mercoledì 12 agosto 2009

Elena, le protezioni e il prosciutto

Stamattina al mare con Ste* a Maccarese: bianchi entrambi, due panini, due peschenoci, due lettini. Bel tempo, venticello ma tornati presto perché lui è bianchssimo molto di più. Stanotte, visto che non avevo nulla in frigo, ho sognato di andare a comprare il prosciutto crudo (stamane invece ho scelto il cotto) e il droghiere, un vecchetto con la barba bianca grassottello mai visto prima ma che è ricorso una volta nei miei sogni, mi ha portato fuori del negozio su una bancarella esterna per scegliere il migliore. Ho scelto il tipo di montagna perché bello salato ma, mentre tornavamo nel negozio e dovevamo fare un piccolo pezzetto di strada in salita, mi sono ricordato di alcuni passanti morti e gli ho domandato se aveva avuto paura ad aver soccorso l'assassino. Lui ha risposto che ne aveva avuta un poco ma poi quello lo ha risparmiato perché era ferito. Fine di questo sogno mattutino. Ad esso mi sono riallacciato perché dei tre sogni che ho fatto, uno parlava appunto di una strage compiuta da un assassino con il volto nascosto che uccideva a caso i passanti: mi sono ricordato in un sogno di un altro sogno effettuato qualche ora prima. Elementi razionali che ricodo: ieri sera ho visto uno sceneggiato degli anni Settanta Il giudice e il suo boia in cui compariva un bel ragazzo biondo ucciso con un colpo di pistola alla tempia, una scena anche questa del sogno e poi, al computer, mentre scaricavo programmi per l'iPhone ho visto che era disponibile il prequel di Assassin Creed, che non ho preso. L'ultimo sogno dei tre, quello iniziale, verteva sull'incontro che ho avuto con Elena, la mia amica morta lo scorso febbraio, che mi diceva di usare le protezioni durante i miei incontri ed io le rispondevo che adesso avevo una nuova persona accanto ma ella me lo ripeteva, poi compariva Francesco, un mio amico, in cui capivo che lui era il figlio (Elena in realtà ha una figlia). Dopo di ciò l'ho salutata e sono uscito da casa ed ho preso la metropolitana. Sceso ad una fermata con alcune vecchiette, una di queste riconosco come mia zia Marisa e abbiamo corso per andare a prendere la coincidenza con un'altro treno che ci avrebbe portati a casa. Saliamo una scalinata a piedi e mi accorgo che di non farcela. Sorpasso due signori vecchi, forse i miei nonni materni e aiuto mia zia, trasformata in un'altra: zia Rosa, e finalmente arrancando e muovendoci pian piano arriviamo mentre il treno entra in stazione. Saliamo sul teno e mi sveglio un istante: ho dolore al polpacci dove ho preso un crampo due giorni fa.

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