lunedì 1 febbraio 2010

La città bianca e la parrucca

Stanotte sono andato a letto tardi perché ieri sera una amica di Almar è venuta a trovarci a casa, Patrizia. Ho fatto un lungo sogno di cui ricordo solo questi due brani. Innanzitutto ero in una città molto luminosa e tutta bianca, antica ma non come le nostre, con tanti corsi d'acqua che correvano tra le strade e i muri. Mi trovavo lì perché ero capitato in un viaggio e dovevo lavorare presso un ufficio di cui però non sapevo fare nulla. Una collega di quella città mi accusa di assassinio ma poi un altro mio collega dimostra che non potevo essere io il colpevole perché a Parigi non avevo mangiato con il coltello e lo fa aprendo un sacchettino dove si trovavano le due posate, forchetta e coltello, chiuse ancora sigillate. Vedendo ciò però il mio collega mi dice di andarmene lo stesso che sta arrivando la polizia e che non potevo stare comunque lì e me ne vado lungo una strada costeggiata da cascate e corsi d'acqua incastonati nel marmo. Tutto è bianco e splendido, lucente e caldo, l'acqua fresca scorre e produce un mormorio piacevole. C'è un silenzio ideale. Lungo questa strada incontro l'amica che ci è venuta a trovare ieri sera, Patrizia, la quale inizia a ridere guardandomi e trovandomi spaesato. In particolare mentre cammino ammirando queste giravolte d'acqua ed evitando le pozzanghere per terra temendo di scivolare produce la sua caratteristica risata fragorosa e se ne va allegra e contenta. Io salgo una piccola salita e giungo ad una strada secondaria in cui mi aspetta un uomo che era venuto a prendermi per portarmi a casa, lontano dai miei inseguitori. Una volta arrivato a casa mia scopro che c'è della gente: alcuni amici del passato tra i quali Mariuccio il quale mi dice di indossare la parrucca del personaggio di carnevale che sto preparando ma mi sta lunga. E' una parrucca rossiccia da accorciare; lui si impegna a farlo ma mi cheide di togliermi camiacia e maglione perché altrimenti i capelli finti si attaccheranno addosso ai vestiti. Io lo faccio e rimango con una canottiera a costine verde, come quella di Almar. Mi vedo da fuori estrarre i vestiti e con i capelli della parrucca che mi cadono davanti, la vista però è annebbiata. Mi sveglio alle sette con il suono della sveglia. Anche ieri sera l'ho indossata.

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