse perché ho pensato accidentalmente alla mia ormai defunta zia Annafelice, ho sognato la mia compianta amica Elena. Eravamo io e lei nella sua casa al centro, seduti davanti al camino ma in realtà mai ho visto il camino acceso di Elena e inoltre il suo camino era alla sinistra rispetto al divano bianco nel salone e di fronte c'è la finestra. Al posto della finestra c'era questo camino, uguale a quello che nella casa in campagna di mio nonno era dedicato alla cottura del pane e all'epoca lo chiamavamo il "forno della strega" dalla curiosa sembianza della casetta di Hansel e Gretel. Io e Elena sedevamo davanti ad esso, in casa sua. Lei non diceva nulla, io mi scaldavo al fuoco. Tutto qui. Mi sembrava che Elena fosse più piccola, minuta, come la vidi quando era distesa sul suo letto, ormai morta. Mi zia Annafelice era anch'essa minuta e piccola: l'ho vista l'altro giorno su un video dovuto a una trasposizione di un vecchio filmino Super-8 nel quale partecipò ad un mio video. Erano gli anni Ottanta.

domenica 24 gennaio 2010

La banconota da 25 euro e il corpo infinito

La notte scorsa ho sognato di possedere una banconota da 25 euro, inesistente nella realtà ma che guardavo con attenzione poiché mi sembrava vera. In particolare notavo la filigrana, l'ologramma, i disegni e quant'altro e mi convincevo sempre più che era esistente per cui l'ho proposta ad un commerciante il quale l'ha accettata solo dopo averla osservata con attenzione. Mentre la guardava ho visto con i suoi occhi, trasformati in una specie di microscopio elettronico con i quali vedeva le fibre della cellulosa e la filigrana interna, riuscivo a vedere il foglio della banconota di profilo, ingrandito mille volte, con pali di argento che erano al filigrana stessa. Poi, dopo un leggero svegliarmi, mi sono ritrovato ad osservare il mio corpo disteso e l'ho visto bianco, lunghissimo, quasi infinito. Una specie di Buddha senza movimento, come se dormissi. Mi sono svegliato la mattina, senza Almar, che era a lavoro. riguardo la banconota avevo letto la mattina su la Repubblica come il pezzo da venti euro è il più falsificato ed esistono falsi tagli da 600 e 1.000 euro. Sul mio corpo visto da quella posizione probabilmente avevo pensato alla mia pelle chiara e alla crema che avevo messo la mattina per idratare.

lunedì 18 gennaio 2010

Capogiri e droni

Da qualche giorno ho di nuovo i giramenti di testa, dovuti forse alla cervicale e forse alla parziale tensione per la malattia di Cristina. Sabato sera siamo andati al suo compleanno e devo dire che mi ha dispiaciuto vederla con la parrucca nera, così emozionata e felice per averci tutti attorno a lei. Sarà per questo che la notte ho sognato di trovarmi io, Almar e un’altra persona, sopra a tre sgabelli altissimi, di guardia a un fiume che entrava in una città. Ad un certo punto ho immaginato di avere i giramenti ma ancora stavo bene e, per evitare che mi venissero (e quindi cadere giù), imposi agli altri due seduti accanto a me di spostarsi ed andare su una pedana, più stabile. Poi mi sono svegliato con una gran stanchezza. Stanotte invece mi sono ritrovato in una città dominata da alcuni droni alieni che volavano, dalla vaga forma di zanzara-elicottero, tutti marroni e che ronzavano in aria, trasformando le persone in automi. Sono andato in quella che nel sogno era la casa di mia madre e l’ho avvertita della cosa. Le ho detto che quando avesse visto un puntino in cielo color marrone avrebbe dovuto chiudersi in casa a chiave. Sono andato alla finestra e difatti ho visto un puntino avvicinarsi e diventare sempre più grande. Le ho detto chi chiudersi in camera ed ella lo ha fatto. Poi, intuendo che il drone forse non sapeva che fossimo in casa, ho continuato ad osservarlo e si è posato sul ramo di un albero: eravamo ad un piano molto alto. Il drone si è trasformato in un grande uccello marroncino, simile a quello che c’è nella sigla iniziale di Twin Peaks. Sono andato da mia madre e l’ho coperta ermeticamente con una grande scatola grigia fatta di cemento. Poi mi sono svegliato. A proposito del telefilm io e Almar ce lo stiamo vedendo pian piano, puntata dopo puntata. Per quanto riguarda i puntini: ieri sono stato a cena da mia madre e ho fatto una foto al buio alla lampadina a forma di fiore che illumina la foto di mio padre. In effetti sembra un vago puntino luminoso. Inoltre stamattina ho aperto come al solito il giornale la Repubblica e una notizia di droni volanti era in una quarta di copertina a proposito di un attacco in Afganistan: nessuna premonizione, perché credo che quelli di sopra vedano la televisione a notte fonda e quindi questa notizia, che risaliva a ieri, sia stata data questa notte. Infine, sempre con Almar, l’altro giorno abbiamo visto in un negozio degli elicotteri giocattolo che ci sono piaciuti molto.

giovedì 14 gennaio 2010

Umbria e albergo

Ieri sera, dopo essere andato a letto alle dieci e mezzo, mi sono svegliato sentendo Almar ansimare. Erano le quattro e mezzo circa: aveva avuto un incubo. Mi sarei dovuto svegliare un'ora dopo, per poi partire per Città di Castello. Durante il viaggio ho ricordato una mia vacanza che mi portò a Daruta, la città delle ceramiche, dove acquistai alcuni pezzi che conservo ancora: ricordo con affetto quella vacanza, ormai lontano passato. E' andato tutto come doveva andare e, una volta arrivato a Città di Castello, sono riuscito a lavorare solo al mattino, ritrovandomi in albergo verso le tre del pomeriggio. Mi sono concesso un riposino fino alle cinque ed ho fatto un sogno molto limpido, a colori: stavo entrando nella stanza dell'albergo dove mi trovavo ma, anziché aprire su questa, entravo in un'altra in cui c'erano due letti singoli il primo alla sinistra della porta e l'altro alla destra. Nel letto sulla sinistra c'era una coperta abruzzese verdina sotto la quale trovava posto una persona che sembrava dormire. Cercai di non fare rumore ma chi c'era sotto si svegliò e scoprii essere una donna: aveva i capelli corti ed era sorpresa di trovarmi in camera poiché pensava che la sua coinquilina fosse una donna. L'abergo era economico ed accettava molteplici clienti nella stessa stanza. Io avevo anche iniziato a spogliarmi per nulla intimorito e, per calmarla, dissi che non doveva preoccuparsi di me perché ero omosessuale. La donna, che era molto carina e dall'accento toscano, i capelli corti e neri, si mise seduta e iniziò a farmi alcune domande per vedere se fosse vera quella mia affermazione. Disse anche che non ci sarebbero stati problemi se lo avessero saputo sul lavoro e io dovetti dire che non ce ne sarebbero stati. Sabato prossimo saremo alla festa di Cristina, a Latina, e nel nostro tavolo prenderanno posto due agenti che, seppure non abbiano nulla in comune con me, sono nel mio ambiente di lavoro. Personalmente non mi piacciono. Inoltre, pensando a questa mattina, mi sono ricordato che è caduto dal letto il coccorillo di pezza, addetto alla salvaguardia dei sogni e, difatti, Almar ha avuto il suo incubo. Forse il coccodrillo non ha gradito quando l'ho fatto cadere questa notte. Questo albergo è carino e mi ispira molto; anche la cittadina è simpatica: andando in giro ho trovato alcuni libri che cercavo per la mia collezione. Ho comperato i Sonetti del Belli nella Collana Meridiani e la raccolta di poesie Secondo natura di Sebald. Inoltre un'agenda 2010 Moleskine nera e un libro sulla dieta dopo il cancro per regalo a Cristina. Tanto per concludere: ieri, tornando da Palermo, in aeroporto ho trovato un Moleskine raccoglitore di documenti piccolo e un altro come sketchbook. Entrambi rossi.

lunedì 11 gennaio 2010

Quel che è stato, è stato.

Ieri sera sono andato a letto con un gran sonno e mi sono svegliato verso le due con un profumo di pane che si spargeva per tutta la casa poiché, avendo comperato la macchina per il pane, io e Almar l'abbiamo preparata e lasciata andare tutta la notte per trovarlo fatto stamattina. Mi sono quindi svegliato e poi riaddormentato ma il sogno che ho fatto è stato abbastanza inquietante. Mi trovavo in una casa con molte vetrate, bianca ed eravamemo tanta gente. Un tizio, che non ho riconosciuto, giovane e carino si avvicina e dice che ha qualcosa sul collo: si apre il bavero della camicia ed estrae una specie di penna d'oca ma senza le piume, cioè estrae soltanto la parte centrale di una penna d'oca. Io gli chiedo cosa abbia e mi risponde che ha un virus raro e continua ad estrarsi queste penne d'oca chiedendo a me di aiutarlo. Io lo faccio e le penne d'oca sono tantissime e vengono fuori anche con un debole rumore. La cosa non mi fa ribrezzo ma mi spaventa perché potrei prendere anch'io questo virus. Alla fine arrivano altre pesone a guardare e il ragazzo ha come il timore di farsi vedere e se ne va. Io faccio finta di niente e mi sveglio alle sette con il suono della sveglia. Proprio ieri ho messo su un'afta che ho sulle gengive delle gocce di propoli in soluzione alcolica che hanno bruciato da morire ma ho pensato che almeno il virus che l'aveva provocata in tal modo sarebbe stato debellato (difatti ora sto bene). Io non credo fosse questo il motivo quanto per essere venuto a conoscenza che una persona (che spero di non incontrare mai più in tutta la mia vita e della quale più nulla mi importa) ha detto di me cose molto brutte e sconvenienti a mia sorella, peraltro non vere e di dubbio gusto. Illazioni, cattiverie gratuite senza che io ne sapessi nulla. Non mi interessa, né è mai interessato, cosa la gente dice di me ma quando vengono coinvolti altri, sicuramente qualcosa si anima dentro e fuoriesce, come le penne d'oca con le quali un giorno scriverò epitaffi da dedicare.

venerdì 8 gennaio 2010

Problem solving

Stavo facendo un ottimo sogno ma purtroppo l'ho dimenticato per la seguente ragione: alle 7 la sveglia ha squillato, come al solito e, nel buio pesto, non sono riuscito a spegnerla perché non la trovavo. Sulla mensola laterale, infatti, ho afferrato per sbaglio l'induttore di sonno ed ero convinto che fosse la sveglia la quale continuava imperterrita a squillare. Poi volevo accendere la lampadina ma non la trovavo. Infine, dopo circa un minuto di ininterrotto suono fastidioso, l'ho presa e ho posto fine a quella tortura. La ragione di tutto ciò è che avevo dormito da solo perché Almar era a fare la notte ma ero convinto che fosse accanto a me e mi ero messo al suo posto, per cui ero lontanissimo dalla mensola. Per tutto questo daffare non ricordo nulla del sogno fatto.

lunedì 4 gennaio 2010

Gatti e Sudafrica

Andato a letto bene ieri notte ma svegliato verso le tre con un'arsura terribile. Siamo stati a cena con Almar al cinese a piazza Ippolito Nievo. E' successo un fatto curioso: una donna anziana, mentre usciva per andare a pagare, passa vicino al nostro tavolo e mi guarda e inizia a parlare della sua artrosi alla spalla, con dovizia di precisazioni riguardo dolori e movimenti delle mani. Gli rispondo qualcosa di alcuni interventi di cartilagine e alla fine ci saluta e se ne va come fossimo amici da anni ed anni. Mentre paga, la cassiera fa cadere per terra un posacenere di metallo che le va a finire su un piede, con grande confusione tra rumori di piatti e astanti. Insomma, non so se è stato per i tanti disegni nel ristorante, per i gatti giapponesi visti sul menu giapponese ma mi sono svegliato alle tre proprio mentre stavo sognando di assistere ad un nuovo film che parlava di gatti. Su un tetto in cui c'era una lunga cancellata che finiva con lance appuntite, una serie di gatti - tutti uguali - cadevano uno dopo l'altro su queste punte, con grande musica tipo fanfara e luci gialle come in un cartone animato orientale. I gatti stavano diventando davvero tanti e, sempre tutti uguali, cadevano ridendo sulla lancia acuminata e poi si divincolavano col ventre sporco di sangue cadendo dal tetto. Senza fine. Mi sa che mi sono scegliato pure per la noia di questa visione. Vado a bere e al bagno. Poi non riesco a prendere sonno, visto che Almar è bollente. In più il letto abbisogna di un nuovo materasso, per cui prendo sonno verso le cinque. Così, sogno di essere in Sudafrica, appena arrivato in un centro congressi dove dovrei presentare un mio libro. E' notte fonda e non vedo nessuno: il centro è chiuso e ho dimenticato come si arriva in albergo. Per cui sono terrorizzato su dove passerò la notte. Mentre me ne ritorno verso quella che dovrebbe essere una strada statale che costeggia bei palazzi con giardino mi chiama un ragazzo che riconosco essere un tale che ho visto nel centro congressi poco prima, all'interno delle porte a vetro. Gli dico che non so dove si trovi il mio albergo e lui mi risponde che è italiano, che lavora da molto tempo in Sudafrica e che mi avrebbe accompagnato volentieri in macchina ma che doveva passare da casa. Così oltrepassiamo le siepi e ci dirigiamo verso una serie di villette, dove egli entra in casa e mi fa accomodare. La casa è molto spartana e i suoi coinquilini stanno dando una festa ma senza musica. Molto noioso, tutti americani e per di più scalzi con i piedi sporchi di verde. Penso allora che dovevano aver camminato sull'erba attorno alla casa. Io e il tizio usciamo di casa, lui va avanti e scende una stradina in discesa col tapis-roulant. Io lo seguo ma sbaglio stradina e in pochi attimi ci separiamo. sono disperato, mi sveglio col suono della sveglia. Sono le sette in punto e non c'è molta luce; Almar dorme della grossa. Riferimenti onirici coscenti: per i gatti ricordo che ieri ho visto una mostra al Macro di testaccio sulla nuova arte del'avanguardia americana. Ad Almar è piaciuta ma a me non tanto. Un quadro di questi rappresentava quelle serialità di disegni orientali, i Mandala, molto colorati e tutti uguali ma non mi sovviene il soggetto. Per il secondo sogno l'unico riferimento che ora posso rappresentarmi riguarda stamattina: la mia collega mi dice che nel film 2012 si salavno approdando in Sudafrica ma non è possibile perché il sogno è di stanotte. Che strano. Ci sarà qualcos'altro...