martedì 6 marzo 2018

Nota epicurea di Deleuze

[...] Per comprendere la teoria del tempo, dobbiamo tenere ferme due coordinate: l'analogia (tra l'atomo e la materia dei sensi) e la gradazione, il passaggio dal 'pensabile' al 'sensibile' e dal 'sensibile' al 'pensabile'. L'astratta possibilità come passaggio dalla chance di essere alla chance di pensare, che abbiamo visto nell'analisi marxiana, sta qui.
Analogia. L'atomo, la piccola particella invisibile agli occhi, può essere pensato nella sua piccolezza. Potremmo dire che l'atomo è fatto da un "minimo pensabil". L'oggetto dei sensi (il simulacro) non è di per se stesso 'sensibile' se non nella sua immagine (summa dei simulacri): abbiamo quindi anche un "minio sensibile" per l'oggetto sei sensi.
L'analogia è qui: l'atomo è in rapporto al pensiero come l'oggetto sensibile è in rapporto ai sensi (il pensabile minimo e il sensibile minimo).
Gradazione. Attraverso la declinazione, il clinamen, diventa possibile il passaggio dalla pensabilità alla sensibilità e dalla sensibilità alla pensabilità.
Se consideriamo la definizione degli atomi e dei simulacra sotto l'aspetto del tempo, arriviamo al risultato che il movimento regolare degli atomi (il tempo di questo movimento) esprime la durata minima possibile in cui l'atomo si muove lungo una stessa direzione, prima che si incontri con un altro atomo.
Il "pensabile minimo” è, in quanto tempo, la durata possibile minima in cui egli fa il suo movimento regolare. Questo minimo, dice Deleuze, è un minimo di tempo, un minimo di materia, che si riferisce alla 'presa del pensiero' ("l'atomo è veloce quanto il pensiero").
La stessa cosa accade con le immagini, quando si tratta dell'analogia: il tempo, nel quale apprendiamo una immagine è il minimo di tempo sensibile.
Si dà quindi per l'analogia un minimo del pensabile e un minimo del sensibile. [...]

(tratto da "La potenza della povertà. Marx legge Spinoza" di Margherita Pascucci, pagg. 106-107)

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