venerdì 29 gennaio 2010

Il cane aggrappato

Mi risulta difficile raccontare il complesso sogno di stanotte, specie ora che è passato del tempo. Mi sono svegliato alle sette, ho dormito in fondo bene. Ieri sera sono stato da mia madre la quale mi ha aiutato in parte a creare un abito di carnevale per la festa dei Vongoli ed è stato come tanti anni fa quale ella mi aiutava a comporre i miei abiti. Siamo stati a cena tutti insieme e abbastanza allegri. Dico questo perché nel sogno la storia raccontava di un robot, tipo Wall-E, il quale cercava di entrare in una navicella per recuperare una scatola di metallo. Sulla scatola, dopo molte peripezie e dopo averla tratta in salvo prima che il missile partisse per gli spazi siderali, c'era il mio nome e dovevano esserci le mie ceneri e invece c'ero io che risultavo ancora vivo. Chissà se c'è affinità con i ricordi che mi ha suscitato la cena. Ad ogni modo, io esco dalla scatola e faccio per andare in una casa in cui sapevo che si cucinava. Prima di entrare vedo un uomo molto grosso al quale stava aggrappano un enorme cane bianco, molto peloso e il pelo era liscio. Sembrava essere triste e mi era parso piangesse. Io mi avvicino e lo accarezzo, mentre l'uomo a cui era aggrappato guardava fisso davanti a sé ed era silente. Cerco di confortare il cane dicendo di non preoccuparsi ma il cane si gira e prende forma umana (mi sembrava quella di mio zio, il fratello di mio padre) rispondendo: "Non c'è speranza, credimi!" ma io lo conduco alla casa dove sicuramente c'era del cibo e il padrone di casa mi ferma e mi dice che non entrerò mai con quel tipo vicino.

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