lunedì 12 gennaio 2009

Marone

Vorrei ricordare un uomo che, sebbene mi facesse paura da piccolo, ora invece lo vedo come un contadino grosso, corpulento e per niente pauroso. Il suo nome era Marone e lo vedevo ogni tanto quando andavo a casa di zio Agostino a gurdare la televisione (dei programmi ricordo solo Gianburrasca e un profumo di rosolio). Ricordo non solo il salone di mia zia ma anche la casa e il balcone laterale assolato sul quale mi poggiavo per contemplare la campagna. Marone veniva a casa loro con il forcone ma non mi ha mai parlato. Quando lo si nominava io avevo un brivido e associo a lui un cane scuro che latra, forse era il suo. Non ho in me neppure il ricordo del suo volto nè riuscirei a scoprire il suo cognome, ora che sono tutti morti. Probabilmente sarà morto anche lui. Una volta, quando ormai più grandicello andavo solo a trovare mia zia e giocare con i cugini, ci era capitato come gioco un serpentello di gomma. Mia cugina Tiziana lo prese e, facendolo girare vorticosamente, lo fece volare e questo finì sul tetto della casa. Non lo riprendemmo mai più. Forse è ancora lì.

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