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sabato 25 febbraio 2023

La scimmia nera

Stamattina alle 8 circa. Incontro i miei nipoti per una strada sconosciuta e mi accennano che si dovrebbe andare a prendere un drink in un locale. Entriamo in una specie di albergo tutto fatto di vetro con molta gente, tutta giovane. Uno dei miei nipoti esce all’esterno e si ferma a parlare con qualcuno: i ragazzi erano seduti ai tavolini di un bar esterno all’albergo. Dalla balaustra si vede un panorama marino bellissimo. Mi accorgo che c’è un sentiero sulla sinistra tutto roccioso che costeggia il mare dall’alto e mi incammino con dietro l’altro mio nipote. Mentre camminiamo vedo il mare sotto di noi bellissimo, a colori, e dico a me stesso che è davvero incantevole la foresta subacquea fatta di alghe e piante sottomarine (ricordo proprio la parola “foresta”). Ricordo anche il colore verde vivo e il movimento della vegetazione a causa delle correnti. Ad un certo punto scorgo in basso una scimmia nera umanoide che aveva avuto a che fare con un tizio e dico a me stesso che ho già fatto il sogno in cui c’era la scimmia e che questa sicuramente non mi avrebbe visto. Non so perché ma ero impaurito e non volevo farmi accorgere del timore da mio nipote che era dietro di me. In realtà non ricordo affatto di aver avuto un simile sogno (e lo ricordo proprio nel sogno) ma forse è un scusa per non aver paura. Invece la scimmia mi scorge e sale verso di noi. A quel punto si rivela essere intelligente e ci indica di proseguire in una rientranza sulla sinistra: era un negozio di souvenir locali. Infatti mentre la scimmia stava salendo mi sono accorto che c’erano molte sculture fatte di ferro, di legno, strane ma interessanti e nel negozio ce ne erano tante altre. Nel momento stesso in cui penso che la scimmia era un uomo travestito e i commercianti alla fine le escogitano tutte per vendere qualcosa mi sveglio con il mal di pancia. Il mal di pancia, leggero e diffuso, ce l’ho da qualche tempo di notte o comunque quando sono a letto. Ad ogni modo penso che dall’altro capo dell’isola che contiene la città immaginaria, c’è un mare calmo e infinito. 

domenica 31 maggio 2020

Il grattacielo e il treno

Nel primo sogno mi trovo in un palazzo molto alto che guarda un grattacielo con la cima conica; sembra esserci una festa e mi scopro in duplice veste di invitato e cameriere. La padrona di casa mi offre cose da mangiare e mi trovo in dovere di servire i pochi invitati. Ad un certo punto andiamo tutti alla finestra, ci aspettiamo qualcosa dal grattacielo di fronte e infatti è come se la punta esplodesse e si illumina tutta. Chiudo gli occhi per la luce accecante e quando li riapro non sono più nella casa ma sono sceso in strada: ho camminato infatti con gli occhi chiusi e tastando i muri delle scale. Mi sveglio, sento un po’ di freddo e mi copro ma poi sento caldo e mi scopro. Ritorno a dormire. Nel secondo sogno sono su un treno. Dapprima in un vagone ma poi mi sposto in testa e i viaggiatori mi incaricano di guidarlo. Non so come si faccia ma il treno corre abbastanza. Rallenta in prossimità di una stazione e un paio di tizi salgono sulla locomotiva (moderna, non antica); io penso mi vogliano rubare il portafoglio e mi accorgo che intanto mi è caduto il cellulare per cui non so che ora sia e mi serve un orologio. Uno dei due presunti ladri invece mi regala una specie di orologio quadrato. Il treno continua la sua corsa ma non so guidarlo per cui penso sia automatico. Corre velocissimo lungo una pianura e vedo da lontano che le rotaie girano a sinistra con un angolo acuto, per di più in salita. Il treno rallenta e gira a sinistra salendo pian piano, come una funivia. Nel salire si fa sempre più lento e, arrivato in cima, si ferma definitivamente. Tutti protestano ma è evidente che si è rotto. Scendo dal treno e mi dirigo nello stesso palazzo del primo sogno; salgo e mi accoglie la signora dicendo sottovoce che una porta è rotta e mi adopero per ripararla. Ci riesco posizionando la bene e mi sveglio.
Elementi reali: l’ultima puntata della seconda stagione della serie Babylon Berlin, il treno e un tizio che, nella puntata vista ieri invece, ruba un orologio. Inoltre la navetta appena partita per la stazione spaziale, Crew Dragon, a forma di cono bianco.

martedì 19 maggio 2020

La volta carinzia

Il sogno è stato fatto questa mattina, attorno alle 7, appena dopo essermi addormentato di nuovo. Mi trovavo in un appartamento e mi ero appena vestito, preso il cellulare e il portafoglio; sono uscito in compagnia di altre persone, come fossi uno studente in visita in un’altra città. Percorriamo una via in salita e noto il marciapiede molto alto, mi accorgo che la cittadina sembra un paesino anonimo. Siamo in cinque e ci stiamo dirigendo verso il centro a piedi. Arrivato in cima alla salita c’è una rotatoria; dico a tutti di aspettarmi perché ho dimenticato una cosa da prendere in camera e mi dirigo di nuovo verso casa ma poi ci ripenso e giudico che ciò che pensavo di prendere non mi è necessario (credo una matita verde). Ritorno al gruppetto e ci incamminiamo: in lontananza la città sembra essere carina, siamo in una zona rurale, con poche automobili e una del gruppo decide di farci visitare un’attrazione turistica vicino chiamata la “volta carinzia”. Nel sogno penso di essere in una città dell’Est europeo, Budapest o Bucarest (in quest’ultima non sono mai stato). Qualcuno dice che è chiusa alle visite ma l’altra ragazza insiste e ci troviamo a girare a destra dalla via che conduce in centro: c’è una struttura un po’ diroccata, una specie di tempio rotondo, pieno di muschio e rovine. Passiamo fra una colonna e scendiamo grossi gradini di marmo. Sulla destra, al centro della struttura, ci sono dei custodi dietro a una porta a vetri i quali però non dicono nulla né escono fuori. La ragazza che vorrebbe farci visitare il monumento inizia a spiegare cosa sia e purtroppo mi sveglio con il ricordo della maestosità del luogo.
Elementi razionali: prima di addormentarmi ho visto un film in bianco e nero e ho avuto nostalgia di quei tempi; inoltre Rob ha avuto la notizia che starà via quattro anni in Germania per lavoro (lui ha visitato la Romania prima del coronavirus).

sabato 9 maggio 2020

Il mare impetuoso e la camera da letto.

Stanotte sogno in due parti, anzi tre. Nella prima parte mi ritrovo al termine di un sogno effettuato a Marzo che non ho raccontato qui (ma di cui esiste la mappa nei miei appunti): camminavo sopra a un fiume come fosse cristallo accompagnato da una ragazza sconosciuta e, giungendo quasi alla foce, andava in salita e si ritrasformava in liquido. Il sogno di stanotte riprende da quel punto: mi ritrovo in acqua e vedo che la foce esce sul mare immenso. Il mare, i cui colori erano fra il verde e l’azzurro mischiati, era come diviso in due parti: una prima parte a destra dove, da lontano, grandi gorghi non facevamo presagire una vita facile per un bagnante e una seconda parte a sinistra, con enormi onde che si infrangevano su grandi montagne le quali ogni tanto si spezzavano e enormi massi cadevano in acqua; probabilmente potevano anche essere una gigantesca cascata i cui colori però erano come quelli doe mare. Un lembo di terra separava quest’ultima da dove ero e, appoggiato a questa riva cercavo di non farmi trasportare fuori in mare aperto. Mi sento chiamare e dietro di me arriva un’automobile per metà sott’acqua, con alla guida mia sorella o almeno una simile figura. Mi chiede di sbrigarmi ad entrare: all’interno c’era anche qualcun altro. Lei guida e ci dirigiamo alla fine del lembo di terra in una specie di portone che conduceva sottoterra, sotto il mare. Tutto quindi si trasforma e ci ritroviamo nella Città Immaginaria sotterranea. L’auto svolta a destra e scendo. Mi sveglio, vado a fare pipì: sono le 8 circa. Mi riaddormento subito e continuo il sogno da quel corridoio che portava a una via. Entro in un bar dove c’erano un paio di avventori. Salgo le scale che portano a un corridoio al piano sopra. Alla mia sinistra una porta conduce in un ristorante attiguo, molto grande dove una scalinata avrebbe portato alla sala di sotto. Non scendo ma anzi proseguo nel corridoio. Apro una porta ed entro in un appartamento attiguo al ristorante sempre al piano di sopra. È buio e mi metto a letto, assiema alla mia cara amica Mer. L’angolo dove era il letto nasconde la porta d’entrata chiusa. Mentre credo di addormentarmi nel sogno, lei dice: “Sta entrando qualcuno!”. Io cerco di gridare in tedesco ma esce una voce roca dicendo in inglese “Who’s there?”. A questo punto accade una cosa che non mi spiego: mi sveglio realmente e cerco di gridare la stessa frase mentre sono nella realtà ma non ci riesco per cui, un istante dopo, mi riaddormento e proseguo lo stesso sogno nel letto, dicendo a Mer: “Non c’è nessuno” ma con la coda dell’occhio mi sembra sia entrato qualcuno perché percepisco una luce che prima non c’era. Lei si tranquillizza e avviene un vero e proprio sogno erotico. Mi sveglio definitivamente verso le 9:30.
Elementi reali del giorno prima: una puntata vista prima di addormentarmi di ”Babylon Berlin” (in italiano); il ristorante mi ricordava la sala di un hotel visto a Marrakech a gennaio scorso. Mai dormito né avuto alcun rapporto sessuale con Mer in vita mia.

sabato 2 maggio 2020

La monorotaia e casa di mamma

Due sogni di cui io primo molto complesso, sognato qualche giorno fa. Pensavo di trovarmi a New York ma era una città densa di palazzi e moderna. Entro in un grande palazzo a vetri che terminava come il Flatiron Building, cioè a punta e i vetri permettevano di vedere quasi a 180 gradi. Sula sinistra un grandissimo parco senza fine, con una stazione del treno in basso, una strada con marciapiede. Penso di prendere il treno che stava parcheggiato ma mi accorgo che si mette in moto e parte. Il treno era su una monorotaia e parte in orizzontale ma qualche metro dopo essere uscito dalla piccola stazione curva su se stesso e prosegue come se fosse una giostra. Scendo dabbasso e decido di farmela a piedi: sapevo di dover andare in un hotel che però distava circa 2 km ed era immerso nel parco più a nord. Camminando incontro mia madre e con lei attraverso la strada tenendola sottobraccio. Ci dirigiamo verso l’altro marciapiede, quello del lato della monorotaia e camminiamo, guardando i pochi negozi. Mi accorgo che dietro arrivano dei ragazzi e temo che ci diano fastidio. Mia mandare scompare e quelli si avvicinano ma fanno solo casino e vanno oltre. Mi sveglio, mi riaddormento dopo un po’ e proseguo il sogno dicendo a me stesso di essere arrivato in hotel. Quest’ultimo era nel verde ma tutto in cemento e un po’ decadente. Entro all’interno e c’è un bar per cui mi accomodo e ordino qualcosa. Dai vetri attiva qualcuno che conosco. Usciamo e andiamo a zonzo e mi riallaccio con la strada più a nord che da lontano mi fa vedere il palazzo dal quale vedevo la stazione. Mi sveglio.
L’altro sogno fatto stamattina. Avevo visto ieri sera un episodio della terza stagione di “Channel zero”, quella col clown assassino. Nel sogno sono nel salone di casa di mia madre. È notte ed è buio, dal muro esce un mostro; tuttavia l’istante prima della sua fuoriuscita qualcuno mi dice di attivare un sistema di difesa e immediatamente mi ritrovo avvolto in una sfera con il bordo spesso e bianco nella quale lui non entra. Temendo possa andare da qualche parte avvolgo il mostro nella sfera che diventa piccola piccola e poi dico “vieni, andiamo” e la sfera si appiccica alla mia schiena e non riesco a toglierla. Così vado nel corridoio che porta alle stanze da letto ma tutta la casa è al buio e avvolta dalla nebbia: anche nelle camere c’è la nebbia. La cosa mi inquieta. Nelle camere ci sono solo letti enormi e con qualcuno che dorme beatamente. Mi sveglio con un dolore al petto, forse dovuto alla posizione che avevo oppure ai problemi di stomaco.

domenica 26 aprile 2020

Le due case

Notte del 23 Aprile 2020: mi trovo in una casa dove mi stanno facendo una iniezione a una gamba: sembra una specie di ospedale. Mi sento meglio per cui decido di uscire. Riconosco che la casa è in realtà la vecchia baracca di mio nonno, situata a fianco della casa patronale e adibita in un primo tempo a porcilaia e poi a officina per la lavorazione del ferro di mio zio. Questa baracca aveva una stanzetta posteriore sempre chiusa con una porta di ferro esterna e ci sarò entrato un paio di volte durante la mia gioventù perché mi incuteva un certo timore: all’interno robaccia e legna accatastata. Ebbene, dall’interno di questa baracca adibita invece a una perfetta e pulitissima casa-ospedale esco a livello del terreno da una porta posteriore (non esistente  e al posto di una finestrella) e mi ritrovo sulla via Aurelia all’altezza dello svincolo di Chiarone, prima di Capalbio. A quell’altezza esiste realmente una grande casa proprio sulla strada, recentemente restaurata di fuori che però non ho mai visto dentro. Attraverso la via Aurelia (in realtà non si può per via dello spartitraffico e per via delle tante automobili che sfrecciano) ed entro in questa abitazione salendo un paio di gradini. L’interno era bellissimo: un enorme salone con tante finestre e, sotto ad ogni finestra un divanetto con statue che simulavano alcuni aspetti dell’attività umana: c’era chi ballava e chi aspettava il tram ad esempio; faccio un giro del salone. Dal lato opposto alla porta una seconda uscita portava in un giardinetto e, prima della porta per uscire, un disimpegno con un bagnetto. Mi accerto che ci sia l’acqua del lavabo  e difatti esce ma sento qualcuno che tira la catena nel wc (la porta di legno scuro era chiusa). Il giardinetto era forse quello del quadro che è in casa dei miei genitori? Non esco fuori, anzi mi giro e mi accorgo che c’erano delle scale quasi accanto alla porta che portavano al piano di sopra. Sotto le scale una cucina. Entro prima in cucina, prendo il caffè che vedo sulla tavola fumante e lo porto di  sopra: alla mia sinistra qualcuno dormiva nudo in un letto (non si vedevano però le nudità) e ,accanto al letto, una porta chiusa da un telo. Si apre il telo e qualcuno mi chiede se volessi entrare: c’era un  letto matrimoniale con un uomo che stava molto male all’interno e mi sembrava dormisse. Io dissi di no e mi sono svegliato. Sicuramente sogno spesso il terreno di mio nonno e ogni tanto, da fuori, anche la baracca. In realtà quest’ultima non c’è più poiché il terreno è stato venduto qualche tempo fa e ci hanno costruito una casetta. 

mercoledì 19 giugno 2019

Ragni gialli e blob

Sogno spesso il mio letto: dormo sul cuscino sinistro e nei sogni mi trovo su quel cuscino in genere. Verso le otto di questa mattina ho sognato che invece mi trovavo fra i due cuscini ed erano con la federa bianca. Anche il lenzuolo (come sempre del resto) era bianco e dal lenzuolo vedevo due buchi; da quei due buchi sono usciti due argenti giallo canarino che si sono leggermente ingranditi e hanno iniziato a ballare. Non ero impaurito ma poi mi sono accorto che si stavano ingrandendo e sono andato via, trovandomi all’esterno di una casa che dava in una strada dove c’era una fontanella. I mattoni sui quali si trovava questa fontanella erano rossicci ma non usciva acqua dal rubinetto. Mi accorgo di stare accanto a Rob. Ad un certo punto dalla feritoia dove l’acqua defluiva uscì una massa gelatinosa informe tutta rosa che ha preso la figura di un piatto, sempre rosa. Dico a Rob che doveva trattarsi di in blob, un fluido mortale e che dovevamo scappare anche perché si stava dirigendo verso di noi. Lui si avvicina a questo che nel frattempo si trasforma in una specie di pesce. Rob cerca prima di leccarlo e poi di toccarlo e io glielo impedisco ogni volta. Alla fine con una bacchetta tenta di togliere un lembo di questo pesce-blob (il quale nel frattempo sembra essersi fermato nei movimenti) ma mi sveglio per colpa dei vicini del piano di sopra, come sempre: sono le otto e venti. Prima di svegliarmi però ricordo di Vergil detto: “Stai attento! È molto pericoloso!”.
Elemento del giorno prima: abbiamo visto insieme il video di un orb che è comparso a casa sua.

domenica 7 gennaio 2018

Il muro di Simone e il fiume di fango

In due diversi sogni appare il concetto di muro. Nel primo mentre sto tornando alla mia attuale casa, mi accorgo che i vicini hanno sistemato lungo la via la grande siepe-parete di fichi d’India che riescono invece selvatici. Hanno fatto un buon lavoro e mi complimento con loro della riuscita. Nella realtà i fichi d’India crescono lungo i bordi di una collinetta (una spalletta) di proprietà di mio cugino Simone il quale non si interessa di sistemare: lasciata all’incuria, lungo gli anni ha in parte ristretto la strada per via di queste succulente che producono anche numerosi frutti. Nel sogno invece mio cugino stava erigenti un muro di sistemazione ma a circa due metri più su, ignorando totalmente la siepe di fichi d’India. Il muro era fatto molto bene e alzando lo sguardo dico a mio cugino che poteva scendere un po’ più giù per rendere migliore il luogo. Proseguo a camminare e noto nella campagna un fortino fatto di quattro mura al cui interno c’era la riproduzione del Chrysler Building e in quel momento va a fuoco facendolo crollare in pochi istanti tra fumo e fiamme. Elementi reali: un episodio della serie Black Mirror (stagione 4) appena visto in cui una coppia sale un muro di cemento armato che circonda la città ed è altissimo, simile quasi a quello di mio cugino Simone. In un sogno fatto stanotte mi trovo ai lati di un immenso fiume di fango, come alle pendici di un ghiacciaio: enormi zolle di fango secco che sembrano andare verso una voce, la quale, alla fine, è la Città Immaginaria. Io e mia sorella, assieme a qualcun altro che non riesco ad identificare, stiamo camminando lungo le sue rive. Mia sorella e l’altro salgono su una grande zolla e camminano saltando una una all’altra. Ad un certo punto una zolla si muove e mi viene in mente che questo fiume si muove anche se impercettibilmente e mi stupisco che si sia mossa in modo macroscopico quella zona, facendoli scivolare sporcandoli di fango; anche io alla fine passò sopra una pozzanghera e mi sporco. Il fiume infatti era formato da enormi zolle ma ogni tanto queste avevano del liquido attorno. Ricordo tutto a colori vivissimi. Abbiamo i nostri vestiti ormai lerci ma riusciamo ad arrivare alla città dove c’è molta gente. Mi volto indietro per vedere quello spettacolo: imponente il fiume sembra fermo ma il cielo si sta annuvolando e fulmini appaiono sopra di esso. Una nube scurissima sembra formare una tromba d’aria ma di colore nero. Io grido a tutti che c’è una tempesta in arrivo e tutti - compresi noi - scappiamo. Sulla nostra destra c’è un vicolo con un cancello aperto e alcuni bulli davanti i quali ci ignorano. Siamo solo io e mia sorella che entriamo: sappiamo che c’è alla fine di quel corridoio dagli alti muri bianchi una casa e difatti alla fine, dopo una porta a vetri, entriamo ma prima di entrare mi accorgo di una valigia dve all’interno c’è una graticola con un gattino incastrato dentro, senza che possa muovere le zampe, incastrate anch’esse volutamente. Decido di liberarlo ma solo dopo esserci lavati. Entrando all’interno iniziamo a spogliarci e vedo che c’è un altro gattino piccolo con addirittura le zappette legate con uno spago Bianco e immobilizzato. Lo libero subito sciogliendo i legacci. Mi accingo a fare lo stesso anche con l’altro di fuori e mi pongo la domanda di chi abbia torturato così selvaggiamente queste due bestiole. Elementi reali del sogno: ancora il concetto di muro; disegnando la piantina mi accorgo che visto dall’alto il fiume e le zolle sembrano un pezzo di colon con le feci all’interno. La tempesta di nubi nere assomiglia a una sequenza vista ieri di una mostra al Palazzo delle Esposizioni in cui un Minotauro dal corpo di giovane bellissimo espelle diarrea nera che prende corpo (scultura digitale di un collettivo di artisti su mega schermo).