domenica 23 novembre 2008

Spazzolini

Con GG al Garbo ieri sera mi è venuto in mente il sogno di l'altroieri: io e Iv* eravamo al bar sotto casa di mia madre e ci accomodavamo ad uno dei tavolini fuori, sulla strada. Io entro per ordinare un caffè e un cappuccino senza schiuma, come piace a me ma il bar era molto profondo e non era ovviamente lo stesso che conosco ma quello di un sogno fatto anni fa, solo restaurato, che dava ad un versante di una montagna. C'era moltissima gente e io seguitavo ad ordinare il mio cappuccino senza schiuma e me ne portavano sempre uno che non corrispondeva: al vetro, caffelatte. Ero preoccupato che Iv* stava aspettando. Mi sono svegliato. Proprio ieri sera nel pub l'omino delle ordinazioni mi chiedeva cosa prendessi ed io non riuscivo a decidere. Elementi insoliti: GG mi ha raccontato di avere una casa in campagna che dà su uno strapiombo nel retro, un po' come nel sogno. Stanotte invece, sempre Iv* (trasformato in mio fratello) mi ha dato da scegliere due spazzolini, uno marrone e uno viola-rosso.

venerdì 21 novembre 2008

Una sera al Side

Quando io, Wanda, Gina e Marcella andammo al Side, un locale su via Merulana che aveva appena aperto ed era diventato pub, non c'era nessuno. Come al solito inauguravamo sempre noi i locali a Roma, nel senso che ci andavamo per un po', li vivevamo e non ci andavamo più quando si riempivano. Il Side era un pub gestito da due nuovi giovani proprietari che stavano insieme (uno di loro era uno stilista e fece anche l'attore in uno spettacolo al Teatro Colosseo), avevano pensato di farne un locale plurivalente, addirittura con una rientranza per l'esposizione degli abiti avveniristic idisegnati da Luca, uno dei proprietari. Inoltre avevano messo come camerieri due ragazzi che si dovevano vestire da donna, come i trans (anche se non lo erano). In due settimane non avevano avuto nessun successo ma noi ci divertivamo, come al solito. Il locale ci sembrò caro però rispetto alla media degli altri ma ci andavamo perché era l'epoca in cui se ne aprivano tanti. Il cambiamento arrivò quando i due proprietari decisero di togliere i trans (che non attiravano nessuno) e misero un ragazzo e una ragazza, lei era molto grossa ma simpaticissima, non di Roma ma dell'Emilia, credo. Il locale in un anno acquisì un successo tale che la gente, d'estate, si metteva fuori la stradina laterale e invadeva addirittura via Merulana, con grande traffico. Noi arrivavamo sempre presto ma in seguito pian piano non ci andammo più: troppi giovinastri e gente fighetta. Dopo un paio di stagioni il Side chiuse ed ora è un semplice bar. Fu comunque lì che incontrai Ucla e che ancora ricordo come se fosse oggi il nostro incontro: ricordo che dissi dentro di me "Ma questo ha la tiroide ingrossata?" perché aveva due occhi gransissimi con i quali mi guardava. Io vedevo solo i suoi occhi in realtà, due occhi su due gambe.

giovedì 20 novembre 2008

Disteso su un Baselitz

Allora, raccontare i due sogni di stanotte è complicato e lungo. Finalmente, dopo una settimana esatta, ho rivisto S*, mia fiamma di oltre quattro anni fa, che non vedevo da più di un anno, l'ultima volta a casa mia nuova. Credo di essere ancora innamorato ma ormai fatico a distinguere le mie emozioni dalle mie illusioni. Ora vive a Tarquinia anziché a Civitavecchia e ieri sera abbiamo deciso di mangiare una pizza a casa sua. Mi ero portato appresso il cambio perché sapevo che se avessi chiesto ospitalità per la notte non mi sarebbe stata negata e tornare è duro poiché ci vogliono quasi 80 km. Siamo andati a letto verso le undici, siamo stati bene insieme ma ho faticato moltissimo a dormire, sia per la tensione di essersi rivisti sia per il dormire su un letto diverso (la settimana scorsa ero tornato sotto l'acqua). Insomma, come pigiama avevo un pile caldissimo che mi ha fatto sudare a lungo e alla fine, stremato dal caldo, ho svegliato S* dicendo che sarebbe stato meglio se me ne fossi tornato a casa mia, in auto, perché non riuscivo a dormire. Non c'è stata risposta ma mi ha accompagnato fino alla porta di casa. Aprendola però sono entrate quattro persone di cui una ha iniziato a rubare oggetti. Ho avvertito S* che stavano rubando delle cose e abbiamo cercato di fermarli; in particolare ho gettato un posacenere in faccia a uno di questi loschi figuri ma l'effetto è stato come lanciargli un piatto di carta addosso. Mi sono svegliato nel letto, confuso. Il sogno era stato molto realistico, a colori, di cui ricordo benissimo il mio maglione rosso. Ho proseguito a cercare di addormentarmi mentre S* dormiva profondamente ed ogni tanto di muoveva. Ho proseguito a pensare, avevo in mente una musica dei Red Hot Chili Peppers e alla fine ho deciso comunque di alzarmi perché era mattina. Ho svegliato S* dicendo che erano le sei e ci siamo alzati e, voltandomi verso il letto ho visto che era stato chiuso diventando un divano. Non mi ero accorto che fosse un divano letto aperto. Tutta la stanza era circondata dalla luce. Ci siamo vestiti e siamo scesi a fare colazione, i negozi erano già aperti nonostante fosse presto e c'era tanta gente. In un negozio di oggettistica ho incontrato Antonio il quale mi ha detto di osservare bene una tela di un artista a terra. Io mi sono chinato e ho visto che era una tela di Baselitz, mai vista prima. Ricordo perfettamente i colori ocra, giallo e nero, le trame della tela, il disegno. Ho detto ad Antonio che era una tela di Baselitz e che lui non ci si appoggiasse con i gomiti altrimenti poteva rovinarla. Ho cercato con lo sguardo S* ma non c'era più. Mi sono steso su quella tela e ho pianto per la commozione. Mi sono svegliato una seconda volta: era stato un altro sogno continuo con la realtà. Sembrava così vero che alla fine mi sono alzato sul serio, mi sono tolto il maglione che mi ha fatto crepare dal caldo, sono andato in bagno ed ho bevuto un po' d'acqua. Sono tornato a letto mezzo nudo ma almeno stavo bene. Ho abbracciato S* tutta la notte delicatamente per far sì che non si svegliasse. Saranno state le cinque. Poi, alle sei in punto, la sveglia. Ho esitato ad alzarmi convinto che fosse ancora un sogno per la terza volta. Non ho dormito niente, non sono stanco. Ho fatto i miei ottanta chilometri fino all'ufficio e fatto colazione al bar. Un timido bacio con S* in ascensore. Nessun prossimo appuntamento prefissato, nessun discorso emotivo. Non so perché ma in questo momento sto pensando che sarebbe stato meglio morire nell'istante stesso in cui sognavo di essere disteso su quella tela, su quel capolavoro, abbracciando un capolavoro.

mercoledì 19 novembre 2008

Gabbiani, corvi e cornacchie

Pochi animali come i gabbiani, i corvi e le cornacchie sono da evitare (sempre in senso non assoluto). Questo perché i corvi possono raccontare, i gabbiani possono procurare problemi e le cornacchie possono sorvegliare. Una notte di cinque anni fa, tornando a casa, percorrendo una stradina che costeggia un grande cantiere non mi ero accorto che sulla gru c'erano una trentina di gabbiani appollaiati. Nessun rumore emettevano e all'inizio non me ne accorsi. Poi, improvvisamente, quasi mi stessero aspettando, volarono tutti insieme e continuarono a volteggiare in alto in direzione della mia auto. Difatti, una volta arrivato al parcheggio l'auto non c'era più: era stata portata via dal carro attrezzi da pochi minuti. Meglio quindi evitare di avere a che fare con loro. Se si vede una cornacchia intorno è meglio ignorarla, lei ignorerà. Se la si guarda o la si spaventa, dirà il luogo in cui ci si trova. Meglio non parlare in presenza dei corvi perché possono riferire. Meglio ingorare i gabbiani. Bisognerebbe fidarsi dei gabbiani di mare; oppure delle cornacchie in campagna; dei corvi sarebbe meglio non fidarsi proprio. Diffidare anche delle cornacchie di montagna.

martedì 18 novembre 2008

Ragnoni rosa

Mi trovo a sognare dapprima di essere in una camera iperbarica gialla, di metallo con grossi vetri ovali assieme a Michelle e Barack Obama. Qualcuno bussa e vuole entrare ma io, per rispetto al presidente degli Stati Uniti, non lo faccio entrare adducendo che forse la sua guardia del corpo non avrebbe voluto. Non ho paura di lui, il quale bussa e sorride, continua a bussare sul vetro. Ha qualcosa in mano ma non so distinguere. Poi mi sveglio con dolori alla schiena: il materasso qui all'Holiday Inn di Cagliari è troppo morbido e il cuscino è troppo piatto. Bevo un po' d'acqua e mi rimetto a dormire. Il secondo sogno riguarda una palizzata di legno di color ocra-grigio che delimita da lontano della vegetazione verdissima; su questa si trovano alcuni ragni neri, tanti, che si avvicinano tra loro fino a formare degli enormi ragnoni a dieci o venti zampe, grigi e tendenti al rosa che quasi mutano in una specie di grande mano. Al di sotto della palizzata, posta in alto, scorre un corso d'acqua con della gente che, impaurita dai ragnoni che minacciano di gettarsi sopra, inizia a mettere in moto delle barche. Una barca affonda e il ragnone più grosso si getta ma va in acqua e non colpisce le vittime predestinate (ragazze, credo) le quali prima di andare sott'acqua esclamano"Questo forse li fermerà!". Poi mi sveglio di nuovo e vado in bagno a pisciare. La luce del bagno è eccessiva ma l'ambiente è bello. Torno a letto e mi riaddormento; ho un nuovo sogno ma non lo ricordo.

lunedì 17 novembre 2008

Intrusi

Stanotte un incubo, abbastanza ricorrente ma da un po' di tempo non ne avevo avuto uno simile: intrusi che cercano di entrare. Sono in albergo, nella stessa stanza in cui dormo, all'hotel Bue Marino di Cala Gonone, in Sardegna. Io sto dormendo e sento dei rumori provenire dal bagno ma non riesco a percepirli bene perché avevo chiuso la porta. La tenda è coperta. E' la stessa scena di come mi sono addormentato, esattamente identica, con le onde del mare come sottofondo. Mi alzo e vado in bagno ma quando apro la porta vedo al di là del vetro delle figure e scosto la tenda: c'è un uomo che tenta di scassinare la finestra per entrare. Allora passo in un regime di dormiveglia e urlo "Aiuto! Aiuto!" ma non riesco ad urlare e mi accorgo che comunque sto lamentandomi nel sonno parlando e cercando di urlare "Aiuto!". Mi sveglio definitivamente e mi accorgo che è un incubo. Accendo la luce ma non mi alzo. So che la finestra del bagno non dà su un balcone ma sul vuoto del terzo piano per cui mi riprendo. Non oso andare a scostare la tenda per vedere sul balcone. Bevo un po' d'acqua e mi riprendo. Poi cerco di addormentarmi, è mezzanotte e quarantadue. Il sogno successivo non lo ricordo ma ne ho avuto altri due fino alle sei e trenta, quando mi sveglio epr circa mezz'ora, poi mi sveglio alle sette e cinquanta. Alle otto e mezzo avevo messo la sveglia.

domenica 16 novembre 2008

Cala Fuili

Quando mi sono svegliato stamattina sapevo che il lungo sogno che avevo fatto era composto di tre distinte parti ma ne ricordo solo una chiaramente: la parte centrale. Ebbene, stavo salendo lungo un'altura che avrebbe permesso di vedere un bel panorama ed ero accompagnato da stranieri, sapevo che c'era anche una mia amica. Mi rivolsi verso di lei e dissi "Guarda che bello, da lontano si scorgono le vecchie mura, sembra quasi un presepe!" e difatti, oltre i merli che cingevano il crinale dove ci trovavamo, si poteva vedere una serie di piccole cittadine, tutte a loro volta circondate da mura, in lontananza, tali che, in file ordinate, formavano una specie di lungo presepe, con le casette e le lucine. Tutto a colori, potevo scorgere benissimo le tonalità e le case, gli abitanti e ogni cosa. In quel mentre però, all'atto dell'ammirazione (molto lunga rispettoa d altri sogni) vengo quasi colpito da un sasso lanciato da non so da chi lontano. Mi proteggo dietro un merlo e prendo anch'io un sasso da terra ma desisto dal lanciarlo. Penso che non era corretto perché io ero in vantaggio in quanto mi trovavo in posizione più alta. L'altro, laggiù, era in una insenatura, tra le rocce del mare azzurro e calmo. Poi mi arriva un altro sasso e un altro ancora; io mi infastidisco, mi vengono in mente le mosche fastidiose. Così lancio anch'io il sasso che tenevo in mano ma sento di non avere forze; ne prendo un altro e lo lancio di nuovo, questa volta più forte; poi un altro e penso di aver colpito quell'omino così lontano. Mi viene in mente che potrebbe essere mio fratello. Così smetto. Poi segue una ultima parte che non ricordo, alla fine mi sveglio alle 6 meno dieci del mattino. Avevo caldo sotto il piumone. Non ho pù preso sonno, la sveglia era alle 7 meno dieci. Oggi sono a Cala Gonone, in Sardegna: sono partito con l'aereo delle 9, il tempo è stato pessimo in volo. Sono passato stamattina in una spiaggia che mi piace tanto e che si raggiunge lasciando l'auto su un'altura e scendendo un centinaio di gradini. Sceso sulla spiaggia ho inziato a tirare sassi al mare ma sentivo di non avere forza. Ci ho riprovato ma è stato lo stesso. Nello scendere sulla spiaggia, sono caduti dall'alto dei sassi. Non c'era nessuno, forse la pioggia o qualche capra. (Ora mi sono ricordato che la prima parte del sogno parlava di me ospite in una casa d'estate, in montagna e, all'atto della partenza, il padrone di casa fa mille problemi per il pagamento. Mi raggiunge una ragazza, la figlia del fantomatico padrone e mi invita a seguirla per scappare con lei. Io vado e mi ritrovo sulle mura.). Riferimenti: mio fratello d'estate al quale dicevo di non tirare pietre; mio cugino A* che una volta, lanciando una pietruzza colpì un moscone; a me piace lanciare pietre sull'acqua; Roccia e le pietre mammone.

venerdì 14 novembre 2008

Un gatto nel letto

Sto facendo grandi sogni ogni notte, complicati, lunghi e a colori, densi di significati ma poi non riesco che a ricordare a brani, seppur ricordi molti stralci e situazioni particolari. Ne ricordo uno tre giorni fa in cui ero in un negozio nella Città Immaginaria e nel negozio eravamo mio fratello ed E*, mia nipote. C'era anche una seconda bambina lla mia sinistra, dai molti boccoli biondi tipo Shirley Temple e con un vestito antico bianco. All'improvviso avevo in mano una bambola tipo Barbie e dissi ad entrambe le ragazzine: "Potete giocarci metà tempo una e metà l'altra" ma mia nipote aveva un'espressione dura e disse di no e che sarebbe andata dalla mamma, per cui uscì dal negozio e andò incontro alla madre che si trovava in un altro negozio. Al che mio fratello mi ha detto di seguirla perché si sarebbe perduta e io uscii angosciato: l'avevo infatti perduta nelle centinaia di persone che affollavano la strada. Mi svegliai con l'ansia; la stessa ansia di stanotte in cui un gatto fa capolino da un terrazzo e riconosco che è un gatto tra il giovane e l'adulto e che conosco. Gli dico "Quanto sei cresciuto, non eri che un micino piccolo piccolo." e lui fa per venire verso di me ma mi accorgo di essere nel mio letto. Io, sapendo di essere nudo sotto il piumone, lo sento strisciare vicino le gambe e lo fermo con la mano. Egli dice "Ahi!" e continua a lamentarsi, al che lo prendo e me lo metto vicino, accarezzandolo dolcemente ma quello non smette di lamentarsi e temo di averlo ferito con quell'azione di trattenerlo così irrazionale. Nello stesso istante penso a una giustificazione e cioè che, nella sua animalità, avrebbe potuto giocare e ferirmi le gambe con gli artigli. Tuttavia ho pietà del corpicino e faccio per consolarlo. Mi sveglio con quest'angoscia di aver fatto male al povero esserino per l'intenzione e non per l'effetto di un suo gesto e che non è giusto. 

sabato 8 novembre 2008

Serpenti e velluto

Ieri sera alla Galleria dei Serpenti e prima in zona Coming. Conosciuto C*. Entrando in disco con il butano mi sono ritrovato istantaneamente al Velvet di quasi otto anni fa, con la nebbia che avvolgeva me Wanda, Gina e Marcella, con la musica assordante. Fu lì che conoscemmo Herman il violinista attraverso una sua performance quand'era ancora maschio con il violino e una quantità infinita di sangue finto addosso a una tunica bianca. Quella visione per un istante stanotte, poi scomparsa con Fabrice e Dario a ballare e a parlare e ridere. Troppo tempo senza ridere è passato. Molte donne attorno. C* mi ricordo di averlo già incontrato ma forse i ricordi iniziano a confondersi.

venerdì 7 novembre 2008

Il dentifricio

Ieri al teatro India: Anime nere, una storia inutile di una famiglia (esposta male) di arricchiti pseudonapoletani. Antonio addirittura si è scusato per la rappresentazione così brutta ma non importa: sono stato in compagnia. Palidoro preferì stare avvolto dalle onde e finì morto per la marea, dice a proposito del mio stato d'animo. Dimenticare Ofelia. Di notte l'unico brano che ricordo: ero nel mio bagno a lavarmi i denti, sapevo di avere una coppia di ospiti, forse un collega milanese. Ho notato che non c'era il solito dentifricio ma c'era un altro tubetto più grande e rosso-arancione mentre c'era rumore di onde in salotto. Solo questo ricordo, assieme al mio stupore. Le Oceanine ninfe sul sofa. Elementi di riflessione: dentifricio=simbolo fallico; il mio ospite un omone grosso che, sceglinedo il dentifricio grande evidenzia il suo aspetto sessuale? Oppure il rosso come antidoto al nero? Sempre il nero dentro, comunque.

giovedì 6 novembre 2008

Metropolitana

Di ritorno dalla mia città immaginaria entro nella metro ma mi devo dividere dal mio accompagnatore che si avvicina e mi dà un bacio. Io gli tocco il pacco e gli dico che non deve proccuparsi poi scendo sotto mentre lui va dall'altra direzione. Non so chi sia: ha i jeans chiari ed è magro. Sotto la metro c'è gente, nessun rumore, non riconosco nessuno. La metro non arriva e mi guardo in giro; mi ritrovo fuori istantanamente e mi sveglio. Ho il fischio all'orecchio e rumori lontani del camion della nettezza urbana, sono le 6 di mattina. Mi alzo nervoso perché non ricordo il sogno antecedente (mi sembra che stessi camminando nel fango ma non sono sicuro).

mercoledì 5 novembre 2008

Il muretto

Era giorno e le nuvole si avvicinavano. Mi trovavo a ridosso di un muretto alto quanto bastava per sedermi, forse una reminiscenza di un'immagine che ritraeva un paesaggio scozzese o forse un film degli anni Ottanta. Vicino a me si trovava un grasso uomo che rideva al passaggio di qualsiasi cosa oltre il muro, dlimitante una vallata. Rideva delle pecore in lontananza, del mare con i pesci che sguazzavano, degli uccelli che volavano ma io non ridevo assieme a lui come in genere succede. Mi chiedevo solo il perché ridesse e volevo vedere fino a che punto le cose lo divertissero. Poi smise di colpo e si avvicinò a me dicendo "Lo vedi l'altro muro, quello lontano, quello oltre la vallata, riesci a vederlo? Secondo te quant'è lontano?" ma io vedevo solo un muro a pochi metri di distanza. Poi continuò a ridere. Fu così che ebbi l'impressione che gli aniali che lo facevano tanto ridere erano in effetti piccoli quanto pupazzetti dei plastici dei trenini e si muovevano ma la distanza tra i due muri era solo di qualche metro. L'uomo grasso disse ancora: "Io vado" e continuando a ridere, oltrepassò il muro e divenne sempre più piccolo piccolo fino a diventare piccolo come i pupazzetti che credevo animali. Po inziiò ad ingrandirsi sempre più fino a diventare grande abbastanza come prima ma a toccare l'altro muro. Fu allora che smise di ridere e disse: "sono arrivato! Tu non puoi venire!" e mi sono svegliato. Reminiscenza di un breve racconto degli anni Settanta di fantascienza letto anni fa in un numero Urania.