lunedì 30 marzo 2009

Il ritorno della lucertola e invasioni

Forse sarebbe opportuno che scrivessi un elenco di microsogni, cioè di sogni brevissimi che si fanno a raffica di notte e che non solo durano poco ma hanno anche una storia compiuta. Uno di questi segue il sogno di stanotte principale che mi ha svegliato alle 2 e trenta. Stavo controllando dei piani di invasione aliena che ho trovato inavvertitamente sul tavolo. Mi rendo conto che gli alieni sono già tra noi e sono come noi; i piani di invasione sono dei cerchietti blu e gialli tra loro connessi. Noto che uno di questi schemi porta proprio a casa mia. Penso che alcune delle persone che mi circondano sono di un'altro pianeta e vedo tutto il gruppo dirigente del nuovo PdL. So che sembra molto scontato ma mi ha fatto svegliare angosciato e impaurito. Per cui mi alzo, bevo e mi rimetto a letto. La sveglia è alle sei: ho l'aereo per Brindisi. Il microsogno seguente è questo. Io e P*, appena conosciuto dal vivo ieri, siamo sul divano ed io osservo che sul tavolinetto luminoso ricompare la lucertola scomparsa qualche settimana fa. Io dico a P* "Guarda, la lucertola è tornata!" e lui sorride. Tralascio gli altri microsogni. Un elemento razionale che mi ha portato a sognare la lucertola è stato che P*, prima di andar via, ha visto sul tavolo il posacenere in cui sono adagiati alcuni insetti di ottone e in quel momento ho avuto un m oto di affetto per la lucertola; inoltre gli ho parlato di come la nascita del PdL abbia rappresentato per me un senso di preoccupazione per la realtà politica italiana e non di novità.

sabato 28 marzo 2009

Rapimenti e appuntamenti

Insomma, continuo a svegliarmi di notte. Verso le due e trenta avevo un'arsura senza pari e sono andato a bere dell'acqua. Avendo il letto a soppalco ogni volta mi pesa scendere e poi salire; questo non ha impedito che mi riaddormentassi e così ho sognato ma solo verso le sei e trenta. Ho avuto uno dei peggiori miei incubi: ero a passeggiare nella Città Immaginaria con mio fratello, mia cognata e mio nipote da piccolo. C'era molta gente sul ponte che portava ai negozi (la mia città è sempre sottoterra o comunque coperta) e stavo guardando un giocattolo con il piccolo accanto. Ad un certo punto non lo trovo più e lo chiamo ad alta voce ma nulla. Così avverto mio fratello e mia cognata i quali non fanno altro che chiamarlo a loro volta ed io lo cerco fra la gente la quale mi guarda arrabbiata; alcune facce si trasformano in mostri e mi sembra di aver chiesto a tutti se lo avevano visto. Lo chiamo, lo chiamo ma niente e mi sono svegliato angosciato e disperato, chiamandolo per nome: io sono terrorizzato dai bambini che scompaiono o sono vittima di malintenzionati, ne soffro tantissimo e la cosa non mi fa davvero dormire. Così sono stato a piangere un po', ho ripreso fiato e finalmente verso le sette e mezzo mi sono riaddormentato. Siccome questa mattina avevo appuntamento con Ant* per andare da Ikea in quanto doveva comperare una libreria, ho ripreso gli stessi luoghi del sogno precedente, questa volta entrando in una casa che ho scoperto essere quella di mia madre. Chiamavo per telefono però non lui ma il mio amico P* di Milano, che è stato a roma la scorsa settimana. Mi risponde al cellulare e mi dice che mi sta aspettando. Io corro in camera di mia madre per dirle che sto uscendo ma la camera è un'immenso mercato all'aperto dove c'è molta gente ma i mobili sono ripetizioni cicliche dei mobili della camera vera di mia madre la quale era sepolta sotto tonnellate di tessuti e ricami e mi rispondeva che dovevo sbrigarmi. Attraverso tutta la camera all'esterno e mi ritrovo su una strada dove non passano automobili. Il cellulare squilla ed io penso di non rispondere. Mi sono svegliato ma stavo meglio del sogno precedente. Elementi razionali oltre l'appuntamento: ho conosciuto una persona che si chiama proprio come il mio amico di Milano. Oltre questo, nient'altro.

mercoledì 25 marzo 2009

Palazzo rosso e anni Cinquanta.

L'Hotel Mediterraneo si trova al centro di Catania e ci vado così spesso da aver diritto ad essere un visitatore con "portachiavi" cioè al quale assegnano sempre la stessa stanza, come se fosse una dépendance. La mia camera è la 506 da anni e si trova al quindo piano. Ci dormo sempre male ma meglio di altri alberghi perché il letto è troppo duro e a volte sento freddo ma la cosa più antipatica è la doccia con la cipolla che non emette gocce ma solo uno spruzzo tipo aerosol, per risparmiare acqua. In compenso è abbastanza ricco in accesori e la colazione è decente (non c'è ristorante). Ogni volta guardo il satellite in televisione e ieri sera ho visto circa dieci minuti di programmi soffermandomi un minuto a vedere un documentario su alcuni disastri in cui c'era un palazzo a Manila che si era inclinato e, alla fine, è caduto su un altro palazzo. La cosa, stranamente, si è manifestata in uno dei miei sogni, dico stranamente perché gli ho dato molta attenzione (ricordo l'urlo di una signora quando questo si è accasciato) e la cosa è andata così: mi trovavo in un palazzo della mia Città Immaginaria (fatta solo di case e palazzi) tutto rosso. Inizialmente diritto e orizzontale. Camminavo su e giù come se fosse casa mia. Ad un certo punto io e mia sorella usciamo ma devo rientrare per prendere una cosa e mi accorgo di dover salire perché il palazzo è inclinato, per cui cerco di arrampicarmi ma scivolo, non ce la faccio, mi accorgo anche di stare a camminare sul soffitto ma niente, mi abbatto stanco per terra. Così arriva lei con uno scatolone e dice che quella è la nostra automobile e ci serve per uscire. Ci salgo assieme a lei disteso su un fianco ma poi considero che forse, per guidarla, è meglio che mi metto seduto. Così lo scatolone si trasforma in un'auto e parte. Andiamo via assieme dal palazzo che rimane inclinato ed è tutto rosso. L'automobile-scatolone è color cartone. Mi sveglio senza respiro perché mi ero addormentato a pancia sotto abbracciando un cuscino che premeva sullo stomaco e sui polmoni. Riesco a prendere fiato e poi cerco di addormentarmi a fatica (in totale ho dormito 9 ore). Uno degli altri sogni che ricordo invece è durato pochi istanti: ho fatto il calcolo che mio padre, quando aveva vent'anni, doveva essere nel 1957 e penso che sia lui sia mia madre si sono goduti i loro anni di gioventù in un periodo bellissimo dell'Italia, appunto gli anni Cinquanta. Mi metto a piangere per la contentezza e mi sveglio piangendo.

martedì 24 marzo 2009

La passione della casetta.

Il primo sogno di cui posso ricordare la potenza è stato durante l'asilo ma identifico la scuola con quella delle elementari. Nella scuola dove andavo, dalle monache, c'era una casetta per le bambole, di quelle belle e grandi, apribili su un lato, come si vedono nei negozi da collezione. Io non potevo toccarla perché era riservata alle bambine e, a dire la verità, non mi piaceva giocarci con le bambole ma rifugiarmici all'interno per vivere fra i mobili, come una bambola e, ovviamente, non potevo farlo, anche se avevo la stessa altezza. L'identificazione di me come pupazzo non si è poi più manifestata. Dunque, la casa mi sembrava enorme, viste le proporzioni del mio corpo e una notte sognai di essere all'interno di questa e di usare le stoviglie, il letto, come se fossero reali. Ricordo tutto della casa, persono i tenui colori pastello. Ad un certo punto mi sento crescere e diventare grande, esco dalla casa come poi vidi tanti anni dopo Alice che nel cartone animato cresceva ed usciva dalle finestre ma io non mi ci incastrai nel mezzo come il personaggio e ne fui buttato fuori, come se fossi stato partorito. Così abbracciai forte la casetta tenendola a me mentre una forza mi portava via, separandomi da essa. Mi sono svegliato piangendo ed abbracciando il cuscino, poi non ricordo più nulla se non il candore di quel cuscino bianco e il suo profumo di pulito. Forse un ritorno all'utero materno? Il sogno segue un episodio vividissimo accaduto a circa tre anni, che ricordo ancora, saran passati più di quarantuno anni: mia cugina Annarita mi portava a fare le passeggiate in campagna da mio nonno e un giorno uscimmo dopo che ebbe piovuto. Ella trovò un vassoietto di cartone, di quelli per le pastarelle, e mi disse che avremmo costruito una casetta. Prese dei pezzi di mattone e, con l'aiuto del fango, costruì una piccola abitazione con il vassoietto come tetto. Io la osservai così a lungo che mi innamorai di quella casetta. Ho l'immagine non solo di essa ma anche del posto, delle gocce dell'acqua, del sole e della sensazione di bagnato che dà la campagna. Dentro di me so che tornerò in quel posto primo o poi. In seguito, la prima volta che visitai New York capitai nei pressi della 50ma strada ed entrai in un negozio di collezionismo che vendeva solo casette delle bambole e accessori. Non c'era quella del sogno ma alcune simili. Stetti le ore lì dentro ma non ebbi il coraggio di comprare nulla anche perché in quell'epoca non avevo soldi. Come un fiume però mi tornò in mente tutto e decisi che un giorno mi sarei comperato la mia e infatti, durante il Natale del 1998 mi son permesso una casetta tutta mia della Playmobil, pagata un capitale e, durante il Capodanno, passai tutta la notte a montarla. Ora è nella mia stanza.

domenica 22 marzo 2009

La lucertola scomparsa.

Non posso credere che qui a casa mia sia scomparsa quella lucertola che stava sempre sul tavolinetto luminoso davanti al divano. E' stata lì per anni e improvvisamente è scomparsa! Me ne sono accorto dopo che sono andati via i miei la scorsa settimana, sistemando le cose. Non c'è stato verso di trovarla da nessuna parte. Già nell'altra casa per un periodo scomparve un'ape che stava in bagno (ma la ritrovai poco tempo dopo) e anche Winnie Pooh (che ritrovai dopo circa un anno allo stesso posto): ad ogni modo so che un giorno la lucertola ritornerà. Ho chiesto anche a mia nipote, nel caso l'avesse presa lei ma ha detto di no. A tal proposito ha detto che in camera sua anche lei trova le bambole fuori posto e specialmente un bambolotto: lo lascia in una maniera e quando si sveglia lo trova in un'altra. Chi lo sa...

sabato 21 marzo 2009

Un bagno enorme.

Ieri sera a cena da Betta, senza Lisbeth Salander che si trova in Mozambico. Gegè aveva mal di schiena ma questo non ci ha impedito di stare bene: ho portato loro il mio portatelevisore che non uso più. Con l'occasione gli ho parlato di M*, il quale mi aveva invitato dopo cena a casa sua. Tanti ricordi con M* risalenti a tanti anni prima. Me ne sarò andato da casa loro verso le dieci e mezzo. Tra ricordi e risate sono rimasto a lungo a casa di M*, troppo a lungo da fare tardi, così gli ho chiesto di dormire là, perché so che non ci sono problemi. Ho dormito benissimo nonostante il vento. Stanotte moltissimi sogni, bellissimi e a colori ma ne ricordo solo uno, l'ultimo, poco prima che mi svegliassi per andare in bagno. Siccome realmente dovevo fare pipì nel sogno c'era la stanza dove dormivo, una camera molto ampia a rettangolo con un letto in fondo. Mi alzo dal letto senza disturbarlo, vado in bagno e, aprendo la porta, mi accorgo che è una stanza identica a quella dove avevo dormito, con la differenza che invece del letto, c'erano i sanitari in bella mostra. Mancava il lavandino. Mi sono svegliato e ho fatto le stesse cose del sogno; tuttavia il bagno era quello di sempre.

mercoledì 18 marzo 2009

Melissa nera

Ieri il massimo: acufene all'orecchio destro che squillava come non mai, abbassamento dell'udito all'orecchio sinistro, mal di testa, dolore alla sinusite e giramenti attorno agli occhi, cervicale e mal di collo e spalle. In più tanta stanchezza ma, a completare il panorama, un inizio di colite con movimenti viscerali immnsi e rumori interni molesti. Sono andato da Cinzia la quale mi ha consigliato la melissa, due volte al giorno venti gocce pure senza alcool. diceva che mi avrebbe calmato tutto l'apparato digerente e urinario e comunque era un calmante anche per l'ansia. In effetti funziona: ieri sera dopo le gocce ho chattato con un nuovo amico, Fra*, molto simpatico (non mi accadeva da sei mesi) e sono andato a letto verso le dieci e trenta della sera. Ho dormito tutte le ore di fila, svegliandomi pochissimo e poche volte; non ricordo alcun sogno. Svegliato alle sei e mezzo ero comunque stralunato ma, dopo la doccia calda, devo dire che la mia situazione è migliorata. L'incipiente colite si è ridotta a nulla (qualche accenno dopo pranzo), l'udito è tornato normale e l'acufene è basso. Mi sento meglio. Quando passerà tutta quest'ansia? Ogni giorno ce ne è una: di oggi la notizia che un'altra amica sta male e mi dispiace, un male brutto, lei incinta. Voglio pensare che starà bene e sono sicuro che ce la farà.

martedì 17 marzo 2009

Tubi e salsa di fragole

Stanotte mi sono svegliato alle cinque ma con un motivo (oltre l'ansia): ho mangiato troppo ieri sera a cena e nei giorni scorsi. Sono stato al ristorante Da Felice a Testaccio con i colleghi per una delle rare cene di lavoro qui in città: pasta alla gricia, abbacchio, patate al forno , dolce al mascarpone. Un botto di calorie che, misto a come mi sento interiormente, anziché darmi fiducia mi fa sentire male. Prima di svegliarmi stavo sognando abbastanza bene ed ho dormito tutto di filata cinque ore. L'ultima scena che ricordo era che stavo nella mia Città ed avevano appena costruito alcuni canali di trasporto per persone in tubi trasparenti, un po' come in Futurama ed io dovevo passarci dentro per andare in un posto. Avevo però paura di morire soffocato e inoltre mi sentivo claustrofobico. L'altro giorno sono stato a fare la risonanza alla cervicale e ho avvertito la stessa impressione. Mi sono però svegliato con un senso di estremo calore in tutto il corpo, un braccio sinistro formicolante e non riuscivo a respirare. Avevo giramenti di testa e uno strano senso di spavento. Mi sono alzato e preparato una blanda camomilla. Sarò rimasto altri dieci minuti sveglio, poi ho cercato di riaddormentarmi ma ci sono riuscito solo verso le sei e un quarto dove ho sognato una seconda volta. Ero a casa di mia madre e c'era molta gente, ricordo solo mio fratello e mia nipote, mia cognata e alcuni zii. Con mia madre cercavo di risolvere alcuni problemi. Poi mi reco in salone e, con mia nipote, al suono di una musica ritmata, cerco di convincerla a ballare e facciamo coppia. Ella si trasforma, diventa più grande ed assomiglia ad una mia cugina. Ballando mi stringe su una gamba e poi ridendo mi fa "Sono venuta!"; io riconosco in lei una ragazza leggermente down che conoscevo da piccolo. Mia madre dice che non è possibile, invece lei dice di sì. Guardo per terra e ci sono strisce rosse che colano dalle sue gambe e che hanno imbrattato tutto il pavimento ma sono tracce di marmellata alle fragole molto densa. Così la portano in bagno a lavarsi e ad un certo punto sento piangere. Mi reco in bagno ed ella piange perché le si è sporcata la gonna di rosso, una macchiolina piccola ma io vado in corridoio e dico che ho uno smacchiatore per le macchie di fragola (non è vero) così si calma. Prendo un bicchierino di plastica trasparente e ci metto della varecchina e dell'acqua. Mio zio Costanzo si avvicina e apre il rubinetto ma l'acqua esce violentemente. Io lo regolo e riempio questo bicchierino che mi accorgo si sta rompendo. Mia madre lo prende e inizia a bere. A questo punto mi sveglio. Elementi coscienti: la torta che ho mangiato ieri aveva delle fragoline di bosco nella crema; inoltre ultimamente goccia il mio rubinetto in cucina.

giovedì 12 marzo 2009

Ricordando Elena

Stanotte Elena Scoti se ne è andata. L'ho saputo stamane da Antonio mentre ero in auto verso Oristano, in uno dei miei inutili stramaledetti viaggi di lavoro. Vorrei ricordarla qui, su queste pagine che tanto parlano dei miei sogni, esattamente come uno dei miei sogni più belli. Il suo volto, la sua potenza d'animo e soprattutto la sua tenacia e poi la sua poesia, la sua figura, la sua signorilità. Stranamente, dopo la notizia, mi sono in parte calmato da un messaggio di Antonio. Diceva che Elena era conscia di ciò che aveva e il suo viso era sereno. Tra poco torno: ho il volo tra un'ora; mi dirigerò a casa sua, dove tante volte in tre ci fermavamo a discutere di letteratura, di politica, di poesie. Lei, poeta grande, abitante nella casa di via del Corallo dove sul portone c'è una targa dedicata ad Amelia Rosselli, rimarrà nella mia memoria più di tutti i sogni che potrei scrivere in futuro. Ti voglio bene, amica mia.

martedì 10 marzo 2009

Le amebe

Avevo trovato una tenda per doccia semitrasparente che aveva delle tasche rotonde con all'interno del liquido blu. Era bello, mentre si faceva la doccia, ammirare queste gelatine che si muovevano (molto in sintonia con il colore complessivo bluastro degli accessori del bagno stesso). Una volta sostituita la tenda, per usura, con una analoga completamente trasparente e che aveva alcune pietra legate a degli spaghi per non farla volare mentre ci si lavava, mi posi il problema se avessi dovuto gettare via la tenda vecchia con le tasche colorate oppure conservarla. Ideai così di tagliare tutte quelle sporgenze con all'interno il liquido in forma rotondeggiante e fare un'installazione mobile sul corridoio ponendo per terra ciascuna di quelle che ormai erano diventate una specie di aggregati unicellulari blu. Sembravano tante amebe per terra e le lasciai lì per diverso tempo. Quando qualcuno entrava in casa poteva vedere l'avanzata di queste amebe, grandi e piccole, che risaltavano poiché il marmo per terra era molto chiaro e sembravano avanzare verso la porta. Non ricordo che fine abbiano fatto.

lunedì 9 marzo 2009

Il letto con i tulipani intorno

Casa Luciana aveva la stanza da letto molto spartana all'inizio: un letto matrimoniale con sopra la testiera tre mensole cariche di libri, un comodino bianco accanto e un armadio a due ante sempre bianco, una mensola lunga tre metri sorretta da due colonne fatte da libri rossi e una scrivania fatta in casa composta da una zampa a mattoni e due piccoli plinti di ferro nel muro. Sopra questa si trovava il computer con Windows ME. Dopo qualche mese decisi di fare una cena con una coppia di amici americani (amici più di Wanda e Gina che miei) e li invitai a casa fadendo però alcuni cambiamenti: innanzitutto la tavola fu composta da piani di alluminio 50x50 cm sorretti da cavalletti di acciaio; poi presi alcuni vasi in plastica e ci misi dentro della ghiaia perché avevo appena comprato dei tulipani finti con la lucetta all'interno e posi questi vasi tutti attorno al letto. L'effetto era molto bello. Inoltre, sul letto erano presenti tutti i miei grandi insetti di cui facevo collezione. La cena fu molto buona e gli americani furono soddisfatti. Successe che mi telefonò uno dei miei primi amanti dicendomi al telefono che aveva avuto un rapporto con un tale e, mentre facevano sesso, gli si era rotto il profilattico per cui aveva paura di essersi preso l'AIDS. Io lo confortai ma rimasi al telefono una decina di minuti, con grande disappunto di Wanda che si inquietò perché avevo lasciato gli ospiti da soli. Comunque, i tulipani sopravvissero per circa un anno o più attorno al letto e spesso li accendevo la sera per fare ambiente. Una di queste sere uscii lasciando accesi i fiori e rimorchiai un giovane veramente bello che portai a casa. Egli, entrando in camera disse: "Facciamo tutto quel che vuoi ma per favore, puoi spegnere i tulipani?" e la frase restò a memento della casa. Lo feci per il suo bel viso ma, alla richiesta di spiegazioni, egli affermò che gli sarebbe sembrato di fare all'amore su di un letto da morte, ché i tulipani gli ricordavano i lumini da cimitero.

venerdì 6 marzo 2009

The Lucy Magazine

Nella migliore tradizione di Casa Luciana per nove anni ogni volta che si facevano delle feste si invitavano gli ospiti a scrivere un pensiero su uno speciale taccuino con la copertina fatta di pelle di mucca. Il primo a firmare quel taccuino fu un ospite di Frosinone, con alcuni amici, rimasto chiuso con la macchina nel garage di cui non si disponeva la chiave ed entrato di soppiatto. Questo la dice lunga su tutti gli ospiti che seguirono. Inoltre negli anni più intensi era edito un periodico chiamato The Lucy Magazine che esponeva in forma sintetica le notizie e novità di casa, con gli ospiti e i party. Di tutto ciò si conservano copie cartacee finemente stampate a colori (il magazine era pubblicato con la collaborazione del quotidiano Tally Ho). Esisteva anche un blog a proposito, purtroppo chiuso l'ultimo giorno di permanenza in casa all'indirizzo http://the-lucy-magazine.ilcannocchiale.it/?r=21287. Ormai ne rimane solo il ricordo. Esattamente come quei film in bianco e nero che suscitano emozioni ma si sa che sono stati soppiantati dal maledetto colore e quindi solo l'emozione resta.

giovedì 5 marzo 2009

Slitta, neve, erba e chiesa.

Stanotte è stato fortissimo sciare sullo slittino nella neve, sempre lungo il fiume e diretti verso una città e poi la neve, diradandosi, ha fatto posto all'erba. Così, seguendo l'acqua, sono arrivato ai margini di una città incontrando un paio di persone che ci andavano a piedi e mi dicevano che facevo anzi troppo rumore con la slitta e che si sentiva da lontano che stavo arrivando. Io non ci credevo e, per ascoltare il rumeore che facevo, mi sono fermato, non riuscendo però più a scorrere con la slitta neppure spingendomi. Mi sono svegliato alle quattro e mezzo: sono andatio a letto alle dieci meno un quarto ieri sera. Il sogno seguente, tronco, parlava di me e la dottoressa Gattone che andavamo ad una messa. entrando nella chiesa c'era moltissima gente e noi dovevamo sia accendere i ceri che mangiare alcune pietanze particolari fatte di prosciutto e panini. Io ero imbarazzato eprché molti mi guardavano e non sapevo cosa fare. La dottoressa ha detto che andava avanti, ha rpeso un piatto è l'ha riempito in una certa maniera, io ho fatto lo stesso e poi mentre la raggiungevo, mi sono svegliato. c'era molto buio nel sogno e alcune luci, atmosfera da chiesa, a colori però. Segno cosciente: proprio ieri le ho telefonato.

mercoledì 4 marzo 2009

Il sogno completo

Stanotte so di aver fatto un sogno molto bello e a colori e completo di fine, come una storia, tipo un racconto breve. Purtroppo non ricordo nulla ma ho solo questa consapevolezza. Mi sono svegliato alle tre e mezzo, poi ho ripreso sonno e mi sono svegliato alle cinque e un quarto, attendendo le sei per la sveglia.

lunedì 2 marzo 2009

Il balcone e l'orgone

Proprio sabato mi sono dedicato al balcone di casa che le ingiurie del tempo e la mia incuria in questi mesi freddi hanno fatto trascurare. Ho comprato la mattina con i miei nipoti quattro gerani verde scuro e a fiori rossi, un paio di primule, della terra e del rinforzante liquido da diluire. C'era un bellissimo sole e, fino alle 5 del pomeriggio, ho pulito le fioriere, rinvasato le piante, innaffiato ogni vaso, pulito le rose, potato quel che c'era da potare. Mi stavo beando del sole, del silenzio e del rilassamento, sperando che l'imminente primavera porti un colore nuovo al mio balcone quando mi sono accordo di un paio di scie chimiche. Verso il tramonto c'erano in cielo circa quattro o cinque scie chimiche ingrandide ed esagerate al punto che un sottile velo biancastro mi ha fatto pensare a quanto danno ci sia nel mondo, nei nostri cieli. Sulle scie chimiche non ho molti dati ma le vedo chiaramente, per fortuna non spesso, e - guarda caso - domenica ha piovuto ed è brutto da due giorni. Ieri che tristezza vedere che tanto lavoro era rovinato. Comunque spero nel corso naturale. Leggendo qua e là si pensa che le scie chimiche impediscano all'orgone di manifestarsi. Non so: devo documentarmi altrimenti la storia dell'orgone mi sembra un'ennesima bufala new age. L'unica cosa che so è che i cieli erano davvero più azzurri una volta, da piccolo.