giovedì 16 giugno 2016

La pipì rosa e il sogno nel sogno

Dunque, inizio dicendo che finalmente ho fatto un sogno come non ne facevo da mesi (o forse da anni): lunghissimo, in più parti, colorato e con una particolarità assurda; forse un sogno lucido? Non ne sono sicuro. Mi trovo per lavoro ad Urbino. Riguardo al colore del titolo, ieri - scrivendo sul gruppo Playmobil Italia su Facebook, un utente ha dichiarato di voler cercare la linea rosa delle casette Playmobil, linea che io ho, non completa ma abbastanza numerosa in oggetti. Ecco il sogno: ricordo che stavo in Olanda ma non mi sembrava tale, anzi nell'insicurezza di trovarmi in quel Paese la mia mente si è come librata in alto guardando giù e ha formato una mappa in cui vedevo distintamente e a colori l'Italia e la ex-Jugoslavia ma il mare Adriatico univa quasi le due rive, mi sembrava essere in un lontano futuro. Tornato nella mia mente sapevo di dover andare a cena e mi diressi verso la sala da pranzo in una casa a metà tra l'essere un appartamento e un giardino. Il tavolo era ovale e - oltre me - c'erano un uomo, sua moglie  e un'altra donna più giovane. Mi conoscevano tutti ma sentivo di essere un ospite. dopo la prima portata sento di dover andare in bagno a fare pipì, per cui mi alzo con disappunto della padrona di casa e sento che lei e il marito parlavano di me: egli mi difendeva dicendo che se uno deve andare in bagno all'improvviso non è sconveniente affatto. Il bagno si trovava al piano di sopra ed era una cameretta piccola con due finestre e una porta: la finestra a sinistra era completamente aperta e quella davanti al cesso aveva delle veneziane dalle quali si poteva vedere un corridoio. Accostai la porta ma mi accorsi che il marito della donna era salito e doveva anche lui andare in bagno. Senza essere affatto infastidito inizio a fare pipì e questa mi esce rosa. Io mi impaurisco e l'uomo, che si rivela essere un medico si accorge della cosa e, sporgendo dalla finestra al'interno del bagno, me lo prende in mano mentre continua a fluire la pipì e dice "Scusa ma sto eseguendo una PCR in diretta per vedere cosa sia questo strano colore". Mi accorgo che il mio membro non era affatto quello che ho oggi ma di un ragazzino assai giovane, prepubere quasi. Poi me lo lascia e dice: "Niente di grave ma fatti fare le analisi in ospedale quando puoi, vai pure a Parigi". Poi se ne va da qualche parte su quel piano e in un istante mi accorgo che era la Francia e non l'Olanda il Paese in cui dovevo essere ma nessuno parlava francese. Mi ritrovo così nudo e decido di scendere per proseguire la cena ma che davvero era sconveniente scendere spogliato completamente e prendo un gruppo di fogli uniti da un filo e me lo metto attorno alla vita come un abitante delle isole hawaiane. Appena scendo dico alla signora "Le servivano questi fogli?", lei mi guarda male e fa no con la testa. Mangio una minestra e dopo tutte e due mi dicono che dobbiamo andare e mi avrebbero riportato a casa. Mi spoglio della carta e mi vesto elegante con giacca e cravatta. Prendiamo una macchina e andiamo via: alla guida c'era la signora, con accanto la ragazza più giovane. La macchina mi sembrava una Skoda gialla del'Europa dell'Est. Mentre fino a quel punto il sogno si era rivelato calmo e normale, guidando la signora incappa in un leggero traffico e dentro un tunnel. L'auto si ferma e io vedo accanto a lei un macchinario gigantesco e rosso che - senza alcun rumore - impianta nell'asfalto un enorme cuneo e muove i suoi immensi ingranaggi nel tentativo di smontare un intero gigantesco palazzo. Io scendo dalla macchina per avvisare gli operatori che ce ne erano altre ma non sembrava ci fosse qualcuno a muoverlo. Mi divincolo tra i bracci meccanici, ho paura che uno di questi mi possa colpire o che crolli un soffitto di cemento armato ma il tempo di passare attraverso questi e si crea una nuvola di polvere e capisco che è crollato tutto. Cerco di andare fuori ma penso che la macchina con le due donne era ferma e torno indietro: l'auto aveva il tetto come segato via e le due donne erano sedute sui sedili apparentemente senza vita. Mi avvicino ma mi accorgo che sono vive e una di loro dice "Ci dovranno ripagare! Di sicuro!". In quel frangente capisco che il macchinario (scomparso ora) era teleguidato e che non avrebbe ucciso nessuno ma tutto attorno era distrutto. Mentre andiamo verso un lato del luogo che si rivela essere su un ponte, vedo arrivare tutti i miei passati ed attuali amici, trai quali ricordo Jim Cow e il suo compagno e i Vongoli, tutti coinvolti nel casino appena successo e con i vestiti rovinati e impolverati. Chiedo loro come stiano e rispondono che stanno tutti bene ma che tanto era inutile che avessero i vestiti in ordine poiché stanno andando a una festa. "Vieni anche tu vero?" io guardo le due donne che mi fanno segno di andare e ci dirigiamo a piedi verso una direzione, attraversando ponticelli e fiumiciattoli: sono comunque un po' scosso e affaticato, mi sento anche dolorante per i continui movimenti che avevo dovuto fare per schivare i bracci meccanici. Mentre cammino telefono con il cellulare a mio fratello e gli dico che ho avuto un incidente, non mortale e che non sono ferito. "Dove sei ora? Ti serve aiuto?" mi fa ed io tentenno, poi rispondo "No, aspetta: scusa, mi sono sbagliato. Questa informazione non è reale perché ti ho appena detto quello che mi è accaduto nel sogno, quindi stai tranquillo" e lui riattacca dicendo "OK, torna presto". Metto il cellulare in tasca e penso che se mi svegliassi in quel momento potrei davvero vedere che non era che un sogno e che non ero dolorante e affaticato. Difatti mi sveglio: la stanza è al buio. Prendo sonno subito dopo e mi ritrovo all'ingresso di una villa, con gli amici che stanno entrando, sempre tutto a colori con una bella luce. Gli amici si disperdono fra gli invitati: capisco che era una festa in cui si stava tutti in mutande con grande semplicità, uomini e donne (riconosco anche le due donne). Non mi vergogno affatto anche se ero l'unico con un vestito blu e camicia bianca elegantissimo. Mi guardavano tutti e decisi di andare in una stanza a spogliarmi in santa pace. La villa era molto bella: al piano superiore c'erano mobili antichi e un canetto che sgattaiolava in ogni dove. Mentre inizio a spogliarmi entrano alcuni amici e riconosco uno dei Vongoli con tanti tatuaggi addosso:in realtà non ne ha neppure uno e vedo che se li era fatti fare recentemente. Mi accorgo allora che uomini e donne avevano innumerevoli tatuaggi, tutti stranissimi e qui si tramuta ogni cosa in bianco e nero, non più a colori com'era prima. Mi tolgo i pantaloni che appoggio su una poltrona e mi prende un colpo: le mie mutande bianche avevano leggere picchiettature rosa: quelle della pipì che evidentemente le aveva colorate. Non sapevo come fare e mi vergognavo moltissimo. Nessuno se ne era accorto. Alla fine decido di togliermele: sarei stato nudo ma senza tatuaggi addosso e la mia pelle era bianca. Così, deciso di andare nella stanza dove sentivo la musica e tutto rimaneva in bianco e nero. Mi sveglio con il rumore del condizionatore nella mia stanza di albergo e che avevo spento ieri sera. So di essermi sevgliato più volte di querlla che ricordo esattamente a metà del sogno. Elementi che potrebbero aver indotto la storia: mi sono ricordato domenica sera, parlando con Robo di due vecchissimi amici di quasi venti anni fa che partecipavano alle feste del Vongoli (e che erano presenti nel sogno anche se parzialmente nascosti); la strage di Orlando e il Pulse, forse ma soprattutto proprio ieri pomeriggio ho rivisto il libro Paesaggi di Tullio Pericoli e acquistato Robinson Crusoe illustrato sempre da di Tullio Pericoli nell'edizione Adelphi.