martedì 24 giugno 2008

L'anello a uncino

A Bruxelles io, Wanda e Gina capitammo in un negozio dove la padrona aveva conosciuto nientemeno che Marilyn Manson in versione sportiva in un albergo a New York. Il negozio era denso di fotografie di musicisti e aveva abiti dark in vendita nonché anelli e bracciali chiusi in teche di vetro con il velluto porpora all'interno. Fui ammaliato da un anello d'argento con un uncino a punta, una specie di sperone, di unghia di dinosauro. Un pezzo unico che pagai circa cento euro di oggi. Lo indossai per anni ogni volta che uscivo. Una volta, al Gender, un locale a via Faleria a Roma, il buttafuori fu così affascinato dall'anello che gli dissi "Se vuoi te lo faccio assaggiare"; egli annuì ed io approfittai della camicia sbottonata sul petto per strusciarlo sui muscoli villosi dal basso verso l'alto. Chiuse gli occhi e quando li riaprì disse: "Meglio di una scopata". Sicuramente, pensai.

lunedì 23 giugno 2008

I tulipani rossi

Quando feci la prima mostra personale di quadri, nel 1993, mia madre era sta appena operata di tumore al retto. Una volta dimessa v enne a trovarmi alla Galleria "Il Leone", vicino a San Giovanni, con un mazzo di tulipani in mano. Non ce la faceva a reggersi: l'accompagnava mia sorella. Ecco perché adoro i tulipani rossi.

mercoledì 11 giugno 2008

Primo incontro con Scientology

Il mio primo incontro con Scientology fu la lettura del libro Dianetics: scienza moderna della salute mentale a Pisa, visto a casa del mio vecchio amico Paolo e poi comprato. Pochi mesi più tardi, a via del Pantheon a Roma, mi recai nella sede romana e feci un primo piccolo corso. In seguito l'abbandonai non dopo aver studiato abbastanza per comprendere alcune cose e abbandonarne moltissime altre. Mi porto dietro ancora il fatto che, quando studio, non vado oltre la parola non compresa e quindi cerco di comprenderla ma questo è anche un retaggio spinoziano, che non c'entra nulla. Era il 1985.

martedì 10 giugno 2008

Mano di tenebra

Ogni volta che penso a Wanda mi siedo sulla poltrona circolare arancione e, indossati gli stivali, cerco di stritolare il teschio di plastica come fosse il suo. E' una fortuna che lui non commenti punto e sa che lo faccio tanto per rimembrare il passato ma se fosse il teschio di Wanda, quale soddisfazione averlo sotto! Una volta passeggiavamo insieme e ci trovammo ad attraversare il ponte Testaccio, sotto al Tevere. Un gruppo di balordi ci aveva adocchiato e noi li guardammo con i nostri occhi di bragia, fulminandoli. Passammo poi sulle loro ceneri. Ah, Wanda! Perché mi hai ignorato? A quest'ora avresti dominato il mondo con me ma ora non sei più nulla. Questa mano di tenebra di cui dispongo non ti toccherà mai più.

lunedì 9 giugno 2008

Filmini

Zio Domenico, il fratello di mio padre, mi regalò per la prima comunione una cinepresa 8 mm, con carica a molla. I primi filmini Kodak che feci erano del terreno di mio nonno ma sono andati perduti. Mio padre realizzò alcuni brani d'estate al mare, anche questi perduti. Io e mio fratello, in seconda media, realizzammo il nostro primo cartone animato intitolato Struzzy, la storia di uno struzzo che correva. Purtroppo andò perduto anche questo (almeno io non lo ritrovo più) ma ricordo benissimo quando disegnai lo stody-board e dicevo a mio fratello di cliccare sulla cinepresa mentre spostavo la figurina dello struzzo disegnato da me e appoggiato con lo scotch. Anche il secondo cartone lo feci son lui ma era più la stroia del presepe con stop-motion. Ancdò perduto anche questo mentre conservo ancora i pupazzi del presepe realzizati con il Das e dipinti da noi. I successivi filmini furono realizzati attraverso una cinepresa Super-8 non mia sempre con pellicole Kodak. Attendevamo oltre un mese che ce le sviluppassero e di questo periodo ho conservati i cartoni e gli spezzono di film realizzati con mio cugino Angelo. Esiste anche una messa su VHS di alcuni di questi (che io conservo). Ora è giunto il momento di porre tutto in digitale, per non farlo andare perduto. La realizzazione di questa operazione mi riporta indietro e mi fa soffrire.

venerdì 6 giugno 2008

Le cacche all'Alibi

Una volta completati i lavori all'Alibi a Testaccio, andammo a passarvi una serata io, Wanda, Marcella e Gina. Avevamo comprato uno spray che simulava la cacca (una sorta di schiuma da barba marrone) e, prima che la gente entrasse verso mezzanotte, in un paio di angoletti mettemmo delle enormi piramidi a foggia di stronzi e ci sedemmo a guardare. In men che non si dica il personale era allibito e atterrito al tempo stesso e prendeva gli escrementi finti (credendoli veri) con gli stracci e li buttava in speciali buste. Nessuno poteva sospettare di noi poiché nel frattempo il locale si era riempito e poi che cosa avrebbero potute dirci? Venne anche la proprietaria dell'epoca, Marinella, la quale non so perché ma ci stava tanto sulle palle. Addirittura in bagno apponemmo un'enorme colata di finta merda sopra la ceramica del cesso e stemmo anche lì a guardare, da fuori, quel che accadde: la signora a guardia dei bagni urlò "Marinella! Presto! Presto!" e andarono tutti avedere cosa ci fosse nel bagno. Ci furono urla e strepiti. Noi, con grande sicumera, ci dirigemmo al bar a prendere un drink.

giovedì 5 giugno 2008

Mio cugino

Mio cugino Angelo ha avuto una parte importante nella mia gioventù poiché è stato l'artefice della mia scoperta riguardo il mondo artistico, culturale e musicale. Ricordo che a casa sua, al Trullo, aveva molti dischi a 33 giri e ogni volta che andavo sentivo le musiche che piacevano anche a me ma io, non avendo la possibilità, non potevo ascoltarle a casa mia. Facevamo dei cartoni animati con le pellicole 8 e Super-8; creammo anche stop-motion con la plastilina. Lui disegnava fumetti e io leggevo i Fantastici Quattro. Avevamo disegnatori ed artisti in comune. Viaggiammo con la fantasia dappertutto finché nel 2003 decidemmo di aprire un negozio e rilevammo una piccola attività di fotocopie. In un anno eravamo in bancarotta: io tenevo i conti e ricordo che a febbraio eravamo sotto di 700 euro; non potevamo pagare l'affitto (vivevamo assieme); non mangiavamo quasi; io non avevo più l'auto e dilapidai la mia liquidazione. Decisi che me ne sarei andato così lui potesse rimanere ma fu quello l'inizio di un dissidio che dura ancora. Capisco il suo rancore ma fu una questione di sopravvivenza reciproca: lui è ancora là. Tra un paio di mesi sarà tutto suo: gli ho ceduto la mia parte che ha pagato a rate ogni mese puntualmente. Io continuo a viaggiare e a rodermi dentro. Mi piace pensare al passato comunque, in cui vivo tuttora.

domenica 1 giugno 2008

AL.FA.GI. 2001

Quando avevo circa dieci anni, mio padre aprì un negozio di tessuti a via di Torrevecchia a Roma. In realtà andava abbastanza bene nel quartiere ma dopo pochi anni lo chiuse poiché mia madre non poteva seguirlo. Forse non rendeva abbastanza ma questo non l'ho mai saputo. Tuttavia egli voleva mettere come insegna la dicitura "AL.FA.GI. 2001" dalle iniziali mie e dei miei fratelli. Non si realizzò mai ma voglio ricordarlo. All'epoca il Duemila andava in voga come concetto del "nuovo secolo a venire" ma mancavano ancora decenni.