sabato 25 febbraio 2023

La scimmia nera

Stamattina alle 8 circa. Incontro i miei nipoti per una strada sconosciuta e mi accennano che si dovrebbe andare a prendere un drink in un locale. Entriamo in una specie di albergo tutto fatto di vetro con molta gente, tutta giovane. Uno dei miei nipoti esce all’esterno e si ferma a parlare con qualcuno: i ragazzi erano seduti ai tavolini di un bar esterno all’albergo. Dalla balaustra si vede un panorama marino bellissimo. Mi accorgo che c’è un sentiero sulla sinistra tutto roccioso che costeggia il mare dall’alto e mi incammino con dietro l’altro mio nipote. Mentre camminiamo vedo il mare sotto di noi bellissimo, a colori, e dico a me stesso che è davvero incantevole la foresta subacquea fatta di alghe e piante sottomarine (ricordo proprio la parola “foresta”). Ricordo anche il colore verde vivo e il movimento della vegetazione a causa delle correnti. Ad un certo punto scorgo in basso una scimmia nera umanoide che aveva avuto a che fare con un tizio e dico a me stesso che ho già fatto il sogno in cui c’era la scimmia e che questa sicuramente non mi avrebbe visto. Non so perché ma ero impaurito e non volevo farmi accorgere del timore da mio nipote che era dietro di me. In realtà non ricordo affatto di aver avuto un simile sogno (e lo ricordo proprio nel sogno) ma forse è un scusa per non aver paura. Invece la scimmia mi scorge e sale verso di noi. A quel punto si rivela essere intelligente e ci indica di proseguire in una rientranza sulla sinistra: era un negozio di souvenir locali. Infatti mentre la scimmia stava salendo mi sono accorto che c’erano molte sculture fatte di ferro, di legno, strane ma interessanti e nel negozio ce ne erano tante altre. Nel momento stesso in cui penso che la scimmia era un uomo travestito e i commercianti alla fine le escogitano tutte per vendere qualcosa mi sveglio con il mal di pancia. Il mal di pancia, leggero e diffuso, ce l’ho da qualche tempo di notte o comunque quando sono a letto. Ad ogni modo penso che dall’altro capo dell’isola che contiene la città immaginaria, c’è un mare calmo e infinito. 

lunedì 28 febbraio 2022

Corno inglese

Sogno di stamattina verso le ore 7:15, abbracciato a Max. Entro in camera da letto di mia madre e la vedo nel letto con una cornamusa in bocca che cerca di suonare. Mia sorella e in piedi vicino all'armadio e guarda ma non dice nulla. Io dico a mia madre che deve suonare più forte ma lei non ce la fa, così prendo io la cornamusa e le dico "Certo che non suona mamma: questo è un corno inglese!" (e invece è una cornamusa). Così prendo fiato e soffio nell'ancia e mentre mi svuoto i polmoni esce una fumo nero da una delle canne e assieme una specie di vestito nero di maglina. Mi interrompo per non sporcare il letto con le lenzuola bianche e dirigo la canna verso la finestra riprendendo fiato e, stavolta, la canna si stappa mandando fuori il nero all'interno. Alla fine dico che non suonava perché era da tanto tempo che nessuno lo faceva e ora il corno inglese era pulito. Elementi razionali della giornata precedente: mi sono addormentato con il pensiero di non avere più fiato. Sto correggendo un racconto scritto nel 2001 e il periodo in cui mi sembrava ambientato il sogno era proprio una ventina di anni fa.

mercoledì 2 febbraio 2022

Mamma e il ghepardo

Sogno di stamattina, verso le 6. Mi trovavo nella casa dei miei nonni in campagna: c’erano pochi mobili. Chiamavo mia madre ma non era in casa. Mi ero rifugiato li dentro poiché avevo visto in giro un gattino in coppia con un altro felino e avevo paura che quest’ultimo fosse un ghepardo. Esco fuori nell’atrio poiché sento passare una macchina: vedo mia madre che era stata accompagnata a casa da qualcuno e aveva in mano alcune stampelle con vestiti da tintoria appena ritirati. Era molto bella: vestita bene di blu e con la capigliatura che portava negli anni Ottanta. La vado ad aiutare e sono contento di vederla ma le dico di entrare subito a casa perché c’era un ghepardo in giro. Lei si volta e, vedendo il felino (che nel frattempo era cresciuto)  dice “No, quello è buono e carino” ma io mi accorgo che avrebbe voluto saltarle addosso e la porto dentro. Mi sveglio. Questo è il secondo sogno con mia madre in due giorni: l’altra notte (non ricordo i particolari) ho pianto nel sogno e poi - svegliandomi - ho continuato a piangere. 

(rif. https://giovanni-croce-private.blogspot.com/2022/02/oggi-da-nelson.html)

martedì 2 marzo 2021

I fili di pietra

Questa è una delle rare volte che non riesco affatto a comprendere un mio sogno; per assurdo che sia, in genere riesco a dimenarmi nelle volte della mia mente. Tuttavia stamattina, prima di svegliarmi alle 6:45, ho fatto questo sogno: il luogo è un terreno quasi incolto ma che non è quello solito di mio nonno. Eravamo io e mio padre seduti presso un albero e pioveva. So di essere arrivato in quel luogo alla fine di un altro lungo sogno ma non lo ricordo. Mentre piove mi accorgo di un grande cespuglio accanto coperto da una di quelle tele bianche che dovrebbero proteggere durante l’inverno le piante, tipo i limoni o i cactus. Ebbene, io e mio padre ci alziamo e gli indico alcuni rami sovrastanti che sarebbero da tagliare. Mio padre (il quale non ha mai parlato in alcun sogno fatto con lui da quando è morto e cioè da venticinque anni) dice: “Quando i fili di pietra smettono di cadere” e io, che non riesco a capire, mi sveglio di soprassalto e rimango qualche secondo a tentare di interpretare le sue parole. Quando lui dice la frase mi accorgo in quell’istante di vedere i rami sopra di me e l’acqua che scroscia cadendo da essi e - sempre in un istante - mi chiedo se le gocce di pioggia non siamo i fili di cui lui parla. Quali collegamenti con la vita reale? Domenica pomeriggio Flavio e mio nipote sono andati da Rossella per potarle le piante nel grande balcone di casa sua e lei aveva ricoperto con quella tela bianca leggera i vasi con le succulente durante tutto l’inverno, come nel sogno era coperto il cespuglio. Una cosa a cui non avevo pensato: nel sogno non mi avvicino a quel cespuglio ricoperto poiché credo sia una tela prodotta da ragni, che però non vedo. Eppoi, perché “di pietra”? Forse che l’acqua (che io filtro in casa per bere) ritengo sia di base calcarea? Però l’acqua della pioggia è quasi distillata. La mappa onirica non indica alcun collegamento con altre mappe, anzi mi sembra quasi smembrata, come fosse a sé, circoscritta. Oggi ho intitolato un mio libro d’artista come il titolo di questo post.

lunedì 8 febbraio 2021

Nino Taranto e la colla delle scarpe

Nel sogno noto che le mie scarpe nere si stanno per scollare e me ne vergogno perché devo andare all’Università o a un corso e temo che gli altri studenti le notino. Chiamo al telefono mia sorella chiedendole se mi compra la colla Artiglio e mi dirigo verso un palazzo, dopo aver parcheggiato la macchina ad un fast food. Incontro Rob il quale mi prega di accompagnarlo al Ministero dove lavora: è un militare e siamo vestiti tutti e due da militari, io per non dare nell’occhio, poiché non potrei entrare con lui. Lo ricevono due suoi amici commilitoni, un uomo e una donna: Rob lavora all’estero e quindi il suo posto viene conservato ma non c’è necessità che lui vada al Ministero. Non so quali affari sbrighi con i suoi amici e di cosa discutano ma io sono preoccupato perché il colonnello nell’altra stanza potrebbe scoprirci e difatti entra e subito mi chiama chiedendomi chi fossi. Mi interrompe uno dei due amici du Rob che dice essere ora di andare via e il colonnello li libera tutti tranne me poiché gli servo per una cosa. Rispondo “Signorsì maresciallo!” Ma volevo dire “colonnello” e lui si rivolge a me dicendo “Lo so che sei stanco ed è ora di andare via ma ti detto una lettera urgentissima, pertanto vai alla macchina da scrivere”. Mentre lo guardo mi accorgo che si tratta di Nino Taranto. Intanto gli altri tre se ne sono andati e, nel frattempo, ricevo un messaggio di Rob che mi scrive di sbrigarmi a tornare a casa perché verrà anche Claudio a trovarci. Il colonnello detta una lettera ma non riesco a capire cosa dica, per cui scrivo parole a caso, senza senso, le sottolineo con l’evidenziatore giallo e con la penna rossa. Una volta che ho completato gli porto il foglio ma non lo trovo. Mi sento chiamare da lui fuori la finestra: da due rampe di scale di marmo a semicerchio sta scendendo quella di destra con indosso un vestito di velluto rosso. Mi presenta alcune persone che si trovano sulla rampa di sinistra ma le ignoro completamente (nel frattempo mi sono tolto la divisa). Gli porgo il foglio e mi ringrazia. Lo saluto e salgo le scale ritrovandomi su altre scale, assieme a tanta gente che sale come me per almeno due rampe di piano, visitando stanze vuote di mobili ma piene di stucchi bianchi stile impero. Guardo ogni stanza, ogni particolare e finestra e dico a me stesso dove sia l’uscita; scorgo da dietro una porta-finestra con le persiane semichiuse la strada. Lascio perdere le altre persone che stavano iniziando a dirmi dove uscire e finalmente vedo la luce ma mi ritrovo in alto rispetto a dove eravamo prima e mi chiedo dove sia la macchina. Intravedo però il parcheggio del fast food e mi dirigo da quella parte. Mentre mi domando con molta ansia a che ora arriverò a casa perché devo andare a prendere la colla da mia sorella, arriva una telefonata di Rob che dice: “ Ma qui a casa improvvisamente un gufo ha iniziato a parlare! Ci siamo spaventati molto il e Claudio, tu ne sai niente?”, io però non rispondo e continuo a cercare la mia auto sempre più preoccupato del fatto che ancora non so quando arriverò a casa.il sogno è stato faticoso e lungo, avvenuto verso le 5 del mattino. Elementi razionali del sogno: ho notato al mattino che davvero le mie bellissime scarpe di cuoio nero e pelle di struzzo si stanno leggermente scollando; il gufetto che si trova sopra al divano e che avevo messo a posto di pomeriggio, di peluche, non ha la facoltà di parlare; avevo fatto vedere a Ross come si individua la macchina parcheggiata con l’app di Mappe perché ho sempre il terrore di dimenticare dove sia.

domenica 31 maggio 2020

Il grattacielo e il treno

Nel primo sogno mi trovo in un palazzo molto alto che guarda un grattacielo con la cima conica; sembra esserci una festa e mi scopro in duplice veste di invitato e cameriere. La padrona di casa mi offre cose da mangiare e mi trovo in dovere di servire i pochi invitati. Ad un certo punto andiamo tutti alla finestra, ci aspettiamo qualcosa dal grattacielo di fronte e infatti è come se la punta esplodesse e si illumina tutta. Chiudo gli occhi per la luce accecante e quando li riapro non sono più nella casa ma sono sceso in strada: ho camminato infatti con gli occhi chiusi e tastando i muri delle scale. Mi sveglio, sento un po’ di freddo e mi copro ma poi sento caldo e mi scopro. Ritorno a dormire. Nel secondo sogno sono su un treno. Dapprima in un vagone ma poi mi sposto in testa e i viaggiatori mi incaricano di guidarlo. Non so come si faccia ma il treno corre abbastanza. Rallenta in prossimità di una stazione e un paio di tizi salgono sulla locomotiva (moderna, non antica); io penso mi vogliano rubare il portafoglio e mi accorgo che intanto mi è caduto il cellulare per cui non so che ora sia e mi serve un orologio. Uno dei due presunti ladri invece mi regala una specie di orologio quadrato. Il treno continua la sua corsa ma non so guidarlo per cui penso sia automatico. Corre velocissimo lungo una pianura e vedo da lontano che le rotaie girano a sinistra con un angolo acuto, per di più in salita. Il treno rallenta e gira a sinistra salendo pian piano, come una funivia. Nel salire si fa sempre più lento e, arrivato in cima, si ferma definitivamente. Tutti protestano ma è evidente che si è rotto. Scendo dal treno e mi dirigo nello stesso palazzo del primo sogno; salgo e mi accoglie la signora dicendo sottovoce che una porta è rotta e mi adopero per ripararla. Ci riesco posizionando la bene e mi sveglio.
Elementi reali: l’ultima puntata della seconda stagione della serie Babylon Berlin, il treno e un tizio che, nella puntata vista ieri invece, ruba un orologio. Inoltre la navetta appena partita per la stazione spaziale, Crew Dragon, a forma di cono bianco.

martedì 19 maggio 2020

La volta carinzia

Il sogno è stato fatto questa mattina, attorno alle 7, appena dopo essermi addormentato di nuovo. Mi trovavo in un appartamento e mi ero appena vestito, preso il cellulare e il portafoglio; sono uscito in compagnia di altre persone, come fossi uno studente in visita in un’altra città. Percorriamo una via in salita e noto il marciapiede molto alto, mi accorgo che la cittadina sembra un paesino anonimo. Siamo in cinque e ci stiamo dirigendo verso il centro a piedi. Arrivato in cima alla salita c’è una rotatoria; dico a tutti di aspettarmi perché ho dimenticato una cosa da prendere in camera e mi dirigo di nuovo verso casa ma poi ci ripenso e giudico che ciò che pensavo di prendere non mi è necessario (credo una matita verde). Ritorno al gruppetto e ci incamminiamo: in lontananza la città sembra essere carina, siamo in una zona rurale, con poche automobili e una del gruppo decide di farci visitare un’attrazione turistica vicino chiamata la “volta carinzia”. Nel sogno penso di essere in una città dell’Est europeo, Budapest o Bucarest (in quest’ultima non sono mai stato). Qualcuno dice che è chiusa alle visite ma l’altra ragazza insiste e ci troviamo a girare a destra dalla via che conduce in centro: c’è una struttura un po’ diroccata, una specie di tempio rotondo, pieno di muschio e rovine. Passiamo fra una colonna e scendiamo grossi gradini di marmo. Sulla destra, al centro della struttura, ci sono dei custodi dietro a una porta a vetri i quali però non dicono nulla né escono fuori. La ragazza che vorrebbe farci visitare il monumento inizia a spiegare cosa sia e purtroppo mi sveglio con il ricordo della maestosità del luogo.
Elementi razionali: prima di addormentarmi ho visto un film in bianco e nero e ho avuto nostalgia di quei tempi; inoltre Rob ha avuto la notizia che starà via quattro anni in Germania per lavoro (lui ha visitato la Romania prima del coronavirus).