Questa è una delle rare volte che non riesco affatto a comprendere un mio sogno; per assurdo che sia, in genere riesco a dimenarmi nelle volte della mia mente. Tuttavia stamattina, prima di svegliarmi alle 6:45, ho fatto questo sogno: il luogo è un terreno quasi incolto ma che non è quello solito di mio nonno. Eravamo io e mio padre seduti presso un albero e pioveva. So di essere arrivato in quel luogo alla fine di un altro lungo sogno ma non lo ricordo. Mentre piove mi accorgo di un grande cespuglio accanto coperto da una di quelle tele bianche che dovrebbero proteggere durante l’inverno le piante, tipo i limoni o i cactus. Ebbene, io e mio padre ci alziamo e gli indico alcuni rami sovrastanti che sarebbero da tagliare. Mio padre (il quale non ha mai parlato in alcun sogno fatto con lui da quando è morto e cioè da venticinque anni) dice: “Quando i fili di pietra smettono di cadere” e io, che non riesco a capire, mi sveglio di soprassalto e rimango qualche secondo a tentare di interpretare le sue parole. Quando lui dice la frase mi accorgo in quell’istante di vedere i rami sopra di me e l’acqua che scroscia cadendo da essi e - sempre in un istante - mi chiedo se le gocce di pioggia non siamo i fili di cui lui parla. Quali collegamenti con la vita reale? Domenica pomeriggio Flavio e mio nipote sono andati da Rossella per potarle le piante nel grande balcone di casa sua e lei aveva ricoperto con quella tela bianca leggera i vasi con le succulente durante tutto l’inverno, come nel sogno era coperto il cespuglio. Una cosa a cui non avevo pensato: nel sogno non mi avvicino a quel cespuglio ricoperto poiché credo sia una tela prodotta da ragni, che però non vedo. Eppoi, perché “di pietra”? Forse che l’acqua (che io filtro in casa per bere) ritengo sia di base calcarea? Però l’acqua della pioggia è quasi distillata. La mappa onirica non indica alcun collegamento con altre mappe, anzi mi sembra quasi smembrata, come fosse a sé, circoscritta. Oggi ho intitolato un mio libro d’artista come il titolo di questo post.
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