lunedì 4 gennaio 2010

Gatti e Sudafrica

Andato a letto bene ieri notte ma svegliato verso le tre con un'arsura terribile. Siamo stati a cena con Almar al cinese a piazza Ippolito Nievo. E' successo un fatto curioso: una donna anziana, mentre usciva per andare a pagare, passa vicino al nostro tavolo e mi guarda e inizia a parlare della sua artrosi alla spalla, con dovizia di precisazioni riguardo dolori e movimenti delle mani. Gli rispondo qualcosa di alcuni interventi di cartilagine e alla fine ci saluta e se ne va come fossimo amici da anni ed anni. Mentre paga, la cassiera fa cadere per terra un posacenere di metallo che le va a finire su un piede, con grande confusione tra rumori di piatti e astanti. Insomma, non so se è stato per i tanti disegni nel ristorante, per i gatti giapponesi visti sul menu giapponese ma mi sono svegliato alle tre proprio mentre stavo sognando di assistere ad un nuovo film che parlava di gatti. Su un tetto in cui c'era una lunga cancellata che finiva con lance appuntite, una serie di gatti - tutti uguali - cadevano uno dopo l'altro su queste punte, con grande musica tipo fanfara e luci gialle come in un cartone animato orientale. I gatti stavano diventando davvero tanti e, sempre tutti uguali, cadevano ridendo sulla lancia acuminata e poi si divincolavano col ventre sporco di sangue cadendo dal tetto. Senza fine. Mi sa che mi sono scegliato pure per la noia di questa visione. Vado a bere e al bagno. Poi non riesco a prendere sonno, visto che Almar è bollente. In più il letto abbisogna di un nuovo materasso, per cui prendo sonno verso le cinque. Così, sogno di essere in Sudafrica, appena arrivato in un centro congressi dove dovrei presentare un mio libro. E' notte fonda e non vedo nessuno: il centro è chiuso e ho dimenticato come si arriva in albergo. Per cui sono terrorizzato su dove passerò la notte. Mentre me ne ritorno verso quella che dovrebbe essere una strada statale che costeggia bei palazzi con giardino mi chiama un ragazzo che riconosco essere un tale che ho visto nel centro congressi poco prima, all'interno delle porte a vetro. Gli dico che non so dove si trovi il mio albergo e lui mi risponde che è italiano, che lavora da molto tempo in Sudafrica e che mi avrebbe accompagnato volentieri in macchina ma che doveva passare da casa. Così oltrepassiamo le siepi e ci dirigiamo verso una serie di villette, dove egli entra in casa e mi fa accomodare. La casa è molto spartana e i suoi coinquilini stanno dando una festa ma senza musica. Molto noioso, tutti americani e per di più scalzi con i piedi sporchi di verde. Penso allora che dovevano aver camminato sull'erba attorno alla casa. Io e il tizio usciamo di casa, lui va avanti e scende una stradina in discesa col tapis-roulant. Io lo seguo ma sbaglio stradina e in pochi attimi ci separiamo. sono disperato, mi sveglio col suono della sveglia. Sono le sette in punto e non c'è molta luce; Almar dorme della grossa. Riferimenti onirici coscenti: per i gatti ricordo che ieri ho visto una mostra al Macro di testaccio sulla nuova arte del'avanguardia americana. Ad Almar è piaciuta ma a me non tanto. Un quadro di questi rappresentava quelle serialità di disegni orientali, i Mandala, molto colorati e tutti uguali ma non mi sovviene il soggetto. Per il secondo sogno l'unico riferimento che ora posso rappresentarmi riguarda stamattina: la mia collega mi dice che nel film 2012 si salavno approdando in Sudafrica ma non è possibile perché il sogno è di stanotte. Che strano. Ci sarà qualcos'altro...

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