lunedì 12 ottobre 2009

Chiesetta e 126

Stanotte mi sono svegliato all'improvviso alle 4 e 15 in un forte stato d'ansia, con nausea e malessere, acufene e dolore al collo. Faceva freddo ed ero senza pigiama per cui avevo le gambe fredde. Prima di svegliarmi però ho fatto un lungo sogno, a colori e reale. Mi trovavo in una piazzetta di una cittadina all'aperto, verso l'alba. C'era una chiesetta e poca gente, mi sembrava Natale ma non ero sicuro. Decisi di entrare in chiesa ma prima parcheggiai la mia macchina grande e nera poche strade prima della piazza, in salita. Mi sembrava di essere già stato lì e, quando entrai in chiesa, riconobbi lo stesso luogo di un sogno fatto decenni fa in cui c'era la stessa chiesa con lo stesso arredamento. L'altare però era dietro alla porta e, su due scranni antistanti c'erano poche persone di cui una di queste era prima mia zia Annafelice, la mia balia e poi si trasformò in mio nonno. D'altronde mia zia era sua sorella nella realtà. Mio nonno voleva celebrare la messa e si era messo i panni del sacerdote ed io gli dissi che dovevo andare. Lui, per niente interessato a me, mi ignorò al che uscii e mi diressi verso la mia macchina. Per andare verso di essa presi una Fiat 126 e iniziai ad andare in salita, pensando che sarei arrivato, con la discesa, nel luogo dove l'avevo parcheggiata. Invece con la 126 iniziai a percorrere strade piene di erba, con discese molto ripide. Addirittura mi diressi verso una strdada che pensavo sbucasse in linea d'aria con quella che mi interessava e invece era a strapiombo sul mare. Tutta la cittadina era comunque simile a Cala Gonone, in Sardegna ma ancor più simile a quella di un altro sogno fatto una ventina d'anni fa. Con la 126 percorrevo tante stradine e alla fine entrai in una casa dove c'era mio zio Peppino, il fratello di mia madre e, nel riconoscerlo, vidi che era la trasformazione di mio nonno nella sua persona, senza tonaca. Abbandonai la ricerca consapevole della mia macchina e parcheggiai la 126 per strada. Salutai tutti e mi diressi verso la strada che costeggiava il mare: non era più Cala Gonone ma una cittadina di mare di un altro mio vecchissimo sogno in cui ero stato benissimo. I colori erano comunque vividi e non faceva caldo. Una volta svegliato non ho ripreso sonno che per un quarto d'ora. Ho avuto mal di testa, poi passato. Mia zia Annafelice e mio nonno mi era venuto in mente ieri raccontando ad Almar un episodio della mia infanzia. Avevo poi fatto vedere alcune parti incidentate della mia Mondeo nera a mio fratello e ad altri cugini ieri pomeriggio.

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