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venerdì 27 luglio 2012

中國詩/1

我的臉是白色的,在夜間


白天和黑

但如果你看到你的眼睛關閉

有沒有顏色。

mercoledì 11 gennaio 2012

Più importante dell'amore

Cosa è più importante
Dell'amore?
Forse la visione
Della propria morte
O la coscienza che diventa niente.
Noi non sappiamo nulla
Quando l'amore va via.
Forse questo è più importante.

martedì 8 febbraio 2011

Giganti e cavallo

Eravamo ad una festa in un grande salone; c'era musica e da mangiare. Ad un certo punto un gattino bianco si avvicina continuamente alla finestra e miagola all'esterno. Il vetro impedisce al gatto di uscire ma non riesce a guardare bene l'esterno. Così lo prendo in braccio e lo metto in una strana finestra che ha una rientranza del vetro, come una sacca, in cui può stare comodo e vedere quel che c'è nel giardino. Nel giardino ci sono un gigante disteso per terra con una salopette di jeans ma nudo per la parte inferiore e un cavallo, anche lui gigante. Il cavallo ha un fallo enorme, lungo quasi come il suo corpo e si mette con le zampe in alto, ergendosi sopra al gigante che rimane disteso per terra. Con una zampa poi dirige il suo grande fallo sul fallo del gigante che si riduce e si gonfia diventando una specie di grande bubbone rosso. Il fallo del cavallo inizia a suonare una musica e a quel punto io riprendo il gatto perché penso sia una cosa sbagliata sentire quella musica. In poco tempo però il fallo del gigante, ormai moscio, eiacula e sparge una quantità di sperma immensa tutta sul corpo del cavallo. La musica cessa e io continuo a guardare la campagna circostante perché penso che quello spettacolo sia terminato. Sulla sinistra vedo a terra quattro o cinque giganti che dormono, tutti giovani e belli ma un altro gigante, brutto e grosso li uccide uno per uno con una pistola sotto la gola mentre questi dormono. Non si avverte alcun suono. Io scappo in una stanzina laterale perché penso che il brutto gigante possa uccidere anche me se si accorge che l'ho guardato o riconosciuto. Con me c'è qualcun altro della mia statura e gli dico di fingere di dormire, così, se entrasse il gigante cattivo in stanza, penserebbe che non abbiamo visto nulla. Chiudo gli occhi e diventa tutto buio ma sento con l'udito che qualcuno entra nella stanza, carica la pistola ma poi non spara. Attendo qualche minuto e apro gli occhi ritrovandomi nel letto. Ieri sera alla RAI abbiamo visto il bel programma di teatro in diretta con la Compagnia Valdoca in cui Mariangela Gualtieri mi ha riportato nella mente le diaboliche e mostruose, nonché animalesche, figure degli spettacoli che ha fatto.

lunedì 20 settembre 2010

Reversed poets/1

נאָכמאַך פון פרייד
וואו די ביימער נאָךמער זענען אַבאַנדאַנד אין די אָוונטווי ינדאַלאַנטהאט פאַרשווונדן די לעצטע שריט איר נעמעןאַז אויס ווען די בלוםליימז און ינסיסץ אויף זייַן גורל.איין סיבה פֿאַר געפילן,דערפאַרונג שטילקייַט אין דיין לעבן.נאָך פּאַסירונג צו מיר ריווילזמירראָרעד צייַט. פלייסטווי טויט, שיינקייט איצטפלאַשינג אין אנדערע פנימער.איך פאַרפאַלן אַלץ אומשולדיקאַפֿילו אין דעם פּאָזיציע, סערווייווינגצו נאָכמאַכן די פרייד.

Imitazione alla gioia

Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l'ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.

Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.

Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.
[S. Quasimodo]

giovedì 16 settembre 2010

In aliter/2

يا حبي الحلو ،
أصغر حبة رمل ستجد ،
في قطرة ماء في الصحراء ،
في إطار أصغر حجر
البحث عن حبي.
"Tu, dolce amore mio,
nel più piccolo granello di sabbia lo troverai,
nella goccia d'acqua nel deserto,
sotto la più infima pietra
troverai il mio amore."

lunedì 15 marzo 2010

Due poesie di Elena Scoti

In rete si trova il nome di Elena Scoti, mia amica scomparsa il 12 marzo 2009. Purtroppo non si trovano i suoi testi. Proprio il 12 marzo cercavo delle poesie da condividere ma ho trovato i suoi appuntamenti con le presentazioni fatte, il libro Armòri, la casa editrice, i circoli di poesia. Per questo aggiungo queste due poesie che ha mandato a tutti noi suoi amici la figlia Eleonora. Io e Antonio ti ricordiamo molto, Elena: sarai nei nostri cuori sempre. Un bacio.

***

Avevo
una preziosa teiera
fatta a mano
dipinta con figure di dame e cavalieri
nei gialli e gli ocra del rinascimento orvietano
Chiunque la guardava
poi
la sfiorava con la mano
era delle nozze di mia madre
Un giorno l ‘ho messa
piena di tè nel freezer e
quando sono andata
era avvolta dalle crepe come un velo sudario
con due mani l’ho poggiata sul tavolo
a guardarla
Il tè ghiacciato colava
ogni tanto un pezzo
cadeva un frammento
usciva con un fiotto
io guardavo
restai
fino
all’ultimo
quel disfarsi in pezzi e in acqua
ci poteva essere altro modo migliore?
Me lo chiedevo come fossi stata il vasaio

***

A mia madre

Io cammino con un passero poggiato sulla mano
Sul dorso
Sempre.
Nessuno lo sa
Sento nelle zampine tremule una debolezza lontana
E come batte il cuore
Se mi distraggo vola via
ma torna e
lo accarezzo.
Qualcuno pensa un tic
Io lo sapevo che sarebbe andata a finire così già quella volta che
sotto casa lei aveva infilato il braccio nel mio per attraversare la strada
E che poi la sua mano
così leggera
e tremula
io subito pensai
ecco
per
tutta
la
vita
la avrò qui

martedì 26 gennaio 2010

"Su me si vede il nesso decennale"

Ieri sera sono andato a letto stanco per aver messo a posto le centiniaia di riviste e libri d'arte nella libreria, aver sistemato i numerosi soprammobili, la casa, il bagno, montato un gioco Playmobil e stirato chili di panni. Alla fine ero stanchissimo e nervoso anche perché non sono riuscito a sentire Almar. Da ieri sera ho in mente una frase che ho scritto anni fa in una poesia, penso contenuta nella raccolta Donno e che fa: "Su me si vede il nesso decennale" o qualcoasa del genere. Non sono andato a controllare se effettivamente reciti così e dove sia realmente contenuta. L'ho avuta in mente stanotte, nelle numerose volte in cui mi sono svegliato e anche stamattina. Nonostante la parziale insonnia dovuta alla quota più alta dei caffè sorbiti ieri ho dormito riposato un poco di più facendo alcuni sogni. Uno, brevissimo, in cui posseggo il nuovo computer della Apple, il Tablet, in cui lo porto in giro con me come un libro. Ne avevo parlato domenica e ieri sul giornale ho letto dei nuovi e-book reader a forma di libro (addirittura ne ho cercato qualcuno sul sito della Mediaworld). Il secondo sogno invece, poco più lungo vede me e Almar in un posto all'estero, con la neve, in mezzo a tanta gente che va ad una partita, forse di hockey. Ci siamo messi d'accordo per partire verso la mezzanotte per concederci una breve vacanza: sapevo che in quel posto stavamo lavorando. Ad un certo punto arriva Nadia Comaneci, la sportiva russa e tutti bisbigliano che è lei. Si avvicina a noi e la salutiamo e si mette a parlare con Almar, suo vecchio amico. Tutti coloro accanto a noi continuano a bisbigliare meravigliati. Nadia dice se dopo che ha finito le prove Almar può andare ad accompagnarla a non so quale appuntamento col dottore a lei e il fidanzato. Io dentro di me penso che invece Almar le dirà che dobbiamo andare via. Invece non lo fa e io attendo che lo faccia e con quest'attesa mi sono svegliato. Saranno state le sei: è buio e attendo la sveglia ma mi riaddormento. Forse questo ha a che fare con il lavoro di Almar, che lo coinvolge moltissimo.

sabato 6 giugno 2009

L'aereo nel bosco

Dopo essere andati alla lettura delle poesie al Festival delle Letterature a Massenzio (in cui, devo dire, ho visto come erano fatti la Inzana e Cucchi), io e Ra siamo andati prima a mangiare al cinese dietro via Cavour e poi a casa. La serata era bellissima ma stanotte ha fatto un acquazzone in due fasi con un vento terribile. Mi sono svegliato per forza alle 5 perché un coinquilino di Ra non aveva le chiavi e Federica è andata ad aprire. Convinto che fossero le 10 del mattino mi sono alzato anch'io ma poi, vista la cosa, sono tornato a letto. Ra neppure ha sentito e ha continuato a dormire. Così ho fatto il sogno che ricordo fino a stamattina alle 7 circa: stavo viaggiando su un aereo, di quelli come erano negli anni Quaranta e sorvolavamo un paese che non conosco, le cime delle montagne, il mare; ad un certo punto l'aereo si è abbassato a il pilota mi dice che in quel tratto doveva volare basso: allora l'aereo è a circa cinque metri dal suolo e va in un bosco e, senza problemi, vola fra gli alberi, dove sempre ci sia una pista apposta per volare. Poi vira e si dirige verso una cascata e si getta nel vuoto, poi va verso una città e sorola le strade come fosse un'automobile ma sempre volando. Io sono stupito per il modo di volare ma poi dico a me stesso che così si usa in quel posto. L'aereo arriva e scendo a far spese nei negozi. Il sogno è stato tutto a colori: ricordo le sfumature delle cime degli albberi, del mare, la città, l'asfalto, insomma tutto. Il colore dell'aereo era bianco panna. La sera prima, alla lettura delle poesie, c'era un grande schermo e uno dei tanti video messi su mentre i poeti recitavano faceva vedere in volo la telecamera che riprendeva le cime di montagne innevate e alture dell'Arizona. Ancora adesso ammiro la bravura del pilota fra la pista del bosco e l'unica cosa che mi sono chiesto, nel sogno, era: "Ma se in questo istante passa uno in bicicletta?".

giovedì 2 aprile 2009

In aliter/1 (संभावना)

मैं हमेशा जिंदगी की सबसे अच्छी इच्छा / कभी कभी मैं सिर्फ अंधेरा पाया / लेकिन मुझे पता है कि मैं एक रोशनी पर बदल सकती
["Possibilità". Ho sempre desiderato il meglio della vita / Qualche volta ho trovato solo il buio / Ma so che avrei potuto accendere una luce]