giovedì 16 maggio 2019

Il tacchino vaporoso e mia nonna

Ho fatto due sogni in due netti diverse. Nel primo dormivo nel mio letto sopraelevato ma non ero qui a casa mia attuale bensì a Trigoria dove il letto confinava con il muro a sinistra anziché a destra. Ho sognato di svegliarmi durante la notte e di avvertire la presenza sopra di me di una massa grigia e vaporosa, quasi color cenere. avevo paura a guardare in alto poiché questa parlava ma non ricordo cosa dicesse. Volli non dargli peso ma poi ho considerato che si trattava di un enorme tacchino che si teneva sulle sbarre di legno del letto e io ci stavo sotto. Decisi di continuare a dormire poiché non ero neppure sicuro di stare nel sogno ma poi improvvisamente mi chiesi: "e se il tacchino-entità defecasse?". Con questa idea non riuscii ad addormentarmi (nel sogno, credo) e voltandomi a destra vidi in effetti sul lenzuolo di colore bianco sul quale dormo sempre un po' di escrementi anche se piccoli. Dissi ad alta voce: "Puoi spostarti più a destra?" e il tacchino-entità vaporoso a malo modo si spostò.
Il secondo sogno, avvenuto tre notti dopo mi vede essere nella mia attuale casa ed ero sveglio e in piedi nell'attuale sala da pranzo che una volta era la camera d aletto dei miei nonni paterni. Dove ho il divano c'era un grande albero bianco con molti rami, tipo una betulla ma dalla forma di olivo e con molte foglie verde scuro. Dalla finestra sulla sinistra vedevo di essere come al terzo piano e comunque da lontano una strada sopraelevata della mia Città Immaginaria (ora abito al piano terra). Mia nonna parlava e in genere i miei morti non parlano mai. Diceva: "Fai potare questo albero ma chiama un professionista però!" ed io pensai che sicuramente l'avrei chiamato ma che avrei anche imparato a potare così in seguito lo avrei fatto io da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Elementi razionali dei sogni: nel primo durante l'atto di prendere sonno misi le mani sotto la testa e a pancia in giù e dissi che quella posizione era la mia preferita per la schiena: nel sogno mi trovavo così. Nel secondo invece dovevo davvero potare l'ulivo nel giardino.

venerdì 7 dicembre 2018

KAM


domenica 7 ottobre 2018

Il Papa a teatro

Nel sogno io sono il Papa, con la veste bianca e la tiara. So che mi hanno invitato ad assistere ad uno spettacolo a teatro, mi sembra il Teatro Argentina ma non ne sono sicuro. Mi portano in un palco esclusivo e mi siedo, vedo il palco che ha ancora il sipario abbassato. Ad un certo punto cala una serranda facendo in modo che nessuno mi veda: penso allora che probabilmente la gente non deve vedere che il Papa è a teatro ma mi chiedo come posso io vedere lo spettacolo. Improvvisamente il palco si muove e va a posizionarsi al centro del teatro, forse con un meccanismo tipo un braccio meccanico; penso che forse dovrei abbandonare quel palco e mi dirigo verso quel braccio meccanico dopo essermi spogliato degli abiti da Papa. Fatto questo scendo e vado dietro al sipario incontrando gli attori i quali stavano ancora provando lo spettacolo. Lì aiuto in molti modi, con la scenografia, con gli abiti senza dire loro che in realtà sono io il Pontefice. Vedo dal basso il palco dove mi trovavo al centro del teatro e non so più come risalirci. Mi sveglio con un messaggio di mia sorella che ha fatto rumore nel cellulare accanto a me. Sono le 7:53 di domenica.

giovedì 20 settembre 2018

La fontanella bianca

Ho male al braccio sinistro per una epicondilite e mi sveglio alle 8 per poi riaddormentarmi. Un sogno a colori di cui non ricordo l’inizio. La fine è questa: arrivo a una rotonda che hanno appena terminato di costruire e vedo l’operaio che se ne va. La rotonda ha l’erba perfettamente rasata e verde chiaro e una grande fontanella con acqua corrente di marmo, come di quelle che ancora oggi si trovano a Roma; ci sono cinque strade afferenti alla rotonda. Mi accorgo che la fontanella è piegata verso sinistra e mi da fastidio, per questo cerco di raddrizzarla: l’erba e la terra sono fresche e immergo la mano sotto di questa per metterci un sasso. Raddrizzo la fontana e cerco di sistemare il tutto ma c’è molta acqua e la vedo e penso che la fontana non resisterà a lungo. Faccio del mio meglio ed ho le mani infangate. Non mi dispiace perché mi ricorda quando toccavo la terra da piccolo. Mi sveglio e sono le 9 di mattina.

mercoledì 4 luglio 2018

I fusti del papavero e la buca senza fondo

Andando a gettare la spazzatura sotto casa dei miei noto, al posto dei cassonetti, due enormi fusti di papavero piantati per terra. Erano gli usuali papaveri rossi ma senza i petali, solo il fusto peloso e verde scuro. Distinguo chiaramente colore della pianta e colore del terriccio in cui sono piantati. Con le mani li dissotterro, gettandoli da un parte: li considero in quel caso infestanti. Mi accorgo di un terzo fusto, ancor più grande e faccio per toglierlo. Una volta estratto, la buca dove era piantato mi accorgo essere profondissima. Mi cade un pezzo di metallo dentro e non sento che arriva sul fondo anzi sbatte lungo le pareti profondissime ma senza distinguerne la fine. Qualcuno mi chiama e mentre vado via scorgo le piante poggiate a terra con le radici bianche.
Il giorno stesso un amico mi ha portato un cactus, di quelli alti e lunghi, che ho piantato in giardino. Verde scuro.

martedì 6 marzo 2018

Nota epicurea di Deleuze

[...] Per comprendere la teoria del tempo, dobbiamo tenere ferme due coordinate: l'analogia (tra l'atomo e la materia dei sensi) e la gradazione, il passaggio dal 'pensabile' al 'sensibile' e dal 'sensibile' al 'pensabile'. L'astratta possibilità come passaggio dalla chance di essere alla chance di pensare, che abbiamo visto nell'analisi marxiana, sta qui.
Analogia. L'atomo, la piccola particella invisibile agli occhi, può essere pensato nella sua piccolezza. Potremmo dire che l'atomo è fatto da un "minimo pensabil". L'oggetto dei sensi (il simulacro) non è di per se stesso 'sensibile' se non nella sua immagine (summa dei simulacri): abbiamo quindi anche un "minio sensibile" per l'oggetto sei sensi.
L'analogia è qui: l'atomo è in rapporto al pensiero come l'oggetto sensibile è in rapporto ai sensi (il pensabile minimo e il sensibile minimo).
Gradazione. Attraverso la declinazione, il clinamen, diventa possibile il passaggio dalla pensabilità alla sensibilità e dalla sensibilità alla pensabilità.
Se consideriamo la definizione degli atomi e dei simulacra sotto l'aspetto del tempo, arriviamo al risultato che il movimento regolare degli atomi (il tempo di questo movimento) esprime la durata minima possibile in cui l'atomo si muove lungo una stessa direzione, prima che si incontri con un altro atomo.
Il "pensabile minimo” è, in quanto tempo, la durata possibile minima in cui egli fa il suo movimento regolare. Questo minimo, dice Deleuze, è un minimo di tempo, un minimo di materia, che si riferisce alla 'presa del pensiero' ("l'atomo è veloce quanto il pensiero").
La stessa cosa accade con le immagini, quando si tratta dell'analogia: il tempo, nel quale apprendiamo una immagine è il minimo di tempo sensibile.
Si dà quindi per l'analogia un minimo del pensabile e un minimo del sensibile. [...]

(tratto da "La potenza della povertà. Marx legge Spinoza" di Margherita Pascucci, pagg. 106-107)

martedì 30 gennaio 2018

Liquido e via di campagna

Sogno della notte del 29 gennaio 2018: sapevo di avere con me un bicchiere con del liquido trasparente e che quel liquido era importante per qualcosa. Ero l’unico ad averlo. Esco da casa e mi dirigo con un’altra persona verso una parte della città, verso la campagna. Mentre percorro una strada sterrata da lontano vendo un camper con una donna bionda, sui cinquanta molto arrabbiata. Non so come ma mi rendo conto che già nel sogno precedente (che ho fatto davvero ma che non ricordo più), che questa donna mi ha fermato sulla stessa strada con alcuni scagnozzi e mi ha rubato quel liquido, lasciandomi senza niente. Penso di aver recuperato quel liquido e subito immagino che lo voglia rifare di nuovo. Lei guida e grida da lontano che se le dò il bicchiere sarà gentile con me. Io inizio a correre: la strada di campagna va in salita verso un gruppo di casette divise da una stradina tortuosa. Lei gira il camper e, impedita dal fatto che non può attraversare la campagna, dalla strada sterrata in cui si trovava si dirige verso la via principale dietro le casette. Io faccio prima e mi chiudo in casa. Lei non può entrare. Mi sveglio e sono le 6 di mattina. Ho disegnato la mappa del luogo, che andrò ad aggiungere alle altre.