martedì 24 giugno 2008

L'anello a uncino

A Bruxelles io, Wanda e Gina capitammo in un negozio dove la padrona aveva conosciuto nientemeno che Marilyn Manson in versione sportiva in un albergo a New York. Il negozio era denso di fotografie di musicisti e aveva abiti dark in vendita nonché anelli e bracciali chiusi in teche di vetro con il velluto porpora all'interno. Fui ammaliato da un anello d'argento con un uncino a punta, una specie di sperone, di unghia di dinosauro. Un pezzo unico che pagai circa cento euro di oggi. Lo indossai per anni ogni volta che uscivo. Una volta, al Gender, un locale a via Faleria a Roma, il buttafuori fu così affascinato dall'anello che gli dissi "Se vuoi te lo faccio assaggiare"; egli annuì ed io approfittai della camicia sbottonata sul petto per strusciarlo sui muscoli villosi dal basso verso l'alto. Chiuse gli occhi e quando li riaprì disse: "Meglio di una scopata". Sicuramente, pensai.

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