martedì 26 gennaio 2010

"Su me si vede il nesso decennale"

Ieri sera sono andato a letto stanco per aver messo a posto le centiniaia di riviste e libri d'arte nella libreria, aver sistemato i numerosi soprammobili, la casa, il bagno, montato un gioco Playmobil e stirato chili di panni. Alla fine ero stanchissimo e nervoso anche perché non sono riuscito a sentire Almar. Da ieri sera ho in mente una frase che ho scritto anni fa in una poesia, penso contenuta nella raccolta Donno e che fa: "Su me si vede il nesso decennale" o qualcoasa del genere. Non sono andato a controllare se effettivamente reciti così e dove sia realmente contenuta. L'ho avuta in mente stanotte, nelle numerose volte in cui mi sono svegliato e anche stamattina. Nonostante la parziale insonnia dovuta alla quota più alta dei caffè sorbiti ieri ho dormito riposato un poco di più facendo alcuni sogni. Uno, brevissimo, in cui posseggo il nuovo computer della Apple, il Tablet, in cui lo porto in giro con me come un libro. Ne avevo parlato domenica e ieri sul giornale ho letto dei nuovi e-book reader a forma di libro (addirittura ne ho cercato qualcuno sul sito della Mediaworld). Il secondo sogno invece, poco più lungo vede me e Almar in un posto all'estero, con la neve, in mezzo a tanta gente che va ad una partita, forse di hockey. Ci siamo messi d'accordo per partire verso la mezzanotte per concederci una breve vacanza: sapevo che in quel posto stavamo lavorando. Ad un certo punto arriva Nadia Comaneci, la sportiva russa e tutti bisbigliano che è lei. Si avvicina a noi e la salutiamo e si mette a parlare con Almar, suo vecchio amico. Tutti coloro accanto a noi continuano a bisbigliare meravigliati. Nadia dice se dopo che ha finito le prove Almar può andare ad accompagnarla a non so quale appuntamento col dottore a lei e il fidanzato. Io dentro di me penso che invece Almar le dirà che dobbiamo andare via. Invece non lo fa e io attendo che lo faccia e con quest'attesa mi sono svegliato. Saranno state le sei: è buio e attendo la sveglia ma mi riaddormento. Forse questo ha a che fare con il lavoro di Almar, che lo coinvolge moltissimo.

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