venerdì 23 settembre 2011

Ode al neutrino.

Non so dirti cosa provavo
quando vedevo in televisione
improbabili astronavi sfrecciare in cieli finti e neri
con equipaggi dalle camicie a tre colori
rosso, giallo e blu: i colori delle mie future pitture.
Non te lo so dire perché era così tanta emozione
che adesso a ben pensarci il cuore mi duole
per tanto ricordare e ancora dura
in me quel senso di infinito irraggiungibile
per me umano e persino ancora di più
quando ho visto che puoi superarmi
nella mia velocità con la quale
vorrei raggiungere le stelle, tu: neutrino.

giovedì 22 settembre 2011

Addendum: scendere

Non accadeva di addormentarmi di pomeriggio in questa maniera così profonda da moltissimi mesi. Stanotte infatti, con il mio raffreddore, non ho dormito quasi per niente e oggi, tornando da Frascati per lavoro, mi sono adagiato sul letto verso le 14 e ho dormito profondamente fin oltre le 15 nella stessa identica posizione in cui ricordo di aver chiuso gli occhi. Ho dormito così profondamente che ci sono voluti cinque minuti per rialzarmi e prendere coscienza. Ho fatto un unico sogno: mi trovavo su un alto palazzo ed ero con mia madre. Parlavamo del fatto che saremmo stati a Parigi (in realtà dovremmo partire il mese prossimo assieme io e lei) e mentre dialogavamo di ciò che si sarebbe portata incontriamo una sua collega. In realtà mia madre non lavora me nel sogno faceva l'impiegata in un ospedale. La collega si mette a parlare con lei ed io ne approfitto per guardare intorno quello che doveva essere un ospedale. Quando la collega se ne va proseguiamo il nostro cammino. Stavamo scendendo verso l'androne dell'ospedale, tre piani più sotto e prendiamo una scala mobile. Per un motivo che non ricordo, ci separiamo e lei va avanti a me di una decina di metri. La vedo scendere delle scale ma, quando io vi arrivo, mi trovo davanti il vuoto: per scendere infatti bisognava aggrapparsi a delle staffe di acciaio e saltare con un balzo il piano sotto, in maniera molto complicata. Io mi metto paura dell'altezza ma mia madre la vedo già sotto, arrivata. Le dico da lontano di attendermi esattamente là e mi giro per vedere se ci sono altre scale. Vedo degli ascensori e capisco che devo premere il -2. Tuttavia non ci so o ascensori che vanno sotto ma solo sopra e decido di entrare in uno di questi perché magari ha i bottoni dentro, come mi è capitato; tuttavia entro nell'ascensore ma in realtà è un porta attraverso la quale entro in una grande piazza, circondata da paratie trasparenti e blu alternate. C'è moltissima gente, tutti corrono. Incontro da lontano la collega vista prima ed ella corre con me per andare a prendere un ascensore che porti due piani più sotto. Non troviamo però ascensori che scendono e lei dice che forse hanno fatto dei lavori. C'è un metodo, continua a dire, ed è quello di prendere un tram. Stanno arrivando alcuni tram senza binario, tutti colorati di arancione ma sembrano quasi dei carretti siciliani per quanto sono abbardati. Riesce a vedere il numero 708 e 302 ma non so quale prendere e mia madre mi sta aspettando. A questo punto mi sveglio per un rumore fuori la finestra perché passa un'auto ma continuo a sforzarmi di proseguire il sogno e per qualche secondo ho mischiato con gli occhi impastati di sonno questa realtà e quella del sogno. Avevo la vescica piena e dovevo andare in bagno e quindi non ho potuto proseguirlo. Elementi razionali: ho parlato del viaggio a Parigi con mi madre proprio ieri e stamattina con una mia collega a Frascati. Inoltre ho visto la capotecnica del laboratorio analisi che stava discutendo al telefono ma senza camice (doveva essere appena arrivata) e mi sembra sia la collega del sogno con la quale parlava mia madre. Dopo un'oretta mi sono ripreso.

mercoledì 21 settembre 2011

Invenzioni e furti

Ieri sono andato a letto con un raffreddore da cavallo e stanotte ho dormito male poiché mi sono svegliato numerose volte. Tuttavia, come già avviene ormai frequentemente, ho fatto decine e decine di sogni e uno di questi si è spezzato in due, inframezzato da un momento in cui mi sono svegliato per soffiarmi il naso. Mi trovavo nella Città Immaginaria (e stavolta lo era per davvero perché nulla era paragonabile alle città che conosco). Ad una edicola avevo avuto modo di leggere una notizia e cioè che il mio vecchio amico (ma assai più giovane di me) Ucla aveva vinto numerose borse di studio per le sue invenzioni. Girovagando per la città, vedo anche su una televisione di un negozio di elettrodomestici anche una sua intervista e dico a me stesso che ha fatto una carriera molto brillante. Poi, continuando a camminare mi accorgo che Ucla era vicino a me, dall'altra parte della strada, intento a dimostrare la sua ultima invenzione. Lo video come fosse ora: i capelli ricci folti, la barbetta appena accennata e il suo sorriso. Diceva: "Non so se questa invenzione sia pratica, a dire la verità non serve a niente perché troppo grossa ma l'ho brevettata". C'era molta gente incuriosita Si avvicina ad una finestra preparata per l'occasione su un prato e prende una specie di costruzione di gomma a tre colori: verde, giallo e rosso. La gomma è di quelle che si appiccicano ai vetri. Poi la mette in alto e questa scende sul vetro ogni volta rivoltando una faccia colorata. Io dico a me stesso che invece è una invenzione formidabile per scendere dai grattacieli senza farsi male. A quel punto mi sveglio e mi soffio il naso. Sono molto stanco e non faccio caso all'ora ma deve essere giorno perché c'è luce che penetra dalle imposte. Mi riaddormento quasi subito e sogno di essere sula stessa strada ma ormai Ucla era andato via e io continuo a camminare in salita. So di dover andare a casa di un mio amico che non conosco nella realtà. Questa casa è una casetta di campagna di legno. Giro qualche via e arrivo al punto dove doveva esserci la casa ma c'è solo il prato e basta anzi vicino ci sono altre case. Così penso di aver sbagliato e dall'alto guardo in basso la vallata. Non ho mai visto quel paesaggio: l'erba è blu e il cielo azzurrino, ci sono anche le staccionate giallastre. Chiedo ad un tipo se la zona fosse quella e mi risponde di sì (non ricordo il nome della zona); gli dico che ci doveva essere anche la casa di un mio amico ma non la trovo e mi risponde che di recente hanno abbattuto un sacco di casette perché era scaduto il termine. Alla mia domanda di cosa volesse dire (e al conseguente mio nervosismo perché l'amministrazione della città non poteva abbattere le case così impunemente) quello se ne va. Io torno indietro e mi fermo in un negozio per fare una telefonata. Il negozio vende tessuti ma è arredato come un appartamento. Entrando alcuni ragazzi mi vengono incontro e cercano di frugare nella borsa che ho. Io mi allontano e cerco il mio cellulare. Ne ho due di solito ma nel sogno ne ho tre. Il primo non funziona e non ho mai visto quel modello e gli altri due (che dovevano essere il mio iPhone e il Blackberry del lavoro) non ci sono. Anzi dalla tasca tiro fuori una enorme struttura della Lego, grigia a forma di vaso con i fiori veri dentro. Capisco che uno di quei ragazzi mi ha rubato i cellulari e allora chiudo a chiave il negozio e metto le chiavi in tasca e li minaccio di chiamare la polizia. Quelli ridono e quindi vado al teelfono del negozio ma mentre faccio il numero mi accorgo che c'è una voce femminile sotto e uno dei ragazzi mi dice che è la fidanzata del padrone del negozio che sta parlando. Allora parlo alla ragazza la quale non vuole mettere giù la telefonata, così mi incazzo e le dico che è una stronza. Alla fine cede e riesco a chiamare la polizia ma dice che non verrà per due cellulari. Così faccio finta che invece arriverà e vado alla porta del negozio, la apro e dico che attenderò fuori nel caso i cellulari "ritornino" magicamente nel negozio. A quel punto credo che non rivedrò più i miei cellulari e lancio le chiavi lontano. Me ne vado incazzato. Mi sveglio incazzato.Starnutisco e mi incazzo ancora di più. Elementi razionali: ieri ho lasciato la mia macchina in un garage a pagamento al centro e sono andato a pranzo con un collega francese. Al mio ritorno a casa sento che la borsa dove in genere c'è il computer è più leggera; la apro e il mio computer non c'è. Mi prende un colpo. Mentre salgo in ascensore penso che dovrò telefonare al garage e dire che qualcuno di loro mi ha rubato il computer e inoltre dovrò denunciare la cosa alla polizia ma sono così stanco e raffreddato che non ce la faccio, per poi scoprire che il computer era a casa e non mi ero affatto accorto di non averlo messo in borsa! Inoltre ieri sera ho visto un episodio dei Fantagenitori in cui Timmy cerca di costruire una enorme torre Eiffel con i Lego e non ci riesce mai e per di più vorrei comprarmi la Morte Nera di Guerre Stellari Lego per Natale come regalo. Riguardo Ucla non ho dati a riguardo.
computer forse rubato al parcheggio
la morte nera della lego e la tour eiffel dei fantagenitori

giovedì 8 settembre 2011

Resurrezione

Stamattina ho capito che se sogno tantissimo non ricordo molto, anzi pochissimo, sebbene abbia la consapevolezza di aver sognato tanto. L'unico brano di sogno che ricordo è questo: mi trovavo in una chiesta fatta dentro una caverna, con molte stalattiti e stalagmiti. C'era vicino a me una figura di un prete che aveva con sé una statua da montare, quella di Gesù. Mi chiede di aiutarlo a portare dei pezzi di questa statua e di montarla su di un piedistallo in un punto esatto e ben preciso a forma di quadrato. Io l'aiuto e al primo colpo riesco a montare la base esattamente all'interno del quadrato. A seguire gli altri pezzi e viene fuori la figura di Gesù. Il tutto è a colori. Inoltre la sto montando il prete mi dice che in tal modo avevo aiutato Cristo a risorgere e che la mia resurrezione era confermata. Elementi razionali: il montaggio della statua mi ricorda un episodio di Alias in cui c'era un obelisco blu che si montava esattamente come io l'ho montata. Inoltre la parola "montare" e tutte le sue accezioni sessuali.

mercoledì 7 settembre 2011

Tablet e vacanze (I & II)

Ieri notte il mio sogno sicuramente sarà stato originato da una delle tante fotografie che stavo guardando prima di andare a letto e che riguardavano la mia passata vacanza in Sardegna: in una di queste foto c'era un bove che stava guardando verso la camera e che avevo immortalato su consiglio di mia sorella un giorno in cui tornavamo dal mare. Nel mio sogno sto passeggiando lungo un campo, nella Città Immaginaria, e vedo un bue a metà con il corpo nella terra e metà fuori, il quale brucava l'erba senza per nulla avvedersi della sua misera condizione. Volevo fargli una foto con il mio iPhone ma avevo per le mani una specie di tablet di nuova generazione, più grande di uno smartphone e più piccolo di un iPad. Mentre cammino mi accorgo che in tutto il campo ci sono bovini a metà nella terra e metà fuori, i quali sembravano tante specie di piante-animali. Un campo di ibridi animali che non potevano camminare. Faccio per fotografarli ma mi accorgo che anche un altro ragazzo si era avvicinato come me stupito dello spettacolo e mi chiede di fare a che a lui una foto. Io, mentre lo inquadro, mi intimorisco perché egli non appare nello schermo, quando invece tutto l'intorno dove si trova lui compare. Anzi mi sembra quasi di aver lanciato una applicazione che mi fa vedere un secondo tablet più piccolo all'interno dello schermo ma della faccia del ragazzo nessuna traccia. Arriva il padre del ragazzo e vede la mia espressione impaurita e mi chiede cose ci sia da aver paura. Io vorrei fargli vedere la cosa ma penso che poi si impaurisca pure lui, così cerco una immagine di un altro che avevo in memoria e con il labbro leporino e gliela mostro. Lui la guarda e dice che va bene così: quello è suo figlio. Mi sveglio. Il sogno di stanotte invece penso sia stato causato all'inizio da un libro che ho acquistato domenica scorsa a Parigi e che riguarda una mostra di fotografie che ritraggono piccolissime scene surreali di piccoli pupazzi. Molto realistiche queste scenette sembrano vede poiché fotografate da vicino. All'inizio del sogno io vedo dall'alto un combattimento in un castello, sul mare, molto cruento. Dico che sarebbe ora di finirla con i morti ammazzati e difatti il cavaliere, dandomi retta come si dà retta ad un gigante, smette ma a quel punto mi prega di tirare lo sciacquone del bagno e dal ponte levatoio escono fuori decine e decine di minuscoli corpi morti, acqua e sangue.Ritornato in me capisco di trovarmi in una stanza di una casa di vacanze al mare, presumibilmente in Sardegna. Dovrei andare a dormire a letto e nella stanza ci sono vari letti ma nessuno dentro di questi. Arriva il mio vecchio amico Ivan e mi dice se può dormire anche lui con me. Io gli dico di sì e ci mettiamo nel letto di un certo Julien, un mio collega francese, il quale è assente. Iniziamo a dormire io a capo e in fondo Ivan, esattamente come dormivo con mio fratello nello stesso letto da piccoli. Io penso che forse Ivan avrebbe potuto dormire diversamente più comodo in un altro letto ma poi penso che in fondo era meglio non utilizzare altri letti. Ad un certo punto entra Julien e vede che il suo letto è occupato. Io me ne dispiaccio ma lui mi fa capire che andrà a dormire da qualche altra parte e chiude la porta. Io mi alzo e vado vicino ad un armadio dove ci sono anche molte sue mutande. Anche Ivan si alza e mi chiede perché io cercassi le mutande di Julien. Io gli rispondo che forse ne avrà bisogno l'indomani. Però ogni sua mutanda è bucata proprio all'altezza dell'ano. Il sogno è ora a colori e difatti le sue mutande sono coloratissime anche se bucate. Mi sveglio verso le sei con un fortissimo mal di testa, mi copro con il lenzuolo anche se non scendo dal letto per chiudere le imposte e spero di potermi riaddormentare. Proprio ieri a Napoli mi hanno chiesto se in futuro il mio collega Julien, un bel ragazzo di trent'anni, si recherà a visitare quel laboratorio. Io ho risposto che non lo sapevo. Una volta riaddormentato verso le otto stamattina (ho dormito in totale dieci ore buone), sogno di trovarmi di nuovo in Sardegna dopo un anno, nello stesso luogo che in realtà è un hotel Shangri-La e che serve che io faccia il check-in. Parcheggio la macchina (un sacco di tempo per trovare posto) e vado nel patio dove incontro mio fratello al quale dò una botta sulle ginocchia per fargli capire che sono arrivato. Lui mi dice che tutti gli altri della famiglia stanno arrivando. Io vado verso il bancone del check-in passando per la cucina e il bar (in ogni albergo che sogno non riesco mai a trovare di primo acchito il bancone della hall). Arrivo finalmente e mi accorgo che ho dimenticato il portafoglio in macchina ho anche dimenticato dove ho parcheggiato. Per fortuna avevo con me la carta di identità e il cellulare, nonché la valigia. Mi sveglio e ho una sinusite da record. Devo dire che nel mio recente viaggio a Parigi il bancomat non ha funzionato e sono stato praticamente solo con 50 euro per quattro giorni.
PS Nel secondo sogno una persona non identificata mi dice che Julien ha una malattia venerea e da questo capisco perché le mutande erano tutte bucate.

giovedì 1 settembre 2011

Giochi pericolosi

Il sogno di stanotte è nato presumibilmente da una discussione con Gius riguardo una profumeria a Trastevere. In questa profumeria ci lavorano due amici, di cui una, Grace, mi era alquanto antipatica anche se talvolta mi ha dimostrato grande affettuosità. Parlando appunto con Gius dei vari prodotti che vende questa profumeria, detta "selettiva" dai loro proprietari perché ecologica, probabilmente ho innescato il ricordo di questa ragazza che compare nel mio sogno stanotte. Mi trovavo in un bellissimo locale alla moda francese (attualmente sono a Parigi) tutto bianco e pieno di oggetti curiosi. Questa Grace era la proprietaria e mi fa vedere molti prodotti e rimango affascinato da un paio: una specie di bottiglia al cui interno c'era un ventaglio di gomma bianca che si apre e diventa rosso e una serie di fumetti giganti dei Fantastici Quattro ricoperto di una sottile patina trasparente che potevano funzionare anche da lenzuola; mi nasconde poi la bottiglia alla quale ero interessato e al suo posto mi fa vedere una maschera di una specie di mostro di Frankestein, verde e di gomma, dalla forma simile a quella di un palloncino con solo le labbrone sporgenti e mi dice che si può appoggiare sul viso il quale assume le fattezze del mostro. Io ne resto ammaliato e voglio provarla ma si avvicina un cliente con il figlio e se la prova lui chedendomi come funzionasse. Siccome mi aveva preso per un commesso glielo faccio vedere: una volta appoggiata sul viso il signore si trasforma in Frankestein ma con la sua voce e il bambino ride tantissimo. Si alzano e se ne vanno ma mentre stanno uscendo la Grace mi urla dicendo "Mica hanno messo la maschera senza bere un dito di vino bianco?" e io rispondo di sì e quella, isterica, va lì e gliela toglie. Il bambino piange e il signore esclama che andrà dalla moglie a dirglielo. Poi Grace torna arrabbiatissima con me e la nasconde nel negozio. Mi sveglio alle tre e mezzo tutto sudato: ho dormito con la coperta stanotte. Mi riaddormento e la sveglia è alle sette. Nessun sogno rilevante. Il signore assomiglia al mio vicino di aereo ieri che ha viaggiato con me ed era argentino, dal viso curioso, sui cinquanta.