martedì 24 marzo 2009

La passione della casetta.

Il primo sogno di cui posso ricordare la potenza è stato durante l'asilo ma identifico la scuola con quella delle elementari. Nella scuola dove andavo, dalle monache, c'era una casetta per le bambole, di quelle belle e grandi, apribili su un lato, come si vedono nei negozi da collezione. Io non potevo toccarla perché era riservata alle bambine e, a dire la verità, non mi piaceva giocarci con le bambole ma rifugiarmici all'interno per vivere fra i mobili, come una bambola e, ovviamente, non potevo farlo, anche se avevo la stessa altezza. L'identificazione di me come pupazzo non si è poi più manifestata. Dunque, la casa mi sembrava enorme, viste le proporzioni del mio corpo e una notte sognai di essere all'interno di questa e di usare le stoviglie, il letto, come se fossero reali. Ricordo tutto della casa, persono i tenui colori pastello. Ad un certo punto mi sento crescere e diventare grande, esco dalla casa come poi vidi tanti anni dopo Alice che nel cartone animato cresceva ed usciva dalle finestre ma io non mi ci incastrai nel mezzo come il personaggio e ne fui buttato fuori, come se fossi stato partorito. Così abbracciai forte la casetta tenendola a me mentre una forza mi portava via, separandomi da essa. Mi sono svegliato piangendo ed abbracciando il cuscino, poi non ricordo più nulla se non il candore di quel cuscino bianco e il suo profumo di pulito. Forse un ritorno all'utero materno? Il sogno segue un episodio vividissimo accaduto a circa tre anni, che ricordo ancora, saran passati più di quarantuno anni: mia cugina Annarita mi portava a fare le passeggiate in campagna da mio nonno e un giorno uscimmo dopo che ebbe piovuto. Ella trovò un vassoietto di cartone, di quelli per le pastarelle, e mi disse che avremmo costruito una casetta. Prese dei pezzi di mattone e, con l'aiuto del fango, costruì una piccola abitazione con il vassoietto come tetto. Io la osservai così a lungo che mi innamorai di quella casetta. Ho l'immagine non solo di essa ma anche del posto, delle gocce dell'acqua, del sole e della sensazione di bagnato che dà la campagna. Dentro di me so che tornerò in quel posto primo o poi. In seguito, la prima volta che visitai New York capitai nei pressi della 50ma strada ed entrai in un negozio di collezionismo che vendeva solo casette delle bambole e accessori. Non c'era quella del sogno ma alcune simili. Stetti le ore lì dentro ma non ebbi il coraggio di comprare nulla anche perché in quell'epoca non avevo soldi. Come un fiume però mi tornò in mente tutto e decisi che un giorno mi sarei comperato la mia e infatti, durante il Natale del 1998 mi son permesso una casetta tutta mia della Playmobil, pagata un capitale e, durante il Capodanno, passai tutta la notte a montarla. Ora è nella mia stanza.

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