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sabato 25 febbraio 2023

La scimmia nera

Stamattina alle 8 circa. Incontro i miei nipoti per una strada sconosciuta e mi accennano che si dovrebbe andare a prendere un drink in un locale. Entriamo in una specie di albergo tutto fatto di vetro con molta gente, tutta giovane. Uno dei miei nipoti esce all’esterno e si ferma a parlare con qualcuno: i ragazzi erano seduti ai tavolini di un bar esterno all’albergo. Dalla balaustra si vede un panorama marino bellissimo. Mi accorgo che c’è un sentiero sulla sinistra tutto roccioso che costeggia il mare dall’alto e mi incammino con dietro l’altro mio nipote. Mentre camminiamo vedo il mare sotto di noi bellissimo, a colori, e dico a me stesso che è davvero incantevole la foresta subacquea fatta di alghe e piante sottomarine (ricordo proprio la parola “foresta”). Ricordo anche il colore verde vivo e il movimento della vegetazione a causa delle correnti. Ad un certo punto scorgo in basso una scimmia nera umanoide che aveva avuto a che fare con un tizio e dico a me stesso che ho già fatto il sogno in cui c’era la scimmia e che questa sicuramente non mi avrebbe visto. Non so perché ma ero impaurito e non volevo farmi accorgere del timore da mio nipote che era dietro di me. In realtà non ricordo affatto di aver avuto un simile sogno (e lo ricordo proprio nel sogno) ma forse è un scusa per non aver paura. Invece la scimmia mi scorge e sale verso di noi. A quel punto si rivela essere intelligente e ci indica di proseguire in una rientranza sulla sinistra: era un negozio di souvenir locali. Infatti mentre la scimmia stava salendo mi sono accorto che c’erano molte sculture fatte di ferro, di legno, strane ma interessanti e nel negozio ce ne erano tante altre. Nel momento stesso in cui penso che la scimmia era un uomo travestito e i commercianti alla fine le escogitano tutte per vendere qualcosa mi sveglio con il mal di pancia. Il mal di pancia, leggero e diffuso, ce l’ho da qualche tempo di notte o comunque quando sono a letto. Ad ogni modo penso che dall’altro capo dell’isola che contiene la città immaginaria, c’è un mare calmo e infinito. 

lunedì 28 febbraio 2022

Corno inglese

Sogno di stamattina verso le ore 7:15, abbracciato a Max. Entro in camera da letto di mia madre e la vedo nel letto con una cornamusa in bocca che cerca di suonare. Mia sorella e in piedi vicino all'armadio e guarda ma non dice nulla. Io dico a mia madre che deve suonare più forte ma lei non ce la fa, così prendo io la cornamusa e le dico "Certo che non suona mamma: questo è un corno inglese!" (e invece è una cornamusa). Così prendo fiato e soffio nell'ancia e mentre mi svuoto i polmoni esce una fumo nero da una delle canne e assieme una specie di vestito nero di maglina. Mi interrompo per non sporcare il letto con le lenzuola bianche e dirigo la canna verso la finestra riprendendo fiato e, stavolta, la canna si stappa mandando fuori il nero all'interno. Alla fine dico che non suonava perché era da tanto tempo che nessuno lo faceva e ora il corno inglese era pulito. Elementi razionali della giornata precedente: mi sono addormentato con il pensiero di non avere più fiato. Sto correggendo un racconto scritto nel 2001 e il periodo in cui mi sembrava ambientato il sogno era proprio una ventina di anni fa.

mercoledì 2 febbraio 2022

Mamma e il ghepardo

Sogno di stamattina, verso le 6. Mi trovavo nella casa dei miei nonni in campagna: c’erano pochi mobili. Chiamavo mia madre ma non era in casa. Mi ero rifugiato li dentro poiché avevo visto in giro un gattino in coppia con un altro felino e avevo paura che quest’ultimo fosse un ghepardo. Esco fuori nell’atrio poiché sento passare una macchina: vedo mia madre che era stata accompagnata a casa da qualcuno e aveva in mano alcune stampelle con vestiti da tintoria appena ritirati. Era molto bella: vestita bene di blu e con la capigliatura che portava negli anni Ottanta. La vado ad aiutare e sono contento di vederla ma le dico di entrare subito a casa perché c’era un ghepardo in giro. Lei si volta e, vedendo il felino (che nel frattempo era cresciuto)  dice “No, quello è buono e carino” ma io mi accorgo che avrebbe voluto saltarle addosso e la porto dentro. Mi sveglio. Questo è il secondo sogno con mia madre in due giorni: l’altra notte (non ricordo i particolari) ho pianto nel sogno e poi - svegliandomi - ho continuato a piangere. 

(rif. https://giovanni-croce-private.blogspot.com/2022/02/oggi-da-nelson.html)

martedì 2 marzo 2021

I fili di pietra

Questa è una delle rare volte che non riesco affatto a comprendere un mio sogno; per assurdo che sia, in genere riesco a dimenarmi nelle volte della mia mente. Tuttavia stamattina, prima di svegliarmi alle 6:45, ho fatto questo sogno: il luogo è un terreno quasi incolto ma che non è quello solito di mio nonno. Eravamo io e mio padre seduti presso un albero e pioveva. So di essere arrivato in quel luogo alla fine di un altro lungo sogno ma non lo ricordo. Mentre piove mi accorgo di un grande cespuglio accanto coperto da una di quelle tele bianche che dovrebbero proteggere durante l’inverno le piante, tipo i limoni o i cactus. Ebbene, io e mio padre ci alziamo e gli indico alcuni rami sovrastanti che sarebbero da tagliare. Mio padre (il quale non ha mai parlato in alcun sogno fatto con lui da quando è morto e cioè da venticinque anni) dice: “Quando i fili di pietra smettono di cadere” e io, che non riesco a capire, mi sveglio di soprassalto e rimango qualche secondo a tentare di interpretare le sue parole. Quando lui dice la frase mi accorgo in quell’istante di vedere i rami sopra di me e l’acqua che scroscia cadendo da essi e - sempre in un istante - mi chiedo se le gocce di pioggia non siamo i fili di cui lui parla. Quali collegamenti con la vita reale? Domenica pomeriggio Flavio e mio nipote sono andati da Rossella per potarle le piante nel grande balcone di casa sua e lei aveva ricoperto con quella tela bianca leggera i vasi con le succulente durante tutto l’inverno, come nel sogno era coperto il cespuglio. Una cosa a cui non avevo pensato: nel sogno non mi avvicino a quel cespuglio ricoperto poiché credo sia una tela prodotta da ragni, che però non vedo. Eppoi, perché “di pietra”? Forse che l’acqua (che io filtro in casa per bere) ritengo sia di base calcarea? Però l’acqua della pioggia è quasi distillata. La mappa onirica non indica alcun collegamento con altre mappe, anzi mi sembra quasi smembrata, come fosse a sé, circoscritta. Oggi ho intitolato un mio libro d’artista come il titolo di questo post.

lunedì 8 febbraio 2021

Nino Taranto e la colla delle scarpe

Nel sogno noto che le mie scarpe nere si stanno per scollare e me ne vergogno perché devo andare all’Università o a un corso e temo che gli altri studenti le notino. Chiamo al telefono mia sorella chiedendole se mi compra la colla Artiglio e mi dirigo verso un palazzo, dopo aver parcheggiato la macchina ad un fast food. Incontro Rob il quale mi prega di accompagnarlo al Ministero dove lavora: è un militare e siamo vestiti tutti e due da militari, io per non dare nell’occhio, poiché non potrei entrare con lui. Lo ricevono due suoi amici commilitoni, un uomo e una donna: Rob lavora all’estero e quindi il suo posto viene conservato ma non c’è necessità che lui vada al Ministero. Non so quali affari sbrighi con i suoi amici e di cosa discutano ma io sono preoccupato perché il colonnello nell’altra stanza potrebbe scoprirci e difatti entra e subito mi chiama chiedendomi chi fossi. Mi interrompe uno dei due amici du Rob che dice essere ora di andare via e il colonnello li libera tutti tranne me poiché gli servo per una cosa. Rispondo “Signorsì maresciallo!” Ma volevo dire “colonnello” e lui si rivolge a me dicendo “Lo so che sei stanco ed è ora di andare via ma ti detto una lettera urgentissima, pertanto vai alla macchina da scrivere”. Mentre lo guardo mi accorgo che si tratta di Nino Taranto. Intanto gli altri tre se ne sono andati e, nel frattempo, ricevo un messaggio di Rob che mi scrive di sbrigarmi a tornare a casa perché verrà anche Claudio a trovarci. Il colonnello detta una lettera ma non riesco a capire cosa dica, per cui scrivo parole a caso, senza senso, le sottolineo con l’evidenziatore giallo e con la penna rossa. Una volta che ho completato gli porto il foglio ma non lo trovo. Mi sento chiamare da lui fuori la finestra: da due rampe di scale di marmo a semicerchio sta scendendo quella di destra con indosso un vestito di velluto rosso. Mi presenta alcune persone che si trovano sulla rampa di sinistra ma le ignoro completamente (nel frattempo mi sono tolto la divisa). Gli porgo il foglio e mi ringrazia. Lo saluto e salgo le scale ritrovandomi su altre scale, assieme a tanta gente che sale come me per almeno due rampe di piano, visitando stanze vuote di mobili ma piene di stucchi bianchi stile impero. Guardo ogni stanza, ogni particolare e finestra e dico a me stesso dove sia l’uscita; scorgo da dietro una porta-finestra con le persiane semichiuse la strada. Lascio perdere le altre persone che stavano iniziando a dirmi dove uscire e finalmente vedo la luce ma mi ritrovo in alto rispetto a dove eravamo prima e mi chiedo dove sia la macchina. Intravedo però il parcheggio del fast food e mi dirigo da quella parte. Mentre mi domando con molta ansia a che ora arriverò a casa perché devo andare a prendere la colla da mia sorella, arriva una telefonata di Rob che dice: “ Ma qui a casa improvvisamente un gufo ha iniziato a parlare! Ci siamo spaventati molto il e Claudio, tu ne sai niente?”, io però non rispondo e continuo a cercare la mia auto sempre più preoccupato del fatto che ancora non so quando arriverò a casa.il sogno è stato faticoso e lungo, avvenuto verso le 5 del mattino. Elementi razionali del sogno: ho notato al mattino che davvero le mie bellissime scarpe di cuoio nero e pelle di struzzo si stanno leggermente scollando; il gufetto che si trova sopra al divano e che avevo messo a posto di pomeriggio, di peluche, non ha la facoltà di parlare; avevo fatto vedere a Ross come si individua la macchina parcheggiata con l’app di Mappe perché ho sempre il terrore di dimenticare dove sia.

sabato 2 maggio 2020

La monorotaia e casa di mamma

Due sogni di cui io primo molto complesso, sognato qualche giorno fa. Pensavo di trovarmi a New York ma era una città densa di palazzi e moderna. Entro in un grande palazzo a vetri che terminava come il Flatiron Building, cioè a punta e i vetri permettevano di vedere quasi a 180 gradi. Sula sinistra un grandissimo parco senza fine, con una stazione del treno in basso, una strada con marciapiede. Penso di prendere il treno che stava parcheggiato ma mi accorgo che si mette in moto e parte. Il treno era su una monorotaia e parte in orizzontale ma qualche metro dopo essere uscito dalla piccola stazione curva su se stesso e prosegue come se fosse una giostra. Scendo dabbasso e decido di farmela a piedi: sapevo di dover andare in un hotel che però distava circa 2 km ed era immerso nel parco più a nord. Camminando incontro mia madre e con lei attraverso la strada tenendola sottobraccio. Ci dirigiamo verso l’altro marciapiede, quello del lato della monorotaia e camminiamo, guardando i pochi negozi. Mi accorgo che dietro arrivano dei ragazzi e temo che ci diano fastidio. Mia mandare scompare e quelli si avvicinano ma fanno solo casino e vanno oltre. Mi sveglio, mi riaddormento dopo un po’ e proseguo il sogno dicendo a me stesso di essere arrivato in hotel. Quest’ultimo era nel verde ma tutto in cemento e un po’ decadente. Entro all’interno e c’è un bar per cui mi accomodo e ordino qualcosa. Dai vetri attiva qualcuno che conosco. Usciamo e andiamo a zonzo e mi riallaccio con la strada più a nord che da lontano mi fa vedere il palazzo dal quale vedevo la stazione. Mi sveglio.
L’altro sogno fatto stamattina. Avevo visto ieri sera un episodio della terza stagione di “Channel zero”, quella col clown assassino. Nel sogno sono nel salone di casa di mia madre. È notte ed è buio, dal muro esce un mostro; tuttavia l’istante prima della sua fuoriuscita qualcuno mi dice di attivare un sistema di difesa e immediatamente mi ritrovo avvolto in una sfera con il bordo spesso e bianco nella quale lui non entra. Temendo possa andare da qualche parte avvolgo il mostro nella sfera che diventa piccola piccola e poi dico “vieni, andiamo” e la sfera si appiccica alla mia schiena e non riesco a toglierla. Così vado nel corridoio che porta alle stanze da letto ma tutta la casa è al buio e avvolta dalla nebbia: anche nelle camere c’è la nebbia. La cosa mi inquieta. Nelle camere ci sono solo letti enormi e con qualcuno che dorme beatamente. Mi sveglio con un dolore al petto, forse dovuto alla posizione che avevo oppure ai problemi di stomaco.

domenica 26 aprile 2020

Le due case

Notte del 23 Aprile 2020: mi trovo in una casa dove mi stanno facendo una iniezione a una gamba: sembra una specie di ospedale. Mi sento meglio per cui decido di uscire. Riconosco che la casa è in realtà la vecchia baracca di mio nonno, situata a fianco della casa patronale e adibita in un primo tempo a porcilaia e poi a officina per la lavorazione del ferro di mio zio. Questa baracca aveva una stanzetta posteriore sempre chiusa con una porta di ferro esterna e ci sarò entrato un paio di volte durante la mia gioventù perché mi incuteva un certo timore: all’interno robaccia e legna accatastata. Ebbene, dall’interno di questa baracca adibita invece a una perfetta e pulitissima casa-ospedale esco a livello del terreno da una porta posteriore (non esistente  e al posto di una finestrella) e mi ritrovo sulla via Aurelia all’altezza dello svincolo di Chiarone, prima di Capalbio. A quell’altezza esiste realmente una grande casa proprio sulla strada, recentemente restaurata di fuori che però non ho mai visto dentro. Attraverso la via Aurelia (in realtà non si può per via dello spartitraffico e per via delle tante automobili che sfrecciano) ed entro in questa abitazione salendo un paio di gradini. L’interno era bellissimo: un enorme salone con tante finestre e, sotto ad ogni finestra un divanetto con statue che simulavano alcuni aspetti dell’attività umana: c’era chi ballava e chi aspettava il tram ad esempio; faccio un giro del salone. Dal lato opposto alla porta una seconda uscita portava in un giardinetto e, prima della porta per uscire, un disimpegno con un bagnetto. Mi accerto che ci sia l’acqua del lavabo  e difatti esce ma sento qualcuno che tira la catena nel wc (la porta di legno scuro era chiusa). Il giardinetto era forse quello del quadro che è in casa dei miei genitori? Non esco fuori, anzi mi giro e mi accorgo che c’erano delle scale quasi accanto alla porta che portavano al piano di sopra. Sotto le scale una cucina. Entro prima in cucina, prendo il caffè che vedo sulla tavola fumante e lo porto di  sopra: alla mia sinistra qualcuno dormiva nudo in un letto (non si vedevano però le nudità) e ,accanto al letto, una porta chiusa da un telo. Si apre il telo e qualcuno mi chiede se volessi entrare: c’era un  letto matrimoniale con un uomo che stava molto male all’interno e mi sembrava dormisse. Io dissi di no e mi sono svegliato. Sicuramente sogno spesso il terreno di mio nonno e ogni tanto, da fuori, anche la baracca. In realtà quest’ultima non c’è più poiché il terreno è stato venduto qualche tempo fa e ci hanno costruito una casetta. 

giovedì 19 marzo 2020

Sogno nel sogno

Da alcune notti dormo a casa di mia madre che non sta bene, per fare compagnia a mia sorella. Mi sveglio ogni volta verso le 4 (mi addormento verso le 23). Avevo già sognato mia madre ma solo come ricordo della vita reale poiché ella sta malissimo, qualche sera fa, dormendo a casa mia (avevo incontrato nel sogno una mia zia -  Annafelice - nata nel 1899 e morta molti anni fa: stavo andando dietro casa mia e l’ho incontrata e l’ho abbracciata in lacrime e lei mi ha detto “Perché piangi?” E io le risposi perché mia madre stava molto male; non ricordo cosa rispose a proposito). Questa notte invece, nel sogno, io e mia madre tornavamo a casa a Roma da un paese, che sembrava essere il suo paese natale, Marcianise in provincia di Caserta. Insieme ci siamo ritrovati nella stazione di Aversa: una volta infatti andavamo spesso in treno e si poteva andare o cambiando linea ad Aversa oppure fermandosi a Caserta. In genere lei andava sempre a Caserta e la venivano a prendere le mie cugine; stavolta io e lei - tornando da Marcianise - ci siamo fermati nella stazione di cambio di Aversa. Nel sogno però non era una stazione e la città non appariva affatto quella: sembrava un aeroporto. Dovevamo però prendere il treno e dovevamo scendere da quello dove ci trovavamo ma io non ero riuscito a farla scendere e quindi abbiamo perso la coincidenza. Pregai tanto il capostazione di fermare ma ci intimò di non scendere dal treno in corsa e così non abbiamo potuto ritornare. Mi sono svegliato abbastanza angosciato anche se mia mandare nel sogno stava bene. Mi sono alzato perché avevo freddo, sono andato nella sua camera da letto e l’ho coperta. Io ho preso per me un secondo copriletto. Mi sarò riaddormentato verso le sei e stavolta ho sognato che eravamo io e Rob che dovevamo prendere un aereo in coincidenza: eravamo su un treno o comunque un veicolo il quale ci fermò alla stazione di scambio. Nell’andare a prendere in perfetto orario il veicolo (forse un aereo) mentre andavamo ho raccontato a Rob il sogno fatto di me e ma madre che avevamo perso la coincidenza. Dissi: “Vuoi vedere che anche a noi capiterà come nel sogno fatto?”. E mentre andavamo non riuscimmo ad arrivare in tempo e perdemmo il volo o comunque la partenza. Mi sono svegliato non troppo angosciato stavolta ma stupito: come era possibile ricordare un sogno in un altro sogno?

giovedì 16 maggio 2019

Il tacchino vaporoso e mia nonna

Ho fatto due sogni in due netti diverse. Nel primo dormivo nel mio letto sopraelevato ma non ero qui a casa mia attuale bensì a Trigoria dove il letto confinava con il muro a sinistra anziché a destra. Ho sognato di svegliarmi durante la notte e di avvertire la presenza sopra di me di una massa grigia e vaporosa, quasi color cenere. avevo paura a guardare in alto poiché questa parlava ma non ricordo cosa dicesse. Volli non dargli peso ma poi ho considerato che si trattava di un enorme tacchino che si teneva sulle sbarre di legno del letto e io ci stavo sotto. Decisi di continuare a dormire poiché non ero neppure sicuro di stare nel sogno ma poi improvvisamente mi chiesi: "e se il tacchino-entità defecasse?". Con questa idea non riuscii ad addormentarmi (nel sogno, credo) e voltandomi a destra vidi in effetti sul lenzuolo di colore bianco sul quale dormo sempre un po' di escrementi anche se piccoli. Dissi ad alta voce: "Puoi spostarti più a destra?" e il tacchino-entità vaporoso a malo modo si spostò.
Il secondo sogno, avvenuto tre notti dopo mi vede essere nella mia attuale casa ed ero sveglio e in piedi nell'attuale sala da pranzo che una volta era la camera d aletto dei miei nonni paterni. Dove ho il divano c'era un grande albero bianco con molti rami, tipo una betulla ma dalla forma di olivo e con molte foglie verde scuro. Dalla finestra sulla sinistra vedevo di essere come al terzo piano e comunque da lontano una strada sopraelevata della mia Città Immaginaria (ora abito al piano terra). Mia nonna parlava e in genere i miei morti non parlano mai. Diceva: "Fai potare questo albero ma chiama un professionista però!" ed io pensai che sicuramente l'avrei chiamato ma che avrei anche imparato a potare così in seguito lo avrei fatto io da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Elementi razionali dei sogni: nel primo durante l'atto di prendere sonno misi le mani sotto la testa e a pancia in giù e dissi che quella posizione era la mia preferita per la schiena: nel sogno mi trovavo così. Nel secondo invece dovevo davvero potare l'ulivo nel giardino.

domenica 7 gennaio 2018

Il muro di Simone e il fiume di fango

In due diversi sogni appare il concetto di muro. Nel primo mentre sto tornando alla mia attuale casa, mi accorgo che i vicini hanno sistemato lungo la via la grande siepe-parete di fichi d’India che riescono invece selvatici. Hanno fatto un buon lavoro e mi complimento con loro della riuscita. Nella realtà i fichi d’India crescono lungo i bordi di una collinetta (una spalletta) di proprietà di mio cugino Simone il quale non si interessa di sistemare: lasciata all’incuria, lungo gli anni ha in parte ristretto la strada per via di queste succulente che producono anche numerosi frutti. Nel sogno invece mio cugino stava erigenti un muro di sistemazione ma a circa due metri più su, ignorando totalmente la siepe di fichi d’India. Il muro era fatto molto bene e alzando lo sguardo dico a mio cugino che poteva scendere un po’ più giù per rendere migliore il luogo. Proseguo a camminare e noto nella campagna un fortino fatto di quattro mura al cui interno c’era la riproduzione del Chrysler Building e in quel momento va a fuoco facendolo crollare in pochi istanti tra fumo e fiamme. Elementi reali: un episodio della serie Black Mirror (stagione 4) appena visto in cui una coppia sale un muro di cemento armato che circonda la città ed è altissimo, simile quasi a quello di mio cugino Simone. In un sogno fatto stanotte mi trovo ai lati di un immenso fiume di fango, come alle pendici di un ghiacciaio: enormi zolle di fango secco che sembrano andare verso una voce, la quale, alla fine, è la Città Immaginaria. Io e mia sorella, assieme a qualcun altro che non riesco ad identificare, stiamo camminando lungo le sue rive. Mia sorella e l’altro salgono su una grande zolla e camminano saltando una una all’altra. Ad un certo punto una zolla si muove e mi viene in mente che questo fiume si muove anche se impercettibilmente e mi stupisco che si sia mossa in modo macroscopico quella zona, facendoli scivolare sporcandoli di fango; anche io alla fine passò sopra una pozzanghera e mi sporco. Il fiume infatti era formato da enormi zolle ma ogni tanto queste avevano del liquido attorno. Ricordo tutto a colori vivissimi. Abbiamo i nostri vestiti ormai lerci ma riusciamo ad arrivare alla città dove c’è molta gente. Mi volto indietro per vedere quello spettacolo: imponente il fiume sembra fermo ma il cielo si sta annuvolando e fulmini appaiono sopra di esso. Una nube scurissima sembra formare una tromba d’aria ma di colore nero. Io grido a tutti che c’è una tempesta in arrivo e tutti - compresi noi - scappiamo. Sulla nostra destra c’è un vicolo con un cancello aperto e alcuni bulli davanti i quali ci ignorano. Siamo solo io e mia sorella che entriamo: sappiamo che c’è alla fine di quel corridoio dagli alti muri bianchi una casa e difatti alla fine, dopo una porta a vetri, entriamo ma prima di entrare mi accorgo di una valigia dve all’interno c’è una graticola con un gattino incastrato dentro, senza che possa muovere le zampe, incastrate anch’esse volutamente. Decido di liberarlo ma solo dopo esserci lavati. Entrando all’interno iniziamo a spogliarci e vedo che c’è un altro gattino piccolo con addirittura le zappette legate con uno spago Bianco e immobilizzato. Lo libero subito sciogliendo i legacci. Mi accingo a fare lo stesso anche con l’altro di fuori e mi pongo la domanda di chi abbia torturato così selvaggiamente queste due bestiole. Elementi reali del sogno: ancora il concetto di muro; disegnando la piantina mi accorgo che visto dall’alto il fiume e le zolle sembrano un pezzo di colon con le feci all’interno. La tempesta di nubi nere assomiglia a una sequenza vista ieri di una mostra al Palazzo delle Esposizioni in cui un Minotauro dal corpo di giovane bellissimo espelle diarrea nera che prende corpo (scultura digitale di un collettivo di artisti su mega schermo).

venerdì 21 ottobre 2016

Il gatto che ride e mia nonna

Siccome stanotte verso le 3 il vicino del piano di sopra mi ha svegliato, avevo caldo e in più mi sarei dovuto svegliare alle 5:30 per andare a Giulianova (TE), ho cercato di riaddormentarmi di nuovo, con i soliti dolori muscolari per la palestra dell'altro giorno. Avevo appena fatto un sogno in cui, presso un muro, mio nonno e mia nonna materni mi passavano accanto. Io riconobbi mia nonna dai capelli bianchi arroccati dietro e cercai di incontrarla. Non l'avevo mai sognata prima d'ora e mi ha molto infastidito il rumore dei talloni dei piedi nudi del mio vicino che battevano senza rispetto sul pavimento. Ad un certo punto è pure scattato il suo allarme perché ha inavvertitamente aperto le tapparelle elettroniche. Forse aveva caldo anche lui. Una volta riaddormentato mi sono ritrovato in un letto, coperto da un piumone bianco. Vicino al letto sedeva Robo il quale mi avvisò che il suo gatto Sammy voleva essere accarezzato da me. "Sta salendo sul letto, fallo entrare: ti riscalderà", disse e io aprii il piumone facendolo accomodare dentro. Ero in mutande e sentii il pelo del gatto passare vicino alla mia gamba e accoccolarsi ai miei piedi. Sentivo le sue fusa e ho immaginato fosse contento ma ad un certo punto sento che azzanna con le unghie e i denti il mio piedi destro. Al che dico "Mi sta facendo male al piede!" e Robo lo invita ad uscire; quello allora scende dal letto e mi accorgo che quest'ultimo era in strada. Scendo dal letto e vedo il gatto Sammy andare vicino ad un'altra strada e guardare un paio di altri gatti che miagolano l'un con l'altro e scompaiono dietro una siepe. Ad un certo punto il gatto Sammy inizia a ridere sommessamente e la cosa mi diverte moltissimo. Chiedo a Robo "Ma cosa ride?" e quello risponde "Non so, chissà cosa si saranno detti quei due altri gatti..." e mentre penso a questa osservazione così divertente vedo sempre dalla stessa strada venire verso di noi un uomo e una donna accompagnati da uno gnu che però cambiano man mano aspetto mentre si fanno più vicini assomigliando a dei mostri-elfi, con tante orecchie a forma di piccolo imbuto e verdi-rosse. "Scusate", dico loro, "mi sembrate quasi... degli elfi." e quelli mi ignorano ma sembrano non essere infastiditi affatto dalle mie parole; si fermano e parlano con Sammy il gatto. Io e Robo così ci dirigiamo verso un grande tavolo quadrato e ci sediamo. Io gli dico "Lo sai che prima ho visto mia nonna materna?" e mentre dico questo una donna accanto a me mi prende il braccio ed esclama"Tu hai visto tua nonna? Vieni con me che ti offro qualcosa di buono da bere!" e mi conduce non lontano e ordina due drink. Io le dico che ero in compagnia e lei risponde "Il terzo pagatelo da solo!" e chiedo al gestore quanto devo pagare. Egli risponde "7 e 8". Io penso che sia 7,80 Euro ma poi mi rendo conto che è troppo per quel drink e glielo dico. Quello stringe le spalle. Cerco i soldi e in tasca ho tre monete da due Euro, una da un Euro poi 50 centesimi, 1 moneta da venti e una dieci ma non voglio darglieli. La donna mi intima a prendere il mio drink che ha offerto ma io senza il drink da portare a Robo non mi muovo e non voglio pagare quell'uomo. Alla fine mi sveglio. Mi rimangono in mente soprattutto i numeri di cui sopra. Sono le 5, così mi alzo e basta.

lunedì 29 agosto 2016

gal22

Allora, iniziamo dicendo che  in questo periodo sto leggendo molti testi di cabalistica e Spinoza (quest'ultimo non ho mai smesso di studiare) e tuttavia ho pensieri riguardo il momento in cui non ci sarò più, preparando quasi la mia dipartita molto meticolosamente. In questa preparazione sto scrivendo una specie di manuale da utilizzarsi quando qualcuno viene a mancare: una summa di frasi non soltanto spinoziane ma inerenti il conforto di chi rimane. Nel redigere questo testo, raccogliendo i periodi, sentivo che mi mancava un riferimento del Nuovo Testamento ma non sapevo ancora quale. Stanotte, prima di alzarci alle 5:45 per andare in Corsica, ho avuto un incubo: ho sognato di dormire e accanto a me c'era una collega, una signora di mezz'età alla quale sono molto affezionato. Durante il sonno, nel sogno, mi sveglio poiché avverto un rumore. Glielo faccio presente ma dice di continuare a dormire; cerco di addormentarmi di nuovo ma, quando chiudo gli occhi, percepisco una presenza vicino al letto, un'ombra, la quale mi dice qualcosa che non riesco a ricordare: sembrava mia cugina Laura. Mi spaventava il fatto che sapevo che mia cugina fosse in vacanza in Sardegna (l'ho vista appena tre giorni fa) e ho iniziato a gridare ma la voce non veniva fuori. Devo essermi svegliato (sicuramente poiché Rob mi ha detto che ho urlato durante il sonno tanto da spaventare il gatto) ma ho ripreso a sognare. Stavolta ero in un negozio di elettricità e cercavo dei materiali per mettere a posto il sistema elettrico della casa della mia collega. L'impiegato mi chiede se deve anche preparare un computer. Gli rispondo di sì e allora lui mi chiede una password. Non la ricordo è così apro un foglio con un elenco di tante password. Nel sogno casualmente passa di là anche Rob e mi faccio aiutare da lui a cercarla. Non ci riusciamo ma poi, da quell'elenco, ne scorgo una. "Eccola! È questa!", dico. La password era gal22. Mi sveglio. Durante il viaggio verso Livorno per prendere il traghetto, cerco il capitolo 22 della Lettera ai Galati di San Paolo ma la lettera ha solo 3 capitoli e, con mia sorpresa, solo versetto 22, incorporato nel secondo capitolo. Esso recita così: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.". Mi ritengo soddisfatto del sogno.

giovedì 16 giugno 2016

La pipì rosa e il sogno nel sogno

Dunque, inizio dicendo che finalmente ho fatto un sogno come non ne facevo da mesi (o forse da anni): lunghissimo, in più parti, colorato e con una particolarità assurda; forse un sogno lucido? Non ne sono sicuro. Mi trovo per lavoro ad Urbino. Riguardo al colore del titolo, ieri - scrivendo sul gruppo Playmobil Italia su Facebook, un utente ha dichiarato di voler cercare la linea rosa delle casette Playmobil, linea che io ho, non completa ma abbastanza numerosa in oggetti. Ecco il sogno: ricordo che stavo in Olanda ma non mi sembrava tale, anzi nell'insicurezza di trovarmi in quel Paese la mia mente si è come librata in alto guardando giù e ha formato una mappa in cui vedevo distintamente e a colori l'Italia e la ex-Jugoslavia ma il mare Adriatico univa quasi le due rive, mi sembrava essere in un lontano futuro. Tornato nella mia mente sapevo di dover andare a cena e mi diressi verso la sala da pranzo in una casa a metà tra l'essere un appartamento e un giardino. Il tavolo era ovale e - oltre me - c'erano un uomo, sua moglie  e un'altra donna più giovane. Mi conoscevano tutti ma sentivo di essere un ospite. dopo la prima portata sento di dover andare in bagno a fare pipì, per cui mi alzo con disappunto della padrona di casa e sento che lei e il marito parlavano di me: egli mi difendeva dicendo che se uno deve andare in bagno all'improvviso non è sconveniente affatto. Il bagno si trovava al piano di sopra ed era una cameretta piccola con due finestre e una porta: la finestra a sinistra era completamente aperta e quella davanti al cesso aveva delle veneziane dalle quali si poteva vedere un corridoio. Accostai la porta ma mi accorsi che il marito della donna era salito e doveva anche lui andare in bagno. Senza essere affatto infastidito inizio a fare pipì e questa mi esce rosa. Io mi impaurisco e l'uomo, che si rivela essere un medico si accorge della cosa e, sporgendo dalla finestra al'interno del bagno, me lo prende in mano mentre continua a fluire la pipì e dice "Scusa ma sto eseguendo una PCR in diretta per vedere cosa sia questo strano colore". Mi accorgo che il mio membro non era affatto quello che ho oggi ma di un ragazzino assai giovane, prepubere quasi. Poi me lo lascia e dice: "Niente di grave ma fatti fare le analisi in ospedale quando puoi, vai pure a Parigi". Poi se ne va da qualche parte su quel piano e in un istante mi accorgo che era la Francia e non l'Olanda il Paese in cui dovevo essere ma nessuno parlava francese. Mi ritrovo così nudo e decido di scendere per proseguire la cena ma che davvero era sconveniente scendere spogliato completamente e prendo un gruppo di fogli uniti da un filo e me lo metto attorno alla vita come un abitante delle isole hawaiane. Appena scendo dico alla signora "Le servivano questi fogli?", lei mi guarda male e fa no con la testa. Mangio una minestra e dopo tutte e due mi dicono che dobbiamo andare e mi avrebbero riportato a casa. Mi spoglio della carta e mi vesto elegante con giacca e cravatta. Prendiamo una macchina e andiamo via: alla guida c'era la signora, con accanto la ragazza più giovane. La macchina mi sembrava una Skoda gialla del'Europa dell'Est. Mentre fino a quel punto il sogno si era rivelato calmo e normale, guidando la signora incappa in un leggero traffico e dentro un tunnel. L'auto si ferma e io vedo accanto a lei un macchinario gigantesco e rosso che - senza alcun rumore - impianta nell'asfalto un enorme cuneo e muove i suoi immensi ingranaggi nel tentativo di smontare un intero gigantesco palazzo. Io scendo dalla macchina per avvisare gli operatori che ce ne erano altre ma non sembrava ci fosse qualcuno a muoverlo. Mi divincolo tra i bracci meccanici, ho paura che uno di questi mi possa colpire o che crolli un soffitto di cemento armato ma il tempo di passare attraverso questi e si crea una nuvola di polvere e capisco che è crollato tutto. Cerco di andare fuori ma penso che la macchina con le due donne era ferma e torno indietro: l'auto aveva il tetto come segato via e le due donne erano sedute sui sedili apparentemente senza vita. Mi avvicino ma mi accorgo che sono vive e una di loro dice "Ci dovranno ripagare! Di sicuro!". In quel frangente capisco che il macchinario (scomparso ora) era teleguidato e che non avrebbe ucciso nessuno ma tutto attorno era distrutto. Mentre andiamo verso un lato del luogo che si rivela essere su un ponte, vedo arrivare tutti i miei passati ed attuali amici, trai quali ricordo Jim Cow e il suo compagno e i Vongoli, tutti coinvolti nel casino appena successo e con i vestiti rovinati e impolverati. Chiedo loro come stiano e rispondono che stanno tutti bene ma che tanto era inutile che avessero i vestiti in ordine poiché stanno andando a una festa. "Vieni anche tu vero?" io guardo le due donne che mi fanno segno di andare e ci dirigiamo a piedi verso una direzione, attraversando ponticelli e fiumiciattoli: sono comunque un po' scosso e affaticato, mi sento anche dolorante per i continui movimenti che avevo dovuto fare per schivare i bracci meccanici. Mentre cammino telefono con il cellulare a mio fratello e gli dico che ho avuto un incidente, non mortale e che non sono ferito. "Dove sei ora? Ti serve aiuto?" mi fa ed io tentenno, poi rispondo "No, aspetta: scusa, mi sono sbagliato. Questa informazione non è reale perché ti ho appena detto quello che mi è accaduto nel sogno, quindi stai tranquillo" e lui riattacca dicendo "OK, torna presto". Metto il cellulare in tasca e penso che se mi svegliassi in quel momento potrei davvero vedere che non era che un sogno e che non ero dolorante e affaticato. Difatti mi sveglio: la stanza è al buio. Prendo sonno subito dopo e mi ritrovo all'ingresso di una villa, con gli amici che stanno entrando, sempre tutto a colori con una bella luce. Gli amici si disperdono fra gli invitati: capisco che era una festa in cui si stava tutti in mutande con grande semplicità, uomini e donne (riconosco anche le due donne). Non mi vergogno affatto anche se ero l'unico con un vestito blu e camicia bianca elegantissimo. Mi guardavano tutti e decisi di andare in una stanza a spogliarmi in santa pace. La villa era molto bella: al piano superiore c'erano mobili antichi e un canetto che sgattaiolava in ogni dove. Mentre inizio a spogliarmi entrano alcuni amici e riconosco uno dei Vongoli con tanti tatuaggi addosso:in realtà non ne ha neppure uno e vedo che se li era fatti fare recentemente. Mi accorgo allora che uomini e donne avevano innumerevoli tatuaggi, tutti stranissimi e qui si tramuta ogni cosa in bianco e nero, non più a colori com'era prima. Mi tolgo i pantaloni che appoggio su una poltrona e mi prende un colpo: le mie mutande bianche avevano leggere picchiettature rosa: quelle della pipì che evidentemente le aveva colorate. Non sapevo come fare e mi vergognavo moltissimo. Nessuno se ne era accorto. Alla fine decido di togliermele: sarei stato nudo ma senza tatuaggi addosso e la mia pelle era bianca. Così, deciso di andare nella stanza dove sentivo la musica e tutto rimaneva in bianco e nero. Mi sveglio con il rumore del condizionatore nella mia stanza di albergo e che avevo spento ieri sera. So di essermi sevgliato più volte di querlla che ricordo esattamente a metà del sogno. Elementi che potrebbero aver indotto la storia: mi sono ricordato domenica sera, parlando con Robo di due vecchissimi amici di quasi venti anni fa che partecipavano alle feste del Vongoli (e che erano presenti nel sogno anche se parzialmente nascosti); la strage di Orlando e il Pulse, forse ma soprattutto proprio ieri pomeriggio ho rivisto il libro Paesaggi di Tullio Pericoli e acquistato Robinson Crusoe illustrato sempre da di Tullio Pericoli nell'edizione Adelphi.


martedì 11 marzo 2014

Pater

Sognato mio padre di mattina presto. Ero al telefono con lui, la sua voce era nervosa. Ricordo che doveva prendere un aereo o forse fare un viaggio ma non faceva in tempo ed io mi sono intristito. Oggi tutto il giorno stato male.

lunedì 20 gennaio 2014

Fulmini e lupo mannaro

Mi accorgo che sono riusciti a scassinare la mia auto e il vetro dalla parte del guidatore è in frantumi. Vado a controllare nel cassettoni che non abbiano preso le chiavi di casa e le ritrovo al loro posto. Mi trovo fuori casa di mio nonno, in campagna. Prendo queste chiavi e vado a casa di mio nonno ma mentre entro noto che molte persone stanno entrando nell'attiguo locale delle fontane. C'era una lunga fila di gente che entrava e usciva. Mi avvicino anch'io e vengo a sapere che mio zio Domenico è morto e si trova adagiato lì, sopra ad una lastra di marmo. Entro e lo trovo riverso a faccia in su, morto. Me ne dispiaccio moltissimo ma non mi sveglio, nonostante il dolore che provo. Una volta uscito mi viene incontro una ragazza; credo di conoscerla ma non ne sono sicuro, mi sembrava del nord Europa. Mi dice di accompagnarla verso il bosco di pini. Ora l'esterno del piazzale della casa di mio nonno cambia e ci sono molti alberi di pino marittimo altissimi, immensi. Comincia a piovere e dico alla ragazza di non metterci sotto gli alberi per via dei fulmini. Inizia a grandinare ed io sono preoccupato poiché prevedo tempesta. Raccolgo un chicco di grandine ghiacciato grande quanto una pallina da golf e lo mostro alla ragazza. Lei comunque non se ne preoccupa nonostante inizi a piovere ancora più violentemente. Mi accompagna dentro il bosco di pini ed io tempo che da un momento all'altro arrivi un fulmine. Guardo in alto verso il buio delle fronde e sono colto da un lampo accecante e capisco che un fulmine ha colpito la sommità degli alberi. Un grosso tronco cade e viene verso di noi e si ferma  a pochi centimetri dalla mia faccia, con il tronco fatto a punta, come un paletto gigantesco, Chiudo gli occhi e mi ritrovo essere una grande testa di lupo. Non so come ma il mio fantasma prende questa testa di lupo e incide con i denti due ferite in due bei ragazzi che si avvicinano. Quelli, spaventati poiché capiscono di poter diventare a loro volta lupi mannari, fanno per avventarsi contro di me ma io gli dico che sono un fantasma e quelli non possono fare nulla. Allora si rivolgono alla ragazza di prima e, strappandomi di mano la mia stessa testa di lupo, con i denti la feriscono sui due seni. Mi sveglio e la giornata è pessima e piove a dirotto. Elementi razionali: dei vetri a pezzi di un finestrino di una auto presumibilmente rotti da un ladro sotto casa di mia madre ieri e il fatto che sto scrivendo un piccolo corto teatrale che ha a che fare con una lupa mannara.

mercoledì 21 agosto 2013

L'abbraccio

Ricordo solo qualche brano di un sogno lunghissimo fatto stanotte. La parte precisa è avvenuta dopo le 7,30 poiché mi sono riaddormentato. Ero in un luogo imprecisato, forse la Città Immaginaria che sogno spesso, in cunicoli e corridoi. Nulla di negativo, un colore arancione sparso qua e là. Incontro mio padre il quale mi parla per la prima volta d quando è morto (era il 1996) poiché gli chiedo come va e lui risponde che non va benissimo ma non si può lamentare. In un impeto di affetto, stupito nel sogno di questo avvenimento e anche della risposta data, lo abbraccio teneramente e lui se ne stupisce ma accetta l'abbraccio silenzioso. 

martedì 10 gennaio 2012

La mosca rossa e il paesaggio

Non avrei dovuto mangiare ieri sera il prosciutto crudo per cena perché sapevo che mi avrebbe fatto avere sete. Difatti sono andato a letto alle undici e mezzo ma all'una di notte mi sono svegliato con l'arsura. Mi sono svegliato dopo aver concluso un sogno. Mi sono alzato, ho bevuto e sono tornato a letto e verso le cinque e quaranta mi sono svegliato da un altro sogno. Nel primo sogno mi ritrovo nella casa dei miei, quando era composta da due appartamenti: ero in quello che sarebbe stato nella realtà il salone (composto da due stanza) ma nel sogno era una stanza da letto di un albergo e il letto era di fronte alla grande finestra che dava sulla stradina sotto che a sua volta conduceva in garage. La casa è al primo piano. Il colore era verdino, come di ospedale. I muri erano lisci e non 'cera nessun quadro. Mentre vado verso il letto vedo Almar che viene verso di me (Almar non lo vedo da quasi un anno) che mi dice di ascoltare un brano su CD. Era un CD che però proiettava la canzone sul muro, come un visore e la canzone era un remix di Madonna ma tipo un bootleg, cioè composto da più canzoni tra le quali riconosco nel sogno Holiday, che devo aver sentito nella realtà il giorno stesso. Ad Almar piaceva molto Madonna ed io vedo un pezzo di video poi Almar mi dice di mettermi a letto e inizia a spogliarmi ma sotto i vestiti ho già il pigiama. Mi stendo sul letto quando vedo arrivare dall'altra stanza mia madre che aveva solo le mutandine ed era nuda dalla cintola in su, con il seno quasi inesistente, come avvizzito e un grande triangolo bianco rovesciato con la punta in giù al posto del cuore. Mi dice qualcosa ma non capisco: ha anche i capelli verdi e la stessa carnagione è olivastra. Mi giro verso Almar e mi guarda senza capire poi mi volto verso mia madre me è scomparsa e così faccio per mettermi sotto le lenzuola infilando anche i piedi con i calzini dentro ma mi accorgo che sul mio calzino destro c'è appoggiata una enorme mosca rossa che inizia a volare pian piano. Sono impaurito perché non l'avevo vista e Almar dice di non preoccuparsi e prende un cacciascope, di quelli che si usavano, con la retina. Io mi alzo e noto che il muro è rovinato e ci sono alcuni insetti sul soffitto ma piccoli e non si muovono. Mi rigiro verso Almar ma non è più lui e noto che l'uomo dice di non temere, che nel suo albergo non si è mai lamentato nessuno e cose del genere. Io lo saluto ed esco. Ho molta sete. Mi sveglio un istante ma il sogno mi riprende, così cerco di uscire dal sogno, lo faccio ma ci rientro e poi definitivamente mi sveglio. Accendo la luce e vado in cucina. Mi riaddormento e sogno di stare in un centro ricerche dove mi fanno visitare con grande precisione tutte le stanze, poi capisco che sono lì per fare degli esami: ho fatto solo il primo di matematica e so che dovrò restare lì per altri tre anni. Con una scusa convinco una mia collega a farmi visitare la parte esterna del centro ed ella mi fa uscire da una porticina che dà in una grotta. Ci dirigiamo verso l'esterno della grotta e usciamo in una conca gigantesca con moltissimi buchi sulle pareti, come i Sassi di Matera. Non ho mai avuto un sogno così steso e grande. Tutto è luminoso ma non abbagliate, a colori e vedo il verde dei cespugli. La mia collega mi guarda e sorride. Mi sveglio e attendo cinque minuti. Impedisco alla sveglia di suonare e mi alzo. Devo andare a Napoli per lavoro. Ho avito la nausea tutto il giorno e una strana malinconia. Ieri sera ho visto il primo episodio di un telefilm degli anni Sessanta, "The Time Tunnel" in cui ad un senatore gli fanno visitare questo centro di ricerche avveniristico ed io ho pensato che era una fortuna per lui essere trattato così bene. Sabato sera ho presentato al mio amico Ric i miei quadri 3D e li ho fatti vedere al mio amico Oliver. Sono rossi e verdi.

sabato 7 gennaio 2012

La patente e il libretto

Il sogno di stanotte mi ha visto andare in spiaggia, in Sardegna, con i miei, anche se credevo fosse la Sardegna ma in verità era più una spiaggia americana, con una grande battigia e case sulla costa a mo' di tanti telefilm americani. Una di queste case era la nostra e la tanta gente che ci attorniava era formata da tanti nostri amici. Mio padre viene verso di me con una specie di taccuino in mano. Mi dice che in realtà è una patente di un tizio che l'ha persa e mi dice di leggere bene il nome. Io leggo e vedo che si tratta di un certo Ugo Infinito. Almeno credo che il nome di battesimo sia Ugo; tuttavia ho grandi brividi a leggerlo e gli chiedo cosa significhi ma mi mio padre se ne va in giro allontanandosi e poi capisco il perché: stavano venendo verso casa nostra dei carabinieri che ci chiedono se avessimo trovato una patente di guida. Io nego e uno di loro mi dice che ha appena arrestato un tipo sospetto solo perché stava passeggiando. Capisco che sono pericolosi ma cerco di ignorarli: quelli poi dopo e ne vanno. Ho in tasca il libretto-patente ma non trovo più mio padre. Mi sveglio alle otto circa e mi riaddormento: mi sarei dovuto alzare verso le nove passate per venire dal mio amico Ric, in campagna. Il secondo sogno mi trova all'interno di un grande magazzino d cose usate che vendeva anche dei libri a pochissimo. Tra i tanti volumi trovo un volumetto piccolissimo e nero, di circa sei centimetri. Al suo interno leggo che contiene molte poesie di un poeta vissuto nei primi del Novecento, credo il 1911; leggo una di queste poesie e mi stupisco di quanto sia contemporanea: non era neppure una poesia futurista ma almeno degli anni Sessanta. Ne leggo altre e, tra la sorpresa di aver trovato un bel libro e il fatto che sarebbe costato un euro, mi metto a piangere copiosamente. Scorgo da lontano mia madre e non mi vede e in cuor mio faccio un sospiro così penso ce non mi abbia visto piangere. Mi sveglio con i solito dolori di schiena alle ne e quaranta. Mi sento molto bene. Elementi razionali sono: i telefilm del mistero che sto vedendo in questo periodo, tipo Haven, e la caccia ai libri di un certo rilievo e antichi che mancano alla mia collezione.

martedì 6 dicembre 2011

La camera di mamma e la busta

Questa notte ho avuto un po' di febbre: ieri mi era preso un dolore allo stomaco e un attacco di dolore intestinale. Dopo i fermenti lattici sono andato a letto e stamattina mi sono svegliato bene, anche se in ritardo verso le 9. Ricordo solo che mi trovavo nel sogno nella camera di mia madre, quando noi fratelli eravamo piccoli. C'erano molti ragni neri sulle pareti, tutti finti ma con le ragnatele vere. Io allora strillavo a mia madre perché facesse pulizia e mentre parlavo, ho visto un ragno vero camminare: aveva il corpo rotondo e fece un balzo verso di me, tentando di venirmi addosso. Io cercavo di evitarlo. Non ricordo altro tranne che prima di entrare in camera mi trovavo in una specie di officina con vicino un ragazzo nudo bellissimo e seduto e quindi non ne vedevo le nudità. Quello, ridendo, mi dà una busta trasparente piena di un liquido biancastro che riconosco essere sperma. Mi rendo conto che si tratta di qualcosa di pericoloso e me la metto in tasca uscendo dall'officina e dirigendomi verso un cassonetto per buttare quella busta. Vedo allora che molta gente mi guarda perché ha capito che uscivo da quell'officina dove doveva esserci un ritrovo di prostituti e mi sento osservato. Non ne trovo uno finché non arrivo vicino ad una fermata della metro (riconosco la città immaginaria) e vado per prendere la metro, rendendomi conto di essere seguito. Poi mi trovo, appunto, in camera di mamma. L'unico elemento razionale che riconosco è la scultura che ho fatto di cui ho parlato a Rob: in questa appubnto, ci sono due ragni finti neri esattamente come quelli del sogno.

domenica 4 dicembre 2011

La pecora d'oro e la peronospora

Riprendo a scrivere dei miei sogni dopo un intervallo in cui però se ne sono susseguiti a centinaia, di cui racconto solamente uno dell'altro giorno che mi vede sopra una nave da trasporto petroli ed io che osservo il mare blu. Sto discutendo col capitano che, se l'Italgas attuerà una nuova proposta per i consumatori sostituendo il metano con il freon ci sarà un allargamento del buco dell'ozono e una conseguente morìa di esseri viventi e - molto probabilmente - la nascita di nuove forme di vita mutanti. Mentre parlo vedo dentro l'acqua delle bolle gigantesche, davvero enormi che sono davanti a noi e tempo che la malefica eventualità si sia avverata anzitempo: forse un mostro entorme sottomarino. le bolle circondano la nave immensa che inizia a tremare e a sussultare- Non so dove andare poiché è impossibile scendere da questa. Il sogno si interrompe quando dall'alto una specie di aliante mi preleva e un mostro dal mare cerca di prendermi come il film di Cloverfield nella scena dell'elicottero. Difatti il giorno prima stavo parlando con Rob di questo film. Stanotte invece, forse proprio ad altri discorsi di tipo religioso, ho sognato che avevo vinto un concorso e che in palio c'erano soldi ma soprattutto si poteva vincere 49 kg di pecora d'oro. Io avevo vinto e mi stavo chiedendo come avrei potuto riscuotere il premio e soprattutto cambiare quella pecora d'oro in denaro contante. Mentre mi nascondo nel calzino la matrice del premio entro in un robivecchi e vedo, sotto un tavolo, molte spade d'argento e grandi tagliacarte. Me li prendo mettendoli ben sistemati fra fogli di giornale e da una parte intravedo anche una anfora cinese d'argento che poteva servire anche come thermos. Mentre lo ripongo nella mia auto parcheggiata fuori alcuni amici (non so quali) mi dicono che un tizio si è comperato la villa di fronte per pochi soldi e mi invitano ad andarla a vedere da fuori. Proprio fuori dell'abitato (capisco così di essere nella Città Immaginaria) c'è una collinetta con una grande e bella villa da due piani, di legno non troppo scuro, con la luce dentro e le tende alle finestre ma dicono che è disabitata. Chi ha comprato la villa però dovrà anche accudire alle piante che la circondano completamente, piante di vite. Ce ne sono a migliaia e continuano nel bosco vicino. Mi accorgo che le piante hanno una specie di polvere bianca attorno e sembrano secche. Gli amici mi dicono che sarà difficile che chi l'ha comprata rimetta le cose a posto perché la peronospora le infesta. Io inizio a parlare della malattia che questa causa nelle piante ma loro mi fanno segno di non parlare perché le onde vocali possono alzare vento e la muffa propagarsi verso di noi. Ho il panico: vedo che una ventata ha già smosso della polvere bianca e viene verso di noi. Mi accorgo allora che tutti iniziano a indietreggiare, tranne alcuni che entrano nel bosco. I nostri movimenti hanno inevitabilmente sollevato la muffa che ci circonda. Io chiudo la bocca e smetto dir respirare, ne sono circondato e vedo anche le palline bianche che si avvicinano, microscopiche. Allora chiudo anche gli occhi per non infettarli. Rimango in apnea volendo gridare aiuto. Mi sveglio con la sensazione di aver smesso di respirare. Sono le 9,20 e non prendo più sonno. Ieri sera Luciana è risorta un attimo. Ivan mi ha dato una botta sull'occhio destro con l'ombretto blu che mi ha pizzicato un attimo. Lo ha fatto inavvertitamente perché stava posando il giacchetto dietro nella macchina. Stavamo andando a casa della Sigilla. Sono tornato alle due di notte con grande turbolenza dentro.